Rione Libertà, dai margini al centro Cronaca

Domenica 26 gennaio, da Piazza San Modesto, siamo al Rione Libertà per una passeggiata insolita rispetto alle classiche visite guidate dedicate alla città di Benevento. Scoprire che la città è anche questa, è anche quel “margine” di riscatto, oltre il fiume Sabato dal centro alla periferia. C’è stata grande determinazione e spirito di appartenenza dietro questa giusta intuizione; così hanno unito forze e competenze Antonietta Rossi e Stefano Cocca, due guide turistiche abilitate della regione Campania, Jessica Matteo storica contemporanea e Alessio Luongo, in arte “Tamburo”, rapper del Rione Libertà.

Dal nucleo più antico del rione ovvero Piazza San Modesto con la chiesa omonima, che originariamente sorgeva presso il Triggio essendo di fondazione longobarda, ci incamminiamo tra questi alti fabbricati squadrati che notoriamente sono detti “palazzine”. Da qui, attraverso alcuni racconti, iniziamo a conoscere le voci di chi ha partecipato e partecipa ancora alla storia del Rione Libertà, soprattutto in termini di riscatto sociale. Quando agli inizi, tra questi palazzi, non c’erano servizi di nessuna natura e il Viale Napoli era solo un lungo rettilineo alberato, luogo di incontri tra amici, ma anche luogo dell’amore come apprendiamo dall’emozionante testimonianza del proprietario della storica pasticceria Bianchini.

Attraversando lentamente le strade del rione, a segnare il passo è la Spina Verde; quell’opera che già ad impatto visivo dovrebbe essere la vera opera di riqualificazione urbana, ma che di fatto, nonostante la presenza di un auditorium e di una mediateca, è solo un ulteriore insieme di geometrico cemento. Proprio dalla Spina verde, però, ascoltiamo la voce di una donna di origini magrebine, a Benevento da tanti anni, che ha deciso di restare a vivere in questo rione, perché proprio qui ha scoperto una seconda casa grazie a chi ha saputo accoglierla senza discriminazioni, nonostante l’integrazione non sia stata facile neppure per lei.

La Spina Verde, che otticamente unisce Piazza San Modesto alla chiesa dell’Addolorata, ci conduce al murale di una giovane Gina Lollobrigida con in mano il Super Santos, opera dell’artista Biodipi (Fabio della Ratta) che ha realizzato altre opere di Street Art in città. Qui dall’Addolorata apprendiamo che la signora Rita Marinaro, presente alla visita, è stata una delle donne appartenenti al gruppo collettivo femminista di Benevento, che insieme all’UDI (unione donne italiane), occuparono uno stabile e ottennero, nel giro di un mese, che lo stesso divenisse un consultorio. All’epoca la giunta era democristiana, ma nonostante questo il consultorio aprì e fu il primo in città proprio nella zona più marginale della città; siamo negli anni ‘70, gli anni in cui queste lotte portarono a delle rivoluzioni e ad importanti leggi, conquiste che vanno ancora difese con i denti.

La Spina Verde ci riaccompagna, infine, verso il punto di partenza e Alessio Luongo alias Tamburo, cantante rap beneventano, che si è fatto conoscere in città già da qualche anno col brano “abbasc e palazzin”, ci parla un po’ di lui. Questo genere musicale è sicuramente quello che più poteva guidarlo nell’esprimere certi sentimenti, perché è un genere che canta il disagio degli ultimi, anche se come dice lui il suo brano è divertente, ha voluto far vedere e cantare soprattutto il lato positivo del rione, quello dimenticato o che, forse, si fa fatica a vedere e riconoscere. Anche la musica insieme ad altre iniziative culturali come queste possono e devono riuscire a dare nuova luce alla città nella sua totalità.

Poco oltre Piazza San Modesto, da un piccolo ponte di ferro, ecco un nuovo sguardo, oltre il margine che non è più un confine, ma un limite da superare per immaginare e creare nuovi spazi e nuovi mondi.

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ROSSELLA MERCURIO