Se è artificiale sarà più... intelligente? Cronaca

Dobbiamo rendere capillare l’alfabetizzazione digitale e farlo rapidamente. Oltre alle scuole, anche le Associazioni culturali e di volontariato devono svolgere un ruolo importante”. È l’invito lanciato dal prof. Visaggio dell’UniSannio, ospite della Fondazione Gerardino Romano di Telese per parlare di AI (Artificial Intelligent).

L’intelligenza artificiale è un tema controverso, di grande attualità, sicuramente legato al sociale: siamo tutti un po preoccupati e timorosi, perché per noi profani, l’intelligenza artificiale è quella dei film di fantascienza, che desta sempre preoccupazione”. È con questa motivazione che la presidente della Fondazione Gerardino Romano, Maria Teresa Imparato, ha promosso un importante momento di confronto sul tema dell’AI e i suoi effetti sulla vita delle persone comuni: “Come Fondazione ci occupiamo di divulgazione della cultura e ci piace, quindi, trattare tematiche che possano favorire il dibattito, chiarire i concetti e, soprattutto, renderli accessibili a tutti. L’impatto di Chat GPT sulle persone è ormai a tutti evidente; oggi è la conoscenza la chiave di tutto: se conosci questi nuovi strumenti, sai anche come usarli. Non dobbiamo dimenticare che l’AI non è un'intelligenza indipendente, autonoma, originale come quella umana. È sempre diretta dall'individuo, che organizza gli algoritmi in modo tale da garantire un determinato funzionamento. È tutto questo insieme di cose che deve essere trasmesso e compreso, di modo che l'uso che se ne faccia, diventi un uso responsabile, consapevole”. Ospiti del Mercoledì culturale dedicato all’Intelligenza artificiale, il professor Aaron Corrado Visaggio (tra i coautori già nel 2018 di Terzo Millennio - Da Internet all’Intelligenza artificiale, Edizioni Realtà Sannita) e Gianluca Abruzzese, fondatore della ″Lascò″ -Innovation Company Srl. Li abbiamo intervistati entrambi.

Prof. Visaggio, lei ama ripetere che bisogna favorire ed incentivare la conoscenza sulle opportunità e i rischi delle nuove tecnologie. Non solo privacy e cyber sicurezza, oggi anche sull’AI bisogna ampliare le fonti di conoscenza, per mettere in guardia e al contempo aprire la mente delle persone sull’uso di questa innovativa tecnologia.

L'intelligenza artificiale è sicuramente un tema che è esploso negli ultimi anni e che indubbiamente riguarderà anche il privato cittadino: stravolgerà molti aspetti della vita personale, ma anche economica, civile, del mondo del lavoro. È importante iniziare a capire meglio questa tecnologia. Stiamo producendo tanta tecnologia, molto rapidamente, però non siamo molto bravi a gestirla.

E soprattutto è difficile prevedere gli effetti sulla vita sociale, in particolare sui giovani, i più esposti in quanto più connessi.

Ci sono effetti che colpiscono uno spettro molto ampio: ci sono problemi legati alla discriminazione o problemi legati alla pericolosità di questi strumenti. Possiamo ritrovarci ad esempio ripresi in un video, che sembra reale, in realtà è creato dalla tecnologia.

Esempio semplice ed efficace. Bisognerebbe quindi partire dai più piccoli, attraverso una diversa ″educazione digitale″?

Esatto. Stiamo rincorrendo l'alfabetizzazione digitale; poi l'alfabetizzazione alla sicurezza e alla privacy; adesso l'alfabetizzazione verso l'intelligenza artificiale. È un tema urgente, di cui dobbiamo sicuramente occuparci rapidamente.

Come rendere tutti partecipi di questi temi, che sembrano rivolti al futuro ma in realtà sono molto attuali?

Organizzando eventi come quello di stasera, perché dobbiamo capire bene come rendere capillare questa ′alfabetizzazione′. E farlo rapidamente. In questo percorso, non bastano le scuole: anche le Associazioni culturali e di volontariato devono svolgere un ruolo importante. È un tipo di cultura che necessariamente dobbiamo avere ″tutti″: anche chi non va più a scuola. Ed è bene, ripeto, iniziare subito!

Dottor Abruzzese, lei opera nel settore hi-tech da anni, conosce da vicino queste nuove tecnologie come appunto l’AI, che riscrivono completamente il modo di lavorare, imparare, relazionarci con gli altri.

L’intelligenza artificiale è una tecnologia che non promette di affermarsi, si è già affermata: ha registrato 100 milioni di utenti in un mese. Un risultato mai raggiunto, nemmeno dai più importanti social network: chat GPT ci è riuscita. Ma il tema dell'adozione dell'intelligenza artificiale è intimamente legato a quello delle ″competenze″. Quando c'è una trasformazione così radicale e così impattante all'interno delle organizzazioni, è logico andare a vedere i riflessi sulle persone. Perché ricordiamolo, le tecnologie sono strumenti di relazione e mai un fine.

Da questo punto di vista, l’intero sistema Italia, al Sud in particolare, registra grossi ritardi.

Rispetto alle competenze digitali all'interno delle aziende, siamo ancora molto lontani dall'obiettivo europeo del 75% entro il 2030; non abbiamo ancora quelle competenze ′strutturali′ per poter dialogare con il digitale. È infatti una delle ′barriere′ indicate dal Rapporto del Forum Ambrosetti: le aziende vogliono adottare l'intelligenza artificiale, ma non hanno competenze per poterla importare.

Cosa servirebbe per dare una forte scossa?

Occorre una rivoluzione sistemica. Non possiamo continuare a lavorare in maniera analitica, solo su un punto: rivoluzione sistemica significa che bisogna partire dalla formazione e riscrivere il processo delle competenze. Ma soprattutto dobbiamo rivedere il processo di come apprendiamo quello che la tecnologia ci mostra.

Facciamo un esempio per rendere chiaro a tutti questo concetto.

Quando è nata la calcolatrice, abbiamo riscritto il modo di giudicare l'intelligenza, perché abbiamo eliminato tutta una serie di calcoli inutili e ci siamo concentrati sui risultati di più alto profilo, su competenze più elevate. Allo stesso modo agiamo adesso con l'intelligenza artificiale per processare questa miriade di dati. Agli uomini resta sviluppare le competenze, per poterla trasformare in ″valore″.

Diamo qualche suggerimento.

Si debbono coltivare tutte quelle che sono le human skill (abilità umane), in modo tale da poter integrare la tecnologia ed ottenere opportunità ancora più grandi.

Sapersi adattare, dunque. Un consiglio ai giovani: quali le parole chiave per il futuro?

Pensiero critico. Data Literacy (alfabetizzazione sui dati). Creatività. Learning Agility (agilità d’apprendimento) e apprendimento continuo. Empatia e Intelligenza emotiva.

GIUSEPPE CHIUSOLO