Uso consapevole di Internet o l'Umanità va a sbattere Cronaca

Internet ha compiuto trent’anni. A dire il vero, il primo sito internet fu pubblicato online solo nel 1991, ma risale a due anni prima, per la precisione al 12 marzo 1989, l’ideazione di un software per condividere documenti informatici tramite una linea telefonica.

L’uomo a cui si deve la paternità di tale idea è un fisico inglese, che iniziò ad interessarsi di informatica nel 1980, pochi anni dopo la laurea. Il suo nome è Tim Berners-Lee e per la sua invenzione è stato insignito di numerosi premi in tutto il mondo, non solo scientifici (la regina d’Inghilterra l’ha infatti nominato cavaliere commendatore dell’impero britannico).

Tre decadi dopo l’invenzione che l’ha reso celebre (e del quale continua ad occuparsi, dirigendo il World Wide Web Consortium, che promuove lo sviluppo della rete), lo scienziato inglese in un’intervista si è dichiarato pentito di aver inventato internet. Se gli venisse offerta l’occasione di tornare indietro, forse non rifarebbe ciò che ha fatto.

I motivi sono diversi. In primo luogo, internet ha portato nel mondo una nuova sorta di differenziazione: il divario tecnologico. Oggi circa metà degli abitanti del pianeta ha accesso alla rete, mentre l’altra metà ne è priva.

Naturalmente, a tracciare la linea di demarcazione è come sempre la ricchezza: nei paesi industrializzati del cosiddetto nord del mondo internet è alla portata di tutti, mentre nei paesi poveri la stragrande maggioranza della popolazione non ha la possibilità economica di navigare in rete. In alcuni paesi (Corea del Nord e Cuba) l’uso di internet è vietato o fortemente limitato. Altrove, come in Cina, il governo detiene una rigida forma di controllo all’accesso ai siti internet, equiparabile ad un’autentica censura.

Non era questo ciò a cui mirava Berners-Lee quando creò il web: il suo scopo era diffondere le informazioni, far viaggiare il sapere attraverso i cavi del telefono affinché raggiungesse tutto il mondo, come una biblioteca universale che contenesse tutta la conoscenza del pianeta e fosse a disposizione di chiunque.

Un’altra critica che il fisico ed informatico inglese leva contro la sua creatura è che, sebbene abbia 30 anni, sia ancora nel pieno dell’adolescenza: è sotto gli occhi di tutti il fatto che la rete sia oggigiorno un nido dove covano odio, rabbia, frustrazione e tutti i peggiori istinti umani hanno libero sfogo in forme che spesso rasentano il confine della criminalità, quando non vanno oltre. La libertà di internet è troppo spesso intesa come libertà di esprimersi in modi che mai una persona civile utilizzerebbe trovandosi faccia a faccia con altre persone. Soprattutto i social, quei siti dove siamo più liberi di mostrare gli aspetti più intimi e privati della nostra personalità, si trasformano a volte in cortili dove si assiste a sfoghi indegni persino della curva di uno stadio. Da questo punto di vista, il web non ha ancora trovato una sua maturità.

Lo scrittore italiano Alessandro Baricco ha commentato le dichiarazioni di Tim Berners-Lee rincarando la dose: ha aggiunto che ormai siamo diventati schiavi dell’algoritmo. Internet, come tutte le invenzioni umane, è neutra: non è buona o cattiva, tutto dipende dall’uso che ne fanno le persone. Ma oggi la rete è nelle mani di pochi padroni, le big data companies come Facebook, Google o Apple che tramite questo misterioso strumento matematico, l’algoritmo appunto, riescono a condizionare le nostre vite, manipolare le nostre scelte e condizionare le nostre idee.

E potremmo aggiungere altro: truffe informatiche, furti di dati, revenge porn, traffico di sostanze illegali attraverso il deep web, diffusione di foto e filmati pedopornografici. Innumerevoli sono i reati che prima della nascita di internet non avevano ragion d’essere. Ma come per ogni invenzione dell’uomo, una volta aperto il vaso di Pandora non è più possibile tornare indietro. Ciò che possiamo invece fare è vigilare e soprattutto tenere sempre presenti la portata e la potenzialità di questa splendida ma terribile creatura, allo scopo di farne uso in maniera consapevole.

CARLO DELASSO