A Roma la presentazione del volume di Emilio Mottola ''Quintetto per quattro violoncelli e contrabbasso'' Cultura

Domenica 22 aprile, alle ore 17.00, a Roma, presso la Sagrestia del Borromini di Sant’Agnese in Agone a Piazza Navona, il noto musicologo Giovanni Bietti presenterà il volume di Emilio Mottola «Quintetto per quattro violoncelli e contrabbasso sulla “Zelmira” di Rossini» di Salvatore Pappalardo, pubblicato per i tipi della Gesualdo Edizioni.

La prima esecuzione assoluta del brano è affidata a Gianluca Giganti, Emilio Mottola, Sergio De Castris e Alfredo Pirone, violoncelli e Pierluigi Bartolo Gallo, contrabbasso. Previsti anche gli interventi degli editori Giuseppe Mastrominico e Raffaele Villanova.

Nell’anno in cui in tutto il mondo si ricordano i 150 anni dalla morte di Gioachino Rossini, una delle sue opere meno note e di minor successo, come la Zelmira, balza in primo piano. E lo fa grazie alla revisione dell’insolito Quintetto sulla “Zelmira” di Rossini» composto da Salvatore Pappalardo, datato marzo 1873, il cui manoscritto è conservato nella Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. Qui lo ha scovato il giovane autore Emilio Mottola, primo violoncello dell’Orchestra Filarmonica di Benevento.

Un omaggio a Rossini, ma anche a Pappalardo, «un siciliano a Napoli», compositore di camera del Conte di Siracusa, don Leopoldo di Borbone, nonché titolare della cattedra di Contrappunto al Real Albergo dei Poveri di Napoli, docente di musicisti del calibro di Beniamino Cesi, Saverio Mercadante e Pietro Platania. Un autore molto noto in Germania, ma del quale è giunto poco ai nostri giorni.

Nel Pappalardo trascrive per Quintetto la Zelmira, ultima opera di Rossini scritta per il San Carlo che segnò uno spartiacque nella vita e nella carriera del compositore pesarese. Egli lascia Napoli dopo la prima dell’opera (16 febbraio 1822) si ferma a Castenaso per sposare Isabella Colbran, primadonna dell’opera anche a Vienna, due mesi dopo.

«L’organico che sceglie Pappalardo è davvero insolito per quel periodo di storia della musica» nota l’autore Emilio Mottola che ha avuto modo di studiare nella biblioteca dell’antica scuola musicale napoletana. «I violoncelli in questa strana formazione cameristica - conclude Mottola - rappresentano dunque quattro Statisti impegnati in momenti di virtuosismo e lirismo squisitamente italiani e cesellano armonie tipicamente rossiniane che risaltano grazie alla forte coerenza timbrica dell’assieme».