Fantozzi, la fabbrica scomparsa Cultura
Presso il caffè letterario Il Funambolo, si è svolto un interessante incontro curato dal presidente della sezione beneventana degli “Amici dei Musei”, Rito Martignetti, in cui è stato presentato il documentario realizzato da Romeo Pisano, beneventano di nascita e bolognese di adozione, cui ha fatto seguito l’esibizione del gruppo di musica popolare Sancto Janne. Nella saletta gremita da un attentissimo pubblico, è stato proiettato “NordaSud”, il filmato che documenta la vicenda di una fabbrica beneventana scomparsa: la “Società Anonima Sanvito per la Fabbricazione dei Laterizi Fratelli Fantozzi - Benevento”, in contrada San Vito.
“L’idea di realizzare il documentario - ha detto Pisano introducendo la sua opera - è nata all’indomani dei funerali di mia madre che, con mio padre, è stata operaia dell’azienda Fantozzi”. Con sua sorpresa in quella triste occasione, egli, che ormai viveva a Bologna, notò una gran folla di colleghi della madre, dai loro parenti e discendenti, che testimoniavano la comunità e la solidarietà operaia nata intorno alla grande fabbrica di mattoni. Capì allora che occorreva dunque salvare un pezzo di storia beneventana, i cui protagonisti erano le centinaia di operai, molti dei quali provenienti dal Nord Italia, venuti come manodopera specializzata a lavorare alla fornace di mattoni qui a Benevento.
L’impianto produceva i mattoni con l’argilla grigio-azzurra tratta dalla cava retrostante sulla Gran Potenza, impastata con l’acqua del torrente Serretelle che scorre proprio lì accanto. L’azienda era quasi un mondo autosufficiente, con la ferrovia, la chiesa, l’ambulatorio, il locale ricreativo, persino la squadra sportiva, denominata proprio San Vito, e le abitazioni degli operai che sorgevano in un grande edificio, collocato a poca distanza dalla fabbrica, il cosiddetto “Palazzo”, che oggi è stato acquistato da una società che intende ristrutturarlo, sia pure ricavando delle abitazioni, ma in parte adibendolo a museo industriale, in cui esporre i macchinari recuperati e restaurati.
La vita della fabbrica è narrata nel video sia attraverso immagini originali e immagini di repertorio, sia attraverso le interviste ai protagonisti, alcuni dei quali scomparsi poco tempo dopo, appena in tempoper consegnare le loro memorie, persone ormai avanti negli anni, che hanno ricostruito le giornate trascorse all’ombra dell’altissima ciminiera, scandite nei rigidi orari di lavoro dalla sirena della fabbrica, con le lotte di rivendicazione sindacale, costate il licenziamento di 25 operai nel 1948. Questi operai tentarono di produrre mattoni in proprio, aprendo un loro stabilimento nei pressi della salita di Sferracavallo, sulla via Appia, ma il loro esperimento fallì, anche per il boicottaggio di cui furono oggetto da parte di altri imprenditori e per le difficoltà finanziarie. Un particolare risalto nel documentario è stato dato al direttore della fabbrica Fantozzi, Licurgo Bartalucci, solitario e misterioso personaggio, con un passato da gerarca fascista a Salò, proprietario di due partori tedeschi che si diceva fossero discendenti del cane di Hitler, regalati al capo della polizia fascista Arturo Bocchino nientemeno che da Himmler.
Di questa grande realtà industriale, in questa città smemorata, abbiamo solo pochi resti di un edificio, i ricordi degli sparuti sopravvissuti e la volontà di salvarli, grazie al lavoro di anni di Romeo Pisani, figlio di quella realtà. Così va il mondo: al posto della fabbrica, oggi sorge un centro commerciale, i grandi spiazzi per asciugare i mattoni sono parcheggi, la comunità operaia è sostituita dagli avventori del Burger King.
PAOLA CARUSO
Nella foto la fabbrica di mattoni Fantozzi, tratta dal blog Benevento …c’era una volta, a cura di Nello Pinto