Gerardo Marucci e il suo libro sui graffiti. ''La mia passione per l'Arco Traiano'' Cultura

Martedì 5 giugno prossimo, nel salone delle conferenze del Museo del Sannio di Benevento, si terrà la presentazione del libro scritto da Gerardo Marucci, intitolato “Misteriosi graffiti sull’Arco di Traiano”, edito dalle Edizioni Realtà Sannita.

Nel testo si evincono tre prerogative salienti riguardanti: la passione, la competenza dell’autore nonché l’originalità nell’aver saputo individuare, studiare ed analizzare i misteriosi graffiti sull’Arco di Traiano.

Per saperne di più, abbiamo ascoltato proprio lui, l’autore dell’opera letteraria unica e di quanto di inedito si andrà a leggere.

Funzionario Marucci, in uno dei nostri ultimi incontri, ci aveva parlato dei graffiti esistenti sullasuperficie dell’Arco di Traiano. Può darci ulteriori delucidazioni?

In virtù del mio ruolo di funzionario tecnico presso la Soprintendenza Archeologica di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, mi sono spesso trovato ad espletare alcuni incarichi relativi alla tutela dell’Arco. Pertanto, ho avuto modo di osservare da vicino molti graffiti incisi nel passato sulle superfici lapidee del nostro importante monumento, quali, ad esempio: un cavallo bardato senza cavaliere dai tratti molto netti.

Cosa rappresentano?

La mia memoria, nel passato, mi suggeriva che essi ricorrevano all’acronimo, simbolo o stemma che nel Medioevo contraddistingueva un feudo molto importante nella Valfortore, il cosiddetto Feudo di Santa Maria del Gualdo in Mazzocca, meglio conosciuto con l’abbreviazione “Feudo Mazzocca”.

Come è nata l’idea di studiarli?

Diciamo che sono appassionato di storia in generale e, in particolare, di quella locale, relativa alla zona da cui provengo, la Valfortore. Per cui, conoscendo bene la genesi del Feudo Mazzocca, ho potuto sviluppare le tesi che ho precisato nel libro.

A quale epoca risale la realizzazione dello stemma del feudo Mazzocca sull’Arco?

Secondo le mie ipotesi di studio, i graffiti furono eseguiti agli inizi del 1200, durante un avvenimento di particolare importanza per il Feudo di Santa Maria del Gualdo in Mazzocca. Gualdo, termine di origine longobarda, significa bosco.

Nel passato, c’è stato qualche altro studioso che di essi si è interessato?

Non mi sembra che sia mai stato fatto uno studio sistematico, analitico sui graffiti rilevati sull’Arco di Traiano.

Qual è la tesi che lei ha sviluppato sull’origine dei graffiti dell’Arco?

Riguardo ai graffiti di cui sto parlando, testimonianze storiche scritte, non penso che ve ne siano, essi sono stati eseguiti in maniera del tutto casuale, probabilmente per il solo sostare, in modo forzato, in quel posto. Evidentemente, il fornice serviva da riparo per i viandanti, i quali anche di notte sostavano nei pressi di Porta Aurea, una delle principali porte di accesso alla città di Benevento.

Qual è il termine tecnico più appropriato per indicare le scritture sull’Arco: geroglifici, graffiti o c’è qualche altro termine?

Il termine geroglifico non mi sembra appropriato, in quanto esso si riferisce ad alcune scritture utilizzate nell’antichità, in soprattutto in quella Egizia. Il termine più adatto ritengo che è quello graffiti. Essi sono poco incisi, quindi non eccessivamente visibili, non particolarmente precisi nelle loro linee e nella profondità delle scanalature.

In qualche pubblicazione sono stati citati?

Se parliamo in generale del significato dei vari graffiti incisi sull’Arco, che io sappia, nulla è stato mai pubblicato in merito, forse neanche fotografato o disegnato.

Perché ha deciso di rendere pubblici i suoi studi sui graffiti incisi sull’Arco?

Ho deciso di rendere pubbliche le mie tesi sull’origine dei graffiti presenti sull’Arco in quanto ho voluto leggere, in quel concatenarsi, ed altresì intrecciarsi, di circostanze fortuite, un chiaro segno del destino. Circostanze fortuite, dicevo, ed anche casuali, aggiungo: per avermi trovato spesso in contatto diretto con l’Arco di Traiano. Poi, passione ed interesse per la storia locale; forte curiosità;  spiccato spirito di osservazione.

Ci saranno altre pubblicazioni dell’ormai scrittore Gerardo Marucci. Insomma, per restare in temacom’anche per utilizzare appropriata terminologia archeologica,  cosa ha in cantiere Gerardo?

In questi ultimi anni, veramente, ho approfondito la ricerca sui luoghi dove ha vissuto San Giovanni Mazzocca. Penso di aver individuato il luogo dove lui si è recato per la prima volta in convento, che era il monastero di Sant’Onofrio, nei pressi del Feudo scomparso di San Severo, nel territorio di San Marco dei Cavoti.

ANTONIO FLORIO