I padri fondatori del Museo del Sannio Cultura

La Festa del Papà è una ricorrenza che cade nel mese di marzo: si celebra la figura paterna di una famiglia, le fondamenta di una famiglia. Anche il Museo del Sannio di Benevento ha visto susseguirsi diversi “Padri Fondatori” a cui il museo e noi tutti abbiamo solo da rendere omaggio.

L’anno di fondazione del Museo si fa risalire al 1873. In pochi sanno che le sue origini sono molto prima.

Tra i padri fondatori il principe di Benevento Charles-Maurice Talleyrand-Perigod ha raccolto molto del patrimonio sannita. Nel 1806 ha fondato un museo archeologico proprio nel suo principato col fine di riunire dipinti, quadri, statue, iscrizioni e un innumerevole patrimonio monumentale antico ritrovati nei conventi chiusi e negli edifici pubblici.

Il fine ultimo del principe e dei suoi amministratori però si è rivelato tutt’altro che leale e onesto finendo con l’essere saccheggiato e finanche disperso. A salvare il patrimonio archeologico furono gli studiosi Theodor Mommsen, Francesco Corazzini e l’archeologo Almerico Meomartini. Il loro intervento è stato incredibilmente provvidenziale. Il primo, durante i suoi viaggi nelle città italiane, si reca a Benevento per la prima volta nel 1846 spinto dal suo forte interesse verso lo studio delle antichità sannite, finendo con il definirla “la città più ricca sotto il patrimonio artistico paragonabile solo a Capua”.

A molto sono serviti anche i disappunti e le critiche di Theodor Mommsen rivolti ai beneventani e alla non cura dei reperti artistici e archeologici del territorio: da qui, ci si è mossi verso una conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico della città.

Proprio in questi anni diventa insegnante al Liceo Classico Giannone di Benevento il docente Francesco Corazzini, la memoria del cui padre non può non essere ricordata. Grazie alla fondazione nel 1867 dell’Accademia Beneventana di Scienze, Lettere ed Arti Francesco Corazzini insieme ai suoi alunni si occupa del recupero delle opere nazionalizzate. Non solo. Le ricerche degli accademici beneventani portano alla luce numerosi reperti archeologici, monete e due quadri del Quattrocento. Questa cospicua raccolta di opere diviene successivamente il primo nucleo del Museo del Sannio, ma il lavoro e gli interventi messi in atto non sono certo terminati qui.

Nel secondo viaggio fatto dall’archeologo Mommsen nella città di Benevento, insieme allo studioso Raffaele Garrucci, viene ripreso il progetto museale iniziato precedentemente dai francesi e dal Corazzini. Il loro tentativo di risollevare il patrimonio culturale della città da una grave situazione di abbandono in cui versava viene accolto dal Consiglio Provinciale. Così il 4 settembre 1873 viene fondato il Museo del Sannio di Benevento. La delibera presentata dalla Provincia rimane però su carta e non se ne fa alcun seguito concreto.

Un nuovo contribuito alla ricerca e allo studio archeologico, nonché alla nascita del Museo del Sannio è svolto dal celebre Almerico Meomartini nel 1893.

Celebre è l’approvazione di un suo progetto da parte del Consiglio Provinciale: viene disposto il trasferimento delle raccolte, sparse in vari edifici, all’interno della Rocca dei Rettori. A questo punto, Almerico Meomartini si occupa in prima persona del restauro del castello, effettuando le trasformazioni necessarie affinché i locali fossero ottimali ad accogliere le collezioni giunte. Passano esattamente venti anni da quando la Provincia istituisce nel 1873 il Museo Provinciale: è l'impegno di questi studiosi a portare finalmente alla nascita del Museo del Sannio.

Nel corso degli anni, Meomartini si occupa anche di importanti e continue ricerche di scavo da cui emergono numerosi reperti, come il celebre e prezioso corredo di sculture del Tempio di Iside nel 1903, singolarissimo patrimonio del Museo del Sannio e della città di Benevento. In seguito alla morte dello studioso Meomartini, ad occuparsi della problematica degli spazi necessari alla collezione in crescita è uno dei padri meno ricordati nella storia del Museo del Sannio: lo studioso Alfredo Zazo. Egli propone all’amministrazione provinciale l’acquisto dell’edificio monumentale di Santa Sofia. In questo modo, nel 1921 la chiesa di Santa Sofia diviene la prima sala del Museo del Sannio e nel chiostro romanico alle sue spalle viene trasferito l’intero patrimonio archeologico, medievale e artistico.

È opera di Zazo il primo ordinamento delle collezioni e la salvaguardia del patrimonio beneventano durante gli anni della Seconda guerra mondiale. I danni provocati dai bombardamenti vedono la vita del Museo e delle varie istituzioni culturali interrompersi. Ma durante gli anni di ripresa molto lenta dell’istituto museale, prende posto nella storia del Museo del Sannio l’allora sindaco di Benevento e docente di storia dell’arte Mario Rotili. Rotili ricopre nel 1960 la nomina di primo direttore del Museo. Grazie a lui viene effettuato un primo ordinamento della collezione museale, la prima apertura al pubblico e la prima mostra ufficiale.

Nel 1973 con la nomina di Elio Galasso come nuovo direttore, il Museo vive il suo periodo migliore. Attualmente direttore emerito del Museo, Elio Galasso è stato padre dell’istituto museale beneventano per ben trentuno anni. A lui si deve il cambiamento radicale del Museo del Sannio nell’aspetto e nella programmazione. In seguito alle dimissioni del professore, per molti anni il Museo del Sannio è stato senza un padre-guida importante, ma da alcuni mesi la figura paterna del Museo è ricoperta dal professore Marcello Rotili, nominato direttore scientifico.

Nonostante il momento così difficile che siamo costretti a vivere, ci si augura che la programmazione del nuovo direttore abbia sempre il contributo da parte delle autorità competenti, affinché la città di Benevento possa ambire ad un ruolo da protagonista nello scenario storico-culturale. Abbiamo tanto da mostrare e fare vedere, abbiamo una storia da raccontare e un patrimonio da fare ammirare.

ALESSIA RUSSO