La Rocca dei Rettori, un pezzo di Provenza nel Sannio Cultura
Conosciamo meglio questo importante monumento beneventano, dando una breve cronologia di date utili:
1320 (5 luglio): il rettore Guglielmo de Balaeto riceve l’ordine da papa Giovanni XXII di costruire una fortezza.
1321 (30 settembre): Giovanni XXII ordina che lo spazio occupato dal monastero benedettino di S. Maria Porta Somma sia abbandonato, per fare spazio alla nuova costruzione.
1585: la Rocca viene trasformata in carcere e l’abitazione del governatore si sposta nel nuovo palazzo apostolico, costruito attiguamente al lato Est della Rocca.
1702: la Rocca è sede del carcere, del tribunale e dell’archivio dello Stato Pontificio; un terremoto provoca danni, l’architetto Carlo Buratti è incaricato dei restauri.
1820-1821: moti insurrezionali fanno fuggire il Rettore e Benevento diventa una Repubblica autonoma per pochi mesi. Seguiranno molti arresti dei ribelli al ritorno del Rettore.
1860: l’ultimo rettore pontificio, Odoardo Agnelli, lascia la Rocca di Benevento per l’arrivo delle truppe garibaldine guidate da Salvatore Rampone. Benevento è italiana.
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Da quando Benevento fu inglobata tra i possedimenti dello Stato Pontificio nel 1077, ebbe un governatore inviato dal papa. Tale magistrato, chiamato rettore, ebbe per un certo periodo la sua sede nel palazzo dei principi longobardi, che probabilmente sorgeva nell’attuale Piazza Piano di Corte. Il sacrum palatium (così era definita la reggia longobarda) col tempo divenne fatiscente e pericoloso, anche causa delle continue sommosse che i beneventani facevano contro l’autorità papale rappresentata dal rettore.
Nel 1321, il papa Giovanni XXII che risiedeva ad Avignone (periodo della cosiddetta cattività avignonese) avvertì l’esigenza di una fortezza a protezione del suo legato a Benevento. Ciò fu probabilmente suggerita al papa Giovanni XXII dal neo-eletto rettore Guglielmo di Balaeto, a seguito dei sanguinosi tumulti e scontri tra rettori e arcivescovi, che negli anni precedenti avevano sconvolto la città, tra cui l’ultimo nel 1316. Interessante a questo proposito la relazione del 1336, anno fino al quale si protrae la costruzione della Rocca, redatta dal Tesoriere della città Pierre Ricard: a parte le violenze commesse contro il precedente rettore Ugo de Laysac, c’era la consuetudine che i cittadini, in tempo di sede vacante, espellevano dalla città i rappresentanti pontifici. La costruzione di una fortezza avrebbe scongiurato tale pratica. Inoltre Benevento, isolata all’interno del territorio del Regno di Napoli, era continuamente soggetta alle sopraffazioni dei baroni regnicoli vicini. Questi problemi si univano alla necessità di avere come residenza un locum decentem et eminentem (un luogo decente e elevato), che eguagliasse il palazzo dei principi longobardi, che per ultimo aveva ospitato papa Gregorio X nel 1272, dove il rettore potesse tenere sia i suoi alloggi, sia la guarnigione militare, sia le prigioni.
Il visitatore che si rechi al Castello di Benevento può notare subito che esso è composto da due edifici risalenti a epoche diverse: un possente torrione in pietra, di almeno tre piani, sormontati da tre torrette diseguali sull’ampio terrazzo merlato, con finestre, finestrelle e feritoie distribuite sulle facciate in modo non simmetrico e un edificio con funzione di dimora e uffici, più basso a due piani, dallo schema regolare con finestre simmetriche e possenti contrafforti nello spigolo e sul lato a Nord, scandito da una torre campanaria con orologio, aggettante, e da un’altra torre aggettante più bassa, posta prima dell’ultima finestra (Prima parte).
PAOLA CARUSO