L'app del Comune Lapidarium Arco Traiano. Dalle ricerche di Cesare Mucci alla videonarrazione Cultura
Anche nel Sannio il profondo cambiamento degli strumenti tecnici di osservazione, apprendimento, condivisione e partecipazione delle trasformazioni sul territorio, ha accresciuto il ruolo della fotografia digitale e del web, che favoriscono la condivisione globale in tempo reale. Le modalità di questo moderno processo di comunicazione riguardano spesso gli studi più approfonditi, che costituiscono ancora la base di partenza della Ricerca, intesa come bene comune. Ma come si 'ri-cerca' il paesaggio? Secondo Salvatore Settis la ostra geografia interiore individua all’esterno gli elementi della geografia fisica adatti a noi, «riconosce il paesaggio storico (anche quando sia frammentario), lo classifica e lo presceglie, lo sente più proprio». Ma percorrere il paesaggio implica livelli di attenzione molto differenti tra loro: dalla semplice osservazione distratta, a uno stimolante coinvolgimento sensoriale; fino all’attenzione su particolari precisi che innescano un desiderio di studio, di approfondimento, come forma di appropriazione culturale. Si giunge così alla fase dell'esperienza dello studio e della conoscenza di ciò che si vede, per catturare, rielaborare intellettualmente l'immagine emozionale e trasformarla in esperienza consapevole. I mezzi più veloci e moderni per acquisire esperienze percettive, oggi, sono il digital e la narrazione orale, che vanno utilizzati con competenza da parte di esperti. Occhio però: le mappe, i disegni, i video, le fotografie, sono adatti a studiare il carattere dei paesaggi, ma solo se verificati e suffragati da una metodologia di ricerca tradizionale. Diversamente, i dati in riscontro alle esperienze sensoriali rischiano di sconfinare nella mera informazione turistica, che troppo spesso è inficiata dal profitto economico. Ci consoliamo pensando che le immagini del Paesaggio, se ben usate, sfociano nella sensibilizzazione verso lo stesso, preludio alla crescita del senso d'appartenenza e alla partecipazione alla tutela collettivamente condivisa. Etienne Wenger, teorico dell’educazione, invita ogni persona «a disseminare la propria competenza, le personali expertise, in quanto ciascuno ha in sé una metaforica zona cognitiva in cui manifesta dei talenti eccezionali, ed un'altra in cui avrà bisogno degli altri per il raggiungimento degli obiettivi condivisi». Dunque, il Paesaggio è legato fortemente al nostro mondo interiore, condizionato dalla percezione esteriore. La prova di ciò è Cesare Mucci, commercialista beneventano e direttore di Asea, azienda speciale della Provincia di Benevento, socio attivo di Archeoclub Benevento e collaboratore di varie testate giornalistiche. Qualche anno fa realizza a sue spese e senza scopi di lucro una digital videonarrazione sull’Arco di Traiano e sulle mura della città, supportata da una ricerca documentaria condotta in tutta Europa. In realtà avevo scritto il testo – spiega Mucci - immaginando di raccontarlo. Poi con Raffaele Pilla, mio cognato e direttore della farmacia Fatebenefratelli di Benevento, esperto di droni, nel 2023 abbiamo realizzato le riprese sincronizzandole con ciò che io avevo concettualmente scritto
Qual è stata la motivazione iniziale che l’ ha spinta a cimentarsi nel digital storytelling?
In qualità di autore di numerosi scritti sulla storia della città pubblicati da Archeoclub Benevento, ho voluto fare una sintesi, focalizzando chiaramente l'attenzione sulle mura e le sue porte, sfruttando le immagini in volo fornite dal drone. L’idea era di divulgarlo a titolo di informazione.
Che criterio avete usato per realizzare la videonarrazione?
La passione per la storia mi appartiene da un bel po' di tempo; ho immaginato di ‘passeggiare’ in volo, raccontando tutti i punti più importanti, le porte e le torri, guidando le riprese di Raffaele, che ha sposato subito la mia idea di connubio tra immagini e testo. Le immagini sono precedenti agli ultimi interventi di illuminazione della cinta muraria; e anche la piazza dell’Arco di Traiano è precedente alla riqualificazione. Non immaginavamo che tutto il materiale venisse utilizzato nel progetto del Lapidarium.
Il progetto a cui si riferisce Mucci è quello realizzato dalla Società di Ingegneria e Architettura Costructura Consulting s.c. firmato dagli architetti Marco Mazzella, Paolo Pellecchia, Ivan Branca e Alessia Aufiero, intitolato ‘Arco Traiano: Emozionare e valorizzare – riqualificazione e valorizzazione dell’area dell’Arco di Traiano’ finanziato con il POR-FESR 2014-2020 Asse X – Sviluppo Urbano, PICS dell’Autorità Urbana di Benevento P.I.C.S. - Azione 6.8.3. Dal 2020 il progetto ha visto ben 6 versioni, fino all’approvazione del 29 marzo 2022 con prescrizioni da parte della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le provincie di Caserta e Benevento, che hanno richiesto una variante in corso d’opera. La struttura finale del Lapidarium risulta molto ridimensionata rispetto all’originaria; nonostante le evidenti diversità, al suo interno uno schermo digitale trasmette un trailer della videonarrazione di Mucci.
Come entra la vostra storytel nel progetto originario del Lapidarium?
Prima di diffonderlo sul web, come di consueto, il video fu presentato presso Auser Filo D’Argento, presieduta da Lucia De Francesco. In tanti si innamorarono del contenuto guardando le immagini con sottofondo della mia voce narrante che guidava lungo il percorso murario antico. L’architetto Antonio Iadicicco, dirigente dell’ufficio P.I. C.S. del Comune di Benevento, al quale avevo mostrato il video, apprezzandolo particolarmente espresse il desiderio di trasmetterlo dallo schermo del Lapidarium in costruzione. Mi mise in connessione con lo staff progettuale, oltre che con l’architetto Francesco Bove, che forniva il supporto scientifico. Anche nella presentazione al Comune il video fu molto apprezzato; non essendo mai stato pubblicato, diffuso sui canali social e reso noto, ci chiesero di acquisirlo, se era disponibile. Con una comunicazione a mezzo pec donai non solo il video ma anche il materiale scaturito dalla mia ricerca iconografica sull’Arco di Traiano, condotta a mie spese. Sapendo che si lavorava ad un Lapidarium che valorizzava l’Arco, infatti, avevo parlato dei documenti reperiti in Italia e all’estero. Furono subito curiosi, poi il Comune l’acquisì
Come si è svolta la ricerca sull’Arco di Traiano?
Posso dire che sia durata quasi un decennio. Sono sempre stato convinto che senza la memoria storica l'uomo vivrebbe come un errante in cerca di identità. Ciò mi ha spinto alla ricerca di una maggiore conoscenza della storia dell'arco, anche perché è il simbolo della mia città natale. La ricerca è diventa corposa, quindi concreta, nel periodo del Covid, quando siamo stati tutti quanti chiusi in casa. Ricordo di aver fatto approfondimenti, connettendomi con diversi musei nel mondo, chiedendo se avessero stampe antiche dell'arco di Traiano, scrivendo nella lingua dei diversi Paesi. La rete di comunicazione Internet mi consentì di dialogare con diversi musei, molti dei quali mi risposero. La storia delle immagini dell’Arco di Traiano inizia con i disegni di Giuliano da Sangallo, della fine del Quattrocento. Gli originali si trovano nella Biblioteca Apostolica Vaticana; per ottenere una copia ho pagato i diritti d’autore, dato che non sono servizi gratuiti. Raccolto il materiale l’ho conservato gelosamente fino all’incontro con lo staff progettuale del Lapidarium. L’architetto Bove, curioso, li visionò a casa mia, innamorandosi della raccolta e complimentandosi per il buon lavoro svolto.
Come è stato utilizzato poi il materiale della ricerca?
Ero certo che potesse essere utile per il lavoro di progettazione in corso, non solo di promozione, dell'arco. Quindi donai tutto durante la fase in cui il Lapidarium doveva essere interamente dedicato all’arco di Traiano. Inoltre, realizzai una pubblicazione con l’architetto Mazzella, unendo il mio saggio sull’iconografia dell’Arco di Traiano alla parte dedicata alle varie fasi del progetto. Infine, il video e il materiale documentario furono rielaborati per realizzare una APP.
La pubblicazione, non in commercio per volontà di Cesare Mucci, si chiama Lapidarium, iconografia dell'arco di Traiano a Benevento dal XV al XXI, stampata in circa 200 copie grazie al contributo di partner privati, con il patrocinio morale del Comune di Benevento.
Nel testo l’architetto progettista presenta senza dubbio una struttura di promozione dell'arco di Traiano immaginata in modo diverso rispetto a quella odierna, sia nella forma, sia nel contenuto; ciò sembrerebbe deludente, se non fosse che, come si è detto, la scelta finale è data dalla metodologia di ricerca tradizionale, dunque spetta agli esperti di archeologia sfruttare l’architettura e non viceversa. Quando si avvicina al Lapidarium chiunque immagina di leggere, di apprendere qualcosa sull'arco, osserva Mucci, sperando di trovare una descrizione; per questo è possibile per l’utente scaricare l'app gestita dal Comune’ Lapidarium Arco Traiano’, realizzata dalla società Visivalab, grazie alla quale si scopre l’Arco di Traiano, oltre i reperti archeologici in mostra nel Lapidarium. La società ha effettuato un restyling sostituendo la mia voce con quella di Riccardo Lombardo, doppiatore professionista. Dallo schermo nel Lapidarium il trailer invita il turista a scaricarla.
È prevista una nuova ‘esplorazione’ per il prossimo futuro?
Sto realizzando un articolo che parlerà dell'Arco di Traiano facendo notare un particolare che nessuno ad oggi ha mai notato. Sarà pubblicato nella rubrica dell’Archeclub Benevento e su un quotidiano locale.
Si consolida così il processo di identificazione col paesaggio, che conduce alla consapevolezza del proprio ruolo nella tutela; la fase finale consiste, infatti, nella partecipazione ai processi di conservazione: dal semplice monitoraggio, alla pianificazione territoriale, all’apposizione dei vincoli legali di tutela. Lo scopo è di favorire interventi nati per il bene comune e non per la speculazione ad personam, che portino ad una evoluzione sostenibile della comunità, in armonia con la Storia ma senza paure sugli sviluppi futuri.
Rosanna Biscardi
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