Mario Rauso, ricordo di un artista Cultura

Ricordare Mario Rauso è quasi un dovere, non solo per impeto affettivo, ma anche per evidenziare a quanti lo hanno conosciuto le sue qualità di uomo e di artista. La sua ARTE è stata condivisa amorevolmente dalla famiglia: la moglie, vicina al Maestro in tutti i momenti della vita con silenzio collaborativo ed efficace; i figli Raffaele, Alessandro, e Marianna, che lo apprezzavano e sostenevano. L’affetto dei suoi cari negli ultimi tempi è stato ancora più intenso. Un nido d’amore che lo proteggeva e lo accompagnava nelle difficoltà e nelle sofferenze crescenti. Pur colpito pesantemente dal morbo di Parkinson, ha dipinto fino all’ultimo, facendo della pittura un baluardo al dolore.   

Mario Rauso era un sensibile artista che ha tentato e voluto vivere d’ARTE in una città, Benevento, dove vivere d’ARTE è impresa eroica.

Il suo tratto comunicativo, profondo ed originale, nasceva da esperienze di vita vissuta attraverso un intenso contatto con la gente, di cui amava conoscere pensieri e problematiche. Riflettendo su di esse con vivace e realistica intelligenza, costruiva un credo di valori, un sistema di valutazioni che si tramutava in una filosofia. Era, dunque, un filosofo di strada. Perché non aveva imparato il pensiero dei filosofi canonizzati, ma elaborava criticamente la quotidianità con acute domande sulle varie problematiche politiche e sociali. Aveva un equilibrio stupefacente.

Ho conosciuto Rauso sui “banchi” della politica comunale. Era il periodo successivo a “Mani Pulite” e con pochi altri entusiasti, convinti che i tempi dovessero veramente cambiare, facemmo una incursione nel complesso mondo della Politica. Durante le sedute dei Consigli Comunali, Mario era inizialmente intimorito per poi sciogliersi con una padronanza espositiva sorprendente.

La sua caratteristica e il suo motto era “Equilibrio”.

Egli ha vissuto con entusiasmo tutta la sua esistenza. Un entusiasmo senza clamori. Fatto di una misurata umiltà. Amico sincero, aveva bisogno di affettuosità sincera. Stimato da quanti lo hanno conosciuto e frequentato, ha avuto riconoscimenti da più parti. Da critici d’arte e da collezionisti. Un amico collezionista, Carmine Pomponio, ha voluto eternare la produzione di Rauso in un pregevole e poderoso volume “Mario Rauso. Avanguardia tra evocazione e futuro”, edita da Edizioni Baluart nel 2021. Scorrendo le pagine dell’opera, Mario Rauso emerge in tutta la sua vasta produzione pittorica e scultorea e il fruitore, nel cogliere la bellezza del suo messaggio artistico, è costretto a riconoscere con desolata tristezza che la nostra città ha perso un artista di grande valore.

Ho condiviso per più di venti anni con l’uomo e l’artista Mario varie esperienze umane e culturali. Mario sapeva che, ogni qual volta mi chiamava, ero sempre al suo fianco. Per tutte le iniziative che metteva in essere.

Rauso era un “intellettuale.” Una persona che viveva di “intelletto”, anche se non apparteneva agli intellettuali “laureati”. La sua è stata una “LAUREA” acquisita tra la gente e con la gente.

Delicato nei rapporti interpersonali, il pittore beneventano ha lasciato scie di stima profonda e una eredità stilistica originale che merita riconoscimenti critici e di “mercato”.

Egli è stato artista d’avanguardia per la rottura degli schemi stilistici tradizionali, pur utilizzando tecniche dal sapore antico, ma sempre con la sapienza e la consapevolezza di un Maestro.

Ci mancherà umanamente e artisticamente.                                                      

Luigi Meccariello