Pietrantonio dona vasi antichi di rara bellezza al Museo del Sannio Cultura

Antonio Pietrantonio ha da sempre “acceso le luci” sulla sua amata Benevento con tenacia, arguzia, pragmatismo e lungimiranza: dapprima come sindaco e poi come preside nei Licei Classici, Scientifici e Istituti Magistrali e Professionali.

Personaggio di spicco del panorama politico e culturale sannita si devono a lui, in qualità di sindaco (dal 26 febbraio 1982 al 28 novembre 1992, quasi undici anni e sei Giunte, un primato non ancora superato dall’Unità d’Italia ad oggi) il Conservatorio, l’Università, la Scuola Allievi Carabinieri, il Festival “Benevento Città Spettacolo”, l’Istituto di Studi Beneventani, l’Hortus Conclusus, il complesso Impregilo a via del Pomerio, chilometri di strade, raccordi e tangenziali per realizzare la pedonalizzazione del Corso Garibaldi, il nuovo Palazzo di Giustizia, l’Auditorium “San Nicola”, il Palazzo De Simone, Via Traiano, il Piano di Insediamento Produttivo di contrada Olivola, il Piano Particolareggiato del Centro Storico di Zevi e Rossi, ma l’elenco è davvero lungo…

Come dirigente scolastico, invece, ha concluso la sua lunga e pregevole carriera nel mondo della scuola presso l’Istituto Alberghiero di Benevento, che volle fortemente intitolare alle “Streghe”; sempre a Pietrantonio, inoltre, si deve l’attivazione a Castelvenere (uno dei Comuni più vitati d’Italia) della sede distaccata dell’Alberghiero di Benevento e l’ideazione e realizzazione del concorso letterario-gastronomico “Cucina e Magia”.

Insomma, su Antonio Pietrantonio - il sindaco e il preside per eccellenza dell’urbe beneventana - si potrebbe scrivere un libro e… chissà che qualcuno non lo stia già facendo…

Bene, alla soglia dei suoi 84 anni che ti fa Pietrantonio?

E’ presto detto: dona al Museo del Sannio reperti archeologici di straordinario valore!

In base a quanto scritto nella consulenza scientifica preliminare, stilata in data 28 settembre 2020 dal prof. Elio Galasso (direttore dell’Istituto culturale per oltre trent’anni) su richiesta dell’Amministrazione provinciale di Benevento, proprietaria del Museo, la donazione consiste in un nucleo di 22 reperti archeologici in buono stato di conservazione.

Nello specifico, si tratta di: 20 ceramiche dei secoli IV-III avanti Cristo, attribuibili a maestri ceramisti di area magnogreca pugliese attivi nel contesto della città messapica di Gnàthia (in greco, poi Egnatia in latino), decorate secondo la tecnica policroma dello “stile ornato”, essi presentano scene artistiche a figure di fantasia tra elementi vegetali su fondo a vernice nera; 1 piccolo vaso globulare rilevante per l’antichità e la provenienza, essendo con ogni evidenza databile al VII secolo avanti Cristo e prodotto a Corinto nel nord del Peloponneso in Grecia; 1 coppa àcroma del IV secolo avanti Cristo di produzione campano/tirrenica, forse in area di Capua.

Per queste 22 ceramiche il già sindaco di Benevento è in possesso di un “Decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (datato 1° agosto 2000) che ne attesta l’eccezionale interesse storico-artistico.

In aggiunta a questo nucleo di reperti archeologici, Antonio Pietrantonio aveva inteso donare alla Provincia altre 7 ceramiche di caratteristiche simili, le quali, visionate in un primo momento dalla soprintendente archeologica Giuliana Tocco, erano state dichiarate “opere originali”, ma successivamente il Ministero per i Beni Culturali ha sostenuto che si trattassero di “pezzi falsi”.

Secondo Galasso, però, bisognerebbe procedere ad accertamenti chimico-fisici delle 7 ceramiche in oggetto per attestarne o meno l’autenticità.

Orbene, nella recentissima nota ufficiale diramata dalla Provincia di Benevento si parla solo del nucleo di 22 reperti accettati dal presidente Antonio Di Maria - dopo l’esame condotto dall’attuale direttore scientifico del Museo, Marcello Rotili - e che tali pezzi verranno esposti nella Sezione Archeologica dell’Istituto in coerenza con le altre ceramiche del periodo di Caudium e Telesia.

Ma la domanda delle “cento pistole” è la seguente: come ha fatto l’ex primo cittadino di Benevento ad entrare in possesso di un tale tesoro?

Pietrantonio così argomenta: “Sono 29 vasi ereditati dalla mia famiglia, dai predecessori di mio nonno prima del 1939. Fu mia madre a custodire i vasi che erano stati acquistati dalla mia famiglia, raccolti e catalogati prima del 1939. Dal 1939, infatti, la legge ha stabilito che tutto ciò che viene rinvenuto sotto un terreno anche se privato, diviene di proprietà dello Stato. Alla morte di mia madre, ritrovammo in cantina, amorevolmente custoditi da lei in una cassa, i vasi che nel 1991 dichiarai e denunciai al Ministero dei Beni Culturali. Adesso, tra meno di un mese saranno trasferiti al Museo del Sannio, in quanto stanno allestendo le nuove teche, e dunque sono custoditi in casa mia ancora per poco”.

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it 

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