Ricordo del maestro Tiziano D'Andrea Cultura

E’ stato l’indimenticabile Maestro Elementare più longevo di Pietrelcina, forse anche d’Italia.

E’ per questo che possiamo insignirlo del titolo onorifico, peraltro conquistato sul campo, di Maestro Storico di Pietrelcina, dalla inconfondibile e foltissima capigliatura bianchissima, persino luccicante ai raggi ultravioletti del sole. Difatti, Tiziano D’Andrea nasce a Pietrelcina nel 1891; carattere irascibile ma buono; dai familiari veniva denominato affettuosamente Furia.

Ha avuto una vita avventurosa, non troppo felice, e poco fortunata. Si è sposato giovanissimo, a diciotto anni; ha partecipato alla Grande Guerra, 1915-1918; ha subito l’esperienza terribile della ritirata di Caporetto. Tornato in Italia, tra il 1945-1946, ha ripreso l’insegnamento nella locale Scuola Elementare di Pietrelcina, situata nei locali dell’Edificio Scolastico ed ha lavorato fino a tarda età per raggiungere la tanto agognata e sospirata pensione. Durante gli anni ’60, ha venduto la casa di proprietà e si è trasferito con la moglie ad Udine, dove è deceduto nel 1975, all’età di 84 anni. Intanto, cogliamo l’occasione di ricordare i suoi colleghi ed amici, ovvero i maestri elementari di Pietrelcina del Secondo Dopoguerra: Pellegrino Masone, Antonio Cardone, Polidoro Saginario, Angelomichele Masone, divenuto poi segretario scolastico, Ugo Florio, divenuto poi direttore didattico incaricato in quel di Frosinone, Romualdo Paga, divenuto poi direttore didattico in Pietrelcina.

Ci piace concludere codesto scritto ricordando, non solo e non tanto, il personaggio Tiziano D’Andrea come Maestro Storico di Pietrelcina, altresì come Grande Combattente, avendo peraltro partecipato a più conflitti bellici, in Terra d’Italia e d’Africa, com’anche si è reso protagonista, suo malgrado, di tanti anni di prigionia in quel di Cylon, isola dell’Oceano Indiano, colonia della Corona dell’Impero Britannico. Di lui abbiamo un caro ricordo quando, negli ultimissimi anni d’insegnamento, lo vedevamo e lo ascoltavano al di là della cattedra in un’aula poco distante dalla nostra, al secondo piano dell’imponente Edificio Scolastico di Viale Cappuccini, allora via Gregaria.

E Lui, talvolta in piedi, davanti alla lavagna, con la bacchetta in mano (ovviamente la utilizzava solo ed elusivamente come indicatore direzionale) e con un sorriso disarmate, ci scrutava transitare per il corridoio. Siamo intorno alla prima metà degli anni Sessanta, allora, a quel tempo, gran parte dei maestri, e soprattutto le maestre, insegnavano con la porta dell’aula aperta, immersa in un ordine, manco a dirlo, d’altri tempi, oseremo persino aggiungere militaresco, ovvero d’accademia militare, e in un silenzio davvero assordante!

ANTONIO FLORIO