Rosso Vitulano nel solco di ''Policromie'' Cultura

Il comune di Vitulano ancora una volta si pone alla ribalta per un evento rilevante, da considerarsi un’autentica vetrina che pone il rilancio del territorio, tra le priorità insopprimibili, per uscire dalle secche del localismo tuttora dominante, per impedire la marginalità, nemica dello sviluppo. L’idea progettuale di Lucietta Cilenti denominata “Rosso Vitulano: Percorso d’arte a cielo aperto”, finanziata dalla Regione Campania, riscopre uno spaccato identitario, per esaltare una risorsa ornamentale dagli effetti cromatici strabilianti. Essa rientra nella promozione culturale per l’annualità 2018.

L’evento, tenuto dal 25 ottobre al 04 novembre, non è affatto disgiunto dal Simposio Internazionale del Marmo di Vitulano “Policromie”, anzi lo pone in perfetta continuità con esso, merita una collocazione autonoma, per adornare scenograficamente i luoghi della memoria collettiva con le pregevoli sculture, uno spazio espositivo illuminato dai raggi del sole e dai bagliori delle stelle, un impatto visivo stupefacente per il viandante che attraversa le strade del centro, per l’automobilista attratto inevitabilmente dalle opere e per chi giunge nelle contrade dislocate lontano dal paese.

La giuria composta da: Italo Abate, presidente di Ambiente e Cultura mediterranea, da Michelangelo Mazzarelli, esperto d’arte, Giuliano Calandra, docente di scultura, Angelo Cerulo, responsabile della redazione Ansa di Napoli e Nicola Enrico Palumbo, preside in quiescenza, hanno attribuito i premi.

Nella splendida cornice della Piazza Trinità, sulle scale della chiesa omonima, hanno assegnato a Laëtitia De Bazelaire (Francia), il Premio per la Simbologia. L’artista ha rappresentato la “Nascita della Vita”, in un’opera dove la contaminazione tra natura e l’uomo appare nella sua evidenza, per esaltare l’esistenza, dono incommensurabile da difendere.

Il Premio per il Dinamismo è stata conferito a Bettino Francini, toscano, per una scultura che propone in una sorta di libro con pagine perfettamente uguali, per esprimere i segni del tempo che scorre inesorabile. L’opera si presta ad una doppia lettura, i fogli di un testo oppure le faglie, che generano i terremoti.

La morbidezza delle forme e la dinamicità esprimono il costruire il domani tra le pieghe della storia, immersa nel terzo millennio.

L’opera di Rita Pereira (Portogallo), che mette in luce il volto di una donna, simile alla Vergine, con le mani congiunte, in dimensione orante, viene installata nella contrada Ponterutto. Essa rappresenta la Madonna di Fatima, per esprimere la religiosità di una comunità che si apre all’Infinito, per gettare un ponte ideale tra cielo e terra, da attraversare e i grani della preghiera del rosario scandiscono la sublime ed accorata invocazione alla Madre della Pace del mondo.

La giuria ha attribuito all’artista portoghese il Premio Espressività.

A Verena Mayer-Tasch (Germania) è stato conferito il Premio della Tecnica, il saio con tessitura a maglia raffinata, rimanda alla figura in odore di santità di Padre Isaia Columbro da Foglianise (1908-2004). La suggestiva immagine rievoca la scelta del frate di seguire il Poverello d’Assisi. E il suo fervente ed instancabile apostolato alla sequela del Signore.

Il Premio per la Libertà, è stato assegnato all’artista locale Mariano Goglia, per la realizzazione del cavallo con una fata sulla sua testa, richiama la faggeta, il territorio di Vitulano, immerso nel Parco Taburno-Camposauro.

In conclusione è intervenuto Italo Abbate, che nel leggere un testo di Vitruvio, tratto da “De architectura”, rivolto all’imperatore rappresenta un monito all’evento, auspicandosi che vengano scritti dieci volumi su Policromie, perché sia nella comunità e nella temperie culturale degli amministratori, la bussola di orientamento nella rotta del bello, impedendo l’oblio e la scarsa attenzione ad una manifestazione di interesse artistico.

ECCO DOVE SONO STATI UTILIZZATI I MARMI DI VITULANO

Nella sontuosa Reggia di Caserta il marmo di Vitulano è il protagonista assoluto, il grande architetto Luigi Vanvitelli adorna gli interni del palazzo, l’androne, le maestose scalinate, i meravigliosi saloni di rappresentanza, usati per i ricevimenti di corte.

Nel Palazzo Reale di Napoli i numerosi visitatori sono attratti dalla bellezza incomparabile delle venature del marmo, estratto dalla cosiddetta “Marmorea”, comunemente conosciuta come Cava del Vanvitelli, ricadente nel territorio di Vitulano S. Croce. In una missiva, inoltrata da Napoli, il 3 agosto 1842, dal Soprintendente Generale della Real Casa, si richiedono approfondite e documentate informazioni sui marmi utilizzati per la costruzione del Palazzo Reale dell’attuale capoluogo di regione.

Nel Cremlino di Mosca i marmi di Vitulano appaiono nella loro straordinaria bellezza. Sono stati collocati i marmi sulla facciata del Santuario di Pompei, all’interno della chiesa dedicata alla Vergine del Rosario, nel Palazzo della Borsa e della Camera di Commercio di Napoli, in particolare nella composizione del pavimento di forma rettangolare.

Nel Duomo di Napoli i marmi policromi risaltano sulla balaustra e si notano sull’altare maggiore e nella Cappella di San Gennaro.

Nel Palazzo del Museo Nazionale di Napoli le porte sono impreziosite dai marmi di Vitulano, così pure nel Palazzo dell’Enel i pilastri sono stati ricoperti dai blocchi lapidei della Cava Urìa.

Nella capoluogo sannita, i marmi di Vitulano sono presenti nelle chiese: di San Domenico, in Piazza Guerrazzi, dell’Annunziata, di epoca longobarda, in quella di Sant’Anna al Corso Garibaldi.

Il rosso di Vitulano e il Giallo Urìa impreziosiscono la Camera di Commercio, le Poste Centrali, la Stazione Ferroviaria.

Nelle chiese della Valle Vitulanese sono stati collocati i marmi di Vitulano.

NICOLA MASTROCINQUE

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