Un'iscrizione medioevale inedita sulla Rocca dei Rettori Cultura

Stavo cercando un’iscrizione latina antica reimpiegata nella Rocca dei Rettori. L’iscrizione, vista da Almerico Meomartini e da lui pubblicata in Notizie degli Scavi nel 1894, interessava il prof. Giuseppe Camodeca, illustre studioso di epigrafia romana, che mi aveva chiesto di effettuare la ricerca per lui sulla base delle indicazioni del Meomartini, che nell’articolo spiegava che l’iscrizione era “sull’alto della spalla destra del Castello, entrando, presso l’arco antico”.

Pur osservando, munita di binocolo, tutto l’edificio, pietra per pietra, non ero riuscita a individuare l’epigrafe, pensando che l’arco antico fosse l’antica Porta Somma che si trovava a sinistra del castello per chi guarda dal corso Garibaldi. Dopo aver percorso tutto il perimetro della Rocca, ho provato a guardare proprio l’ingresso del fortilizio medioevale, dove Meomartini aveva allocato la prima esposizione del Museo del Sannio.

E infatti, sullo stipite destro del portale a oltre 2 metri di altezza ecco che mi appariva nitida e bianca, ben connessa col resto dei blocchi calcarei, l’epigrafe che cercavo e che nominava una serie di personaggi, nostri antichi concittadini: Aulo Vesonio sacerdote, Vesonia, Ponzia, Stazia e Zosima, il cui sepolcro doveva trovarsi da qualche parte, nei pressi della Rocca.

Ora, grazie al prof. Camodeca, essa è annoverata nel database EDR al n° 183051, con la foto che le ho scattato.

Le sorprese di quel giorno non sono finite, perché volgendo lo sguardo allo stipite sinistro del portale ho trovato una seconda iscrizione, a circa 2 metri dal suolo. Si tratta di un’iscrizione latina medioevale, che non mi sembra sia stata pubblicata. La scrittura è inclinata di 90° a sinistra. La pietra su cui è incisa, pur essendo una lastra calcarea bianco-grigia, come tutto il rivestimento del mastio, a una osservazione più attenta appare un po’ diversa da quelle che la circondano, perché la superficie sembra assai più levigata. Dopo una croce latina, la scrittura corre su 4 righe.

Questa è la lettura:

Introeuntib(us) / pax sit / exeuntib(us) / letitia

(Trad: Sia pace a chi entra, sia gioia a chi esce).

Le lettere sono tracciate con un’incisione sottile e sono alte e strette, anche se di forma elegante e totalmente classica, non ci sono elementi onciali. Gli unici elementi che ci fanno capire che si tratta di un’iscrizione medioevale, oltre al tenore del testo, è la presenza del segno di croce, i due segni di abbreviazione di us, a forma di 9 appena visibili, posti alla fine delle parole introeuntib. e exeuntib. E l’assenza del dittongo ae nella parola letitia, grafia comune nel Medioevo.

Posta com’è all’ingresso della Rocca, la frase è particolarmente adatta col suo significato augurale, anche se, pensando alla funzione di prigione che la Rocca ha svolto nei secoli, il senso della frase sembra quasi avere un sapore ironico.

Poiché la scrittura non è perpendicolare rispetto al suolo, bensi corre parallela a esso, sembra strano che gli scalpellini non l’abbiano incisa in modo da favorire la sua lettura. La posizione coricata, indica che la frase era già scolpita prima che il masso squadrato fosse posizionato per fare da stipite, forse era stato scelto proprio perché recava questa frase adatta all’ingresso; l’aspetto più levigato della sua superficie dimostra che il blocco ha una provenienza diversa rispetto a quella degli altri che costituiscono la muratura della Rocca.

Frasi come questa sono piuttosto comuni agli ingressi di chiese o palazzi, con una forma un po’ diversa: Pax intrantibus, salus exeuntibus. Come si vede qui la parola salus (salute, salvezza) sostituisce letitia, presente nella frase beneventana.

Da quale edificio potrebbe provenire il blocco con l’iscrizione medievale?

Ho pensato che essa potesse far parte dell’ingresso del monastero benedettino che Arechi fece costruire per sua sorella e che doveva sorgere proprio nella zona della Rocca, su terreno di proprietà di Santa Sofia. Oppure poteva far parte della chiesa di Santa Maria di Porta Somma che, secondo Falcone Beneventano, doveva sorgere sin dalla metà dell’VIII sec. proprio nei pressi della Porta Somma.

Addirittura,un documento del 1628 dice per entrare nella Rocca si doveva passare attraverso la chiesa ormai diruta, e attraverso la sua porta, detta della Pinsola. Proprio con la costruzione della Rocca nel 1321, infatti, la Chiesa e il monastero pertinente, già decadenti, furono definitivamente soppressi e certamente molti dei materiali per la nuova costruzione furono presi da questi precedenti edifici.

PAOLA CARUSO