5G: innovazione e diffidenza, utopia e concretezza Economia

Il termine “5G” si riferisce all’insieme di tecnologie di telefonia mobile e cellulare ascrivibili alla “Quinta generazione”, con significative differenze rispetto, appunto, al 4G. Tanto per dare un’idea di questa classificazione: l’1G ci ha regalato i primi cellulari, il 2G ha permesso lo scambio di SMS, il 3G ha permesso ai telefoni portatili di navigare in Internet e il 4G ha potenziato fortemente la connessione web. Senza soffermarci eccessivamente sugli aspetti tecnici, andremo ora ad analizzare quali caratteristiche della “nuova generazione mobile” hanno permesso questo salto evolutivo, come potrebbe cambiare le nostre vite e per quali dinamiche il nostro paese è tra i più diffidenti al mondo rispetto questa innovazione.

In breve, il 5G ci permetterà di navigare fino a 10 volte più velocemente rispetto ad oggi, rendendo possibile il cosiddetto “Internet of things” (“Internet delle cose”), neologismo che indica l’estensione di Internet a tutti gli oggetti della nostra vita quotidiana (dalla domotica alla realtà virtuale, fino alle “auto intelligenti”). Alla base di questa rivoluzione digitale troviamo 4 principali innovazioni: un upgrade delle torri 4G (Massive Mimo) che potranno sostenere da 12 a centinaia di antenne; l’implementazione di un più efficiente sistema di reindirizzamento dati; l’uso di frequenze superiori al 4G, ovvero le onde millimetriche, in grado di trasportare più dati in modo esponenzialmente più veloce e le cosidette “Small cells”, piccoli ripetitori che permettono la diffusione delle onde millimetriche, che hanno una bassa capacità di diffusione.

L’idea dell’utilizzo di onde ad altissima frequenza e della costruzione di una fitta rete di ripetitori, ha causato forti opposizioni da tutto il mondo, legate perlopiù alle esposizioni a radiazioni elettromagnetiche ritenute pericolose (eviteremo di soffermarci, invece, sulle teorie complottiste che vedono il 5G come causa o comunque catalizzatore della pandemia covid, in quanto non vi è alcuna correlazione razionale tra i due fenomeni).

Al momento, non vi sono studi scientifici certi sulla pericolosità dell’esposizione alle radiazioni ad alta frequenza (non vi sono risultati certi nemmeno per le frequenze sfruttate dal 4G, scientificamente ritenuto “possibilmente cancerogeno”, il più basso grado di rischio quando si hanno prove limitate). In ogni caso, è importante sottolineare che in Italia i valori dei campi elettromagnetici che i ripetitori delle reti cellulari (compresi quelli del 5G) possono emettere nelle zone abitate è di 6 volt/metro, limite molto più severo rispetto a quelli adottati nel resto d’Europa (60 volt/metro).

Nonostante, quindi, il 5G sembri essere un elemento cardine per rispondere ai bisogni di una società sempre più interconnessa e di una nazione sempre più bisognosa di una profonda e sistematica transizione digitale, l’Italia è uno dei paesi più scettici riguardo la famigerata quinta generazione. A dimostrarlo è un’indagine di un’agenzia di consulenza informatica, la Profilics Testing, che prende in riferimento i dati delle ricerche Google di 155 nazioni, inerenti gli aspetti critici del 5G, dalla pericolosità per la salute fino ad arrivare al presunto complotto che lo vede come vettore del covid.

Bisognerebbe ovviamente considerare la diffusione di internet sul territorio e rapportare il numero delle ricerche a quelle degli abitanti, ma saltano comunque all’occhio le quasi tredicimila ricerche mensili riguardo gli effetti negativi del 5G. Questo dato vede l’Italia in settima posizione tra le nazioni più scettiche, mentre al primo posto troviamo gli USA con circa 375mila ricerche mensili (dato che rimane rilevante pur considerando i 328 milioni di abitanti).

In ogni caso, nonostante gli allarmismi ai quali ormai siamo un po’ abituati, il 2021 sarà l’anno della verità per quanto riguarda il 5G in Italia, come dimostra un’inchiesta condotta da Wired. Per quanto ci siano stati fortissimi ritardi, non solo causa covid, ma anche per i timori sopracitati. Sono stati in particolare i comuni a opporre una considerevole resistenza, specialmente tra aprile maggio e giugno, periodo in cui si concentrano il 63% delle circa 450 ordinanze varate negli ultimi 2 anni contro le reti di quinta generazione.

L’inchiesta evidenzia le circa 5000 domande di antenne 5G, di cui una su quattro in Lombardia, e addirittura una su dieci nella sola provincia di Milano. In ogni caso, è probabile pensare che non manchi così tanto a una diffusione su scala nazionale, visiti i piani del MITD (Ministero per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale). Dunque, è interessante immaginare (più che sognare) gli effetti di questo salto tecnologico sulle città, l’avvento delle cosiddette smart city.

Una Benevento smart, con un continuo monitoraggio dell’inquinamento, una Control Room centralizzata con i video di sorveglianza delle varie telecamere pubbliche, ma soprattutto una connessione iper-veloce che permetta, ad esempio, una Dad più efficiente (in un’ottica di una futura istruzione in parte digitalizzata). Sogno utopico inizia ad essere sempre più plausibile.

ANTONIO SPINA