Anche il vino diventa smart Economia

Col blog “lucianopignataro” hai aperto la mente a tantissimi piccoli viticoltori, che grazie ai tuoi post e recensioni hanno beneficiato di una notorietà inattesa e si sono, a loro volta, appassionati al digitale. Un bilancio di questa interessante esperienza.

Internet ha sicuramente favorito tutti quei territori e quei produttori che stavano lontani dai centri editoriali, in particolare al Sud. Certamente ne hanno guadagnato nella possibilità di conquistare spazi di visibilità che prima non erano assolutamente contemplati. Ma al di là degli aspetti critici, che può rappresentare il mondo virtuale come del resto li rappresenta il mondo reale, Internet è stato sicuramente di grande vantaggio per la viticoltura non solo sannita”.

Avvicinarsi al digitale, raccontare la storia, le tecniche, gli insegnamenti. È questa la strada, oggi, per presentarsi sul mercato?

Oggi l’azienda vitivinicola deve praticare tutte le possibilità, da quelle tradizionali alle più innovative. Del resto, quello che è successo con la pandemia lo testimonia: il virtuale non va assolutamente trascurato. Bisogna curarlo, innanzitutto perché è ‘un biglietto da visita’ ma, soprattutto, perché le giovani generazioni qualunque notizia la cercano direttamente su Internet. È importante, quindi, non solo la presenza ma che i siti siano semplici, fruibili, immediatamente leggibili su tutti i dispositivi”.

La tecnologia è ormai entrata in ogni fase di lavorazione di un’azienda vitivinicola. Il vigneto del futuro, come lo immagini?

Secondo me, il vigneto del futuro… è già presente. È un vigneto che può contare su tanti mezzi che prima non c’erano, pensiamo al rilevamento aereo, che i contadini di un tempo nemmeno immaginavano. Oggi ci sono mille possibilità per controllare non solo la vigna, ma la produzione in cantina, dove la tecnologia e l’informatica sono diventate importantissime per esempio nella gestione del freddo e delle temperature. Aspetti molto importanti per produrre un buon vino”.

Con la pandemia, dal globale si è tornati a porre maggiore attenzione al locale, quindi a ciò che è presente sui territori. Per aree interne che puntano molto sulla sostenibilità, come tutto questo può rappresentare una opportunità di crescita?

Le aree interne hanno un grandissimo potenziale perché rappresentano il viaggio, rappresentano la possibilità della scoperta e, dunque, da questo punto di vista, sicuramente la pandemia ci ha insegnato che è importante gestire l’export, è importante proiettarsi all’esterno, ma non è meno importante curare il mercato locale e i rapporti locali. Perché poi, alla fine, anche i ‘vicini di casa’ sono un biglietto da visita sui mercati esteri”.

Nel Sannio abbiamo due grandi cantine, la Cantina sociale di Solopaca e La Guardiense, in una fase molto delicata: da cooperativa agricola diventare… multinazionale tascabile, come si dice ora delle piccole realtà con grandi numeri. Come strutturarsi al meglio per affrontare le sfide del future?

Le due Cantine hanno ricoperto una missione straordinaria sul piano storico, sia quando salvarono il reddito dei viticoltori con la vera e propria costituzione e sia nella grandissima intelligenza di capire che il mondo era diventato piccolo, per cui era inutile farsi concorrenza da una parte all’altra del Calore. E proprio questo saldo rapporto che c’è tra le due cantine, è uno degli elementi che oggi tiene in piedi il Consorzio e tiene in piedi la viticoltura del Sannio. Sono un esempio di gestione politica corretta e gestione del territorio intelligente. Ed è chiaro, e sono sicuro, sapranno affrontare tutte le sfide del futuro”.

Tante invece le piccole cantine, che però in poche occasioni hanno saputo… fare rete.

In Italia c’è sempre stata contrapposizione tra grande e piccolo. In realtà, io penso che non possa esistere il grande se non c’è il piccolo: il grande apre la strada, fa conoscere una denominazione, fa conoscere i vitigni grazie a mezzi sicuramente più potenti. Il piccolo implica l’approfondimento, l’appassionato che cerca la bottiglia specifica, l’interpretazione di territorio particolare: sono, dunque, abbastanza complementari. Contrapporsi, alla fine non porta niente a nessuno”.

GIUSEPPE CHIUSOLO