Autodeterminazione, indipendenza energetica, salari più alti Economia
Le aree interne campane hanno un futuro solo se la classe dirigente che le rappresenta saprà reagire con lungimiranza e decisione alle sfide del nostro tempo. Dall’incontro tenutosi presso il Dipartimento DEMM di Palazzo De Simone per la presentazione del Rapporto redatto da Unisannio, con la collaborazione di Confindustria Regionale Piccola Industria, presieduta dal sannita Pasquale Lampugnale, sono emerse tre tematiche che inevitabilmente animeranno il dibattito –politico, sociale, culturale- nei prossimi mesi e anni. La prima –politica- l’ha espressa Pasquale Viespoli, forte della sua esperienza governativa con la Lega: “Da anni trasversalmente, sul piano politico e culturale, si è affermata la teoria della ′locomotiva′ per cui, le aree sviluppate del Centro-nord devono correre e trainare il convoglio rappresentato dal Mezzogiorno”. L’autonomia differenziata, è motivata da questo: mettiamo più carburante nella locomotiva, che ritorna a correre, va sempre più forte e si tira dietro di sé anche il Meridione. Di fronte a questo tema, dobbiamo invertire la narrazione: Se cresce il Sud, cresce l’Italia: se non cresce il Sud, non c’è l’Italia! C’è un’altra cosa: il macro regionalismo, la mitteleuropa, la regione transalpina, l’Europa delle regione. È un’altra storia. Come dissi al mio grande amico scomparso Roberto Maroni : ′Non siete stati in grado di difendere -con la forza delle Regioni lombarde, con la direzionalità di Milano- l’autonomia dell’Inter e del Milan dai cinesi, figuratevi se l’autonomia differenziata può difendere l’autonomia dell’Italia in Europa′. È fuori da ogni logica!”.
La seconda, di ′autodeterminazione′, l’ha espressa Roberto Costanzo, memoria storica dell’agricoltura sannita. In sintesi ecco il suo pensiero, in particolare sulle prospettive energetiche delle aree interne. “Nel Sannio produciamo da fonte rinnovabile tre volte l’energia che consumiamo. Nel settore ′eolico′, un impianto di nuova generazione produce la stessa energia di 4 impianti esistenti. Se manteniamo la stessa produzione, da un lato riduciamo l’impatto sul paesaggio, ma dall’altro dobbiamo fare in modo che il 10% di questa energia resti sul territorio dove viene generata: a favore dell’illuminazione pubblica, delle famiglie meno abbienti e dalle aree produttive. Sul fotovoltaico agricolo, sarà invece importante affermare il principio che è permesso solo sui tetti delle costruzioni e dei capannoni e l’autorizzazione alla produzione sui campi, sia concessa solo all’imprenditore agricolo: come integrazione al reddito d’impresa”.
La terza, ′economico-sociale′, è stata con coraggio pronunciata dall’imprenditore Filippo Liverini: “Permettetemi di fare un ′appello′ ai colleghi imprenditori. È facile dire: ′I giovani vanno via′; ma siamo noi i primi a ‘sottopagare′ i giovani che dopo l’Università vengono a lavorare da noi. Creiamo qui le stesse condizioni, se non migliori, che essi trovano altrove e vedrete che non lasceranno più questo territorio”. È il modello imprenditoriale fondato su quei valori e principi che hanno reso immortale la figura di Adriano Olivetti: forte spirito di missione che vede la fabbrica al servizio della comunità. Presto ne riparleremo.
GIUSEPPE CHIUSOLO