Imprese agricole in pericolo Economia
La Coldiretti lancia un accorato “appello” alla classe dirigente del Sannio -politici e amministratori, accademici e rappresentanti di categorie- ad incontrarsi, definire una strategia comune e fare quanto possibile, ognuno per la propria parte, al fine di mandare un duplice segnale, di sollecitudine a Regione e Ministero, di speranza alle imprese del sistema produttivo locale. Si tratta di settori strategici dell’economia quali l’agroalimentare, la zootecnia e l’enoturismo: filiere di eccellenza, create senza non poca fatica e tanti sacrifici da imprese modello, che rischiano la chiusura per la insostenibilità dei costi di produzione.
“Flash Mob Stalle” #noilavoriamoaltriguadagnano
Lo scenario del raduno è stato piazza Castello, con lo sfondo di palazzo camerale, la Casa delle imprese. Protagonisti della manifestazione di sensibilizzazione dei cittadini, gli allevatori della filiera zootecnica uniti sotto la sigla Associazione Allevatori Campania-Molise. Tradotto in numeri ci riferiamo a 80.000 imprese, per circa 300mila occupati. Se a queste si aggiungono le aziende dell’indotto, ovvero piccole imprese e artigiani impegnati nella trasformazione e confezionamento dei prodotti, è a rischio un 20% del PIL regionale. Ecco perché bisogna FARE PRESTO.
“È giunta l’ora di dire la verità ai consumatori. Spiegare che i prezzi per allevatori e produttori agricoli -sottolinea Gennarino Masiello, vice presidente nazionale Coldiretti- sono fermi a 20 anni fa, sia sul latte che sulla carne”.
Gli aumenti registrati in Campania non escludono nessun prodotto: pane e pasta, frutta e verdura, latte e formaggi, pesce e carne. La causa è addebitata “al costo dell’energia”, ma non mancano le speculazioni. A soffrirne maggiormente sono produttori, commercianti e ovviamente i consumatori. A guadagnarci i colossi della grande industria di trasformazione e della grande distribuzione organizzata.
“Un esempio tangibile è sul latte: si acquista a 0,35 centesimi alla stalla, si vende sullo scaffale a 1,50 euro. Dobbiamo trovare il modo per garantire, a chi lavora e produce, la giusta remunerazione”.
Da qui la volontà di unire i diversi attori del territorio e determinare una strategia d’intervento comune, inclusiva e condivisa.
“Dobbiamo aprire un tavolo di confronto per analizzare concretamente come affrontare le questioni e come procedere, consapevoli –aggiunge Masiello- che non esistono soluzioni immediate, ma bisogna iniziare a lavorarci perché ci riferiamo a settori che hanno un notevole impatto sulla nostra economia”.
Mai come in questo momento gli obiettivi di micro, piccole e medie imprese dei diversi comparti sono comuni, pertanto è essenziale presentarsi con una veste comune. Il rischio ormai palese a tutti è di affrontare la transizione energetica in atto senza un governo dei processi, con tutto quello che ne consegue in termini di costi economici, ambientali e ovviamente sociali.
“Oggi ai consumatori parliamo di zootecnia, il settore che sta subendo il colpo più duro dall’aumento dei costi. Ma è chiaro che presto toccherà anche ai cerealicoltori, ai vitivinicoltori e a tutti gli altri attori delle filiere -spiega Davide Minicozzi, presidente dell’Associazione Allevatori. Lo stiamo vedendo con i concimi, l’abbiamo visto per le semine di grano duro, i carburanti per le operazioni di lavoro e per la bolletta energetica. È diventato per tutti molto difficile reggere il colpo. Da qui il nostro appello alle istituzioni e alla classe dirigente affinché si mettano in campo politiche e strumenti adeguati. Ma, soprattutto, bisogna fare in fretta”.
GIUSEPPE CHIUSOLO