In Italia come nel Sannio solo il gioco d'azzardo non è in crisi Economia
Se la pandemia ha causato perdite per svariati miliardi di euro in diversi comparti della nostra economia, un settore che non conosce crisi è sicuramente il gioco d’azzardo. Anzi, lo stare chiusi in casa e la voglia di sperare ancora nella fortuna ha spostato migliaia di persone su internet, spesso dirottati su siti esteri che difficilmente sono controllabili dalle autorità di regolamentazione.
Senza voler assolutamente stigmatizzare una attività quando è perfettamente lecita e legale, è doveroso al contempo sottolineare i rischi che il gioco d’azzardo ha insiti nella sua stessa natura: quando il gioco diventa vizio ecco presentarsi una piaga della società moderna.
Stando agli ultimi dati dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave in Italia ci sono dagli otto ai dieci milioni di giocatori, dei quali ben 1,3 milioni sono malati di ludopatia accertata (fonte Ministero della Salute). Ancora più grave, se possibile, è il fatto che benché la ludopatia sia ormai universalmente riconosciuta come dipendenza grave e pericolosa, sono appena 12 mila i soggetti che ammettono di avere un problema serio e cercano aiuto nelle strutture preposte.
Un numero spaventoso di utenti, invece, continuamente sperpera denaro non solo nelle famigerate slot-machine, ma anche nei più comuni, e a torto considerati innocui, gratta e vinci e similari, oggi presenti ad ogni angolo delle strade.
Immane la quantità di denaro che viene giocato (e perso) ogni anno nel nostro Paese: le ultime stime superano addirittura i 100 miliardi di euro, il valore di almeno tre finanziarie, con volume di affari in continua crescita.
Il Sannio non è certo immune da questo pericolo tanto che gli ultimi dati disponibili parlano di una spesa procapite nel gioco d’azzardo di ben 1.140 euro. Se il dato rilevato è più basso di altre località italiane, è anche vero che il nostro territorio, già in grave crisi economica da decenni, vede bruciare cifre incredibili mese dopo mene, anno dopo anno.
Cosa ancor più preoccupante è che i dati fin qui mostrati si riferiscono solo ai giochi legali e regolamentati; quelli disponibili presso le ricevitorie e le sale slot autorizzate dai Monopoli. Stimare il sommerso non è cosa semplice e le cifre ufficiali sarebbero solo la punta di un iceberg infinito.
Il mercato parallelo del gioco è un mondo torbido dove criminalità e vizio siedono tranquilli allo stesso tavolo e non è un caso che li dove c’è un gran numero di giocatori prosperano usura e riciclaggio.
Benevento non è nuova a indagini giudiziarie su tali questioni e li dove non arriva la magistratura arrivano le sentenze dei cittadini vittime degli usurai cittadini.
Le denunce sono poche, ma come il più classico segreto di pulcinella di questa città che tutto ascolta e tutto osserva, sono state assai sospette negli anni le aziende e le attività economiche passate di mano in mano, da un intestatario all’altro; all’improvviso, dall’oggi al domani.
Nel bisbiglio rumoroso della provincia assonnata nomi e cifre sono circolati di bocca in bocca, di pettegolezzo in pettegolezzo sulle speculazioni e sulle sfortune di questo o di quel soggetto che aveva buttato al vento l’intero patrimonio di famiglia.
Nell’intricato sotterraneo del gioco d’azzardo sannita, quello dei grandi giocatori di carte e dei grandi scommettitori, il confine tra vittima e carnefice si assottiglia pericolosamente e in un quadro di chiaroscuri tutti in qualche modo sono artefici e complici delle proprie sfortune.
Le misure a contrasto della ludopatia non sono poche ma i risultati non sono assolutamente incoraggianti. In un Paese come il nostro dove i casinò sono banditi (salvo poche eccezioni) ma nel contempo si autorizzano giochi del tutto simili per meccanismo e pericolosità il fascino del giocatore elegante e raffinato dell’immaginario monegasco, lascia ben presto lo spazio ad una cruda realtà di solitudine, disperazione e miseria più nera.
Grandi fortune dilapidate in una mano sbagliata di carte e intere famiglie logorate e impoverite senza possibilità di appello.
ANTONINO IORIO