Nel Sannio troppe Start up si sono rivelate un flop Economia
Negli ultimi anni è stato un continuo parlare di start up e progetti innovativi, che avrebbero dovuto cambiare, e per sempre, il mondo dell’economia anche grazie all’arrivo del digitale.
In economia la start up altro non è che una impresa emergente, molto spesso fondata e creata da giovani, che cerca di imporre un proprio prodotto o servizio sul mercato, anche e soprattutto grazie all’utilizzo di internet e delle nuove opportunità offerte dal mondo digitale.
Così negli ultimi dieci anni non si è fatto altro che parlare di investimenti e di incubatrici di queste nuove realtà economiche/aziendali che avrebbero dovuto rivoluzionare il mondo e la nostra vita di tutti i giorni nei settori più disparati. Ci sono start up nel campo medico, nel campo industriale, in quello tecnologico, passando dalle più strane e stravaganti che si occupano di vendere seguaci sulle piattaforme social o quella per imbustare dei frullati.
Conferenze, meeting, titoloni sui quotidiani di tutta Italia eppure sembra proprio che ad oggi tutto il sistema e la logica dietro molte start up stia per implodere facendo scoppiare una bolla senza precedenti.
Dopo aver ricevuto milioni, se non miliardi, in finanziamenti pubblici e sovvenzioni private, ad oggi sono poche le realtà aziendali che hanno maturato una stabilità tale da generare profitti e rendere guadagni ai loro finanziatori; la stragrande maggioranza di loro ha chiuso nel giro di pochi mesi dalla fondazione lasciandosi dietro di se ingenti perdite e prestiti non rimborsati.
Spinte anche da molte aziende note, più propense a costruirsi una reputazione social ammiccando ai giovani consumatori, più che per una reale volontà di crescita e investimento in un progetto, le start up spesso si sono rivelate enormi scatole vuote, magari carine “esteticamente” ma del tutto prive di contenuti.
Messe su in piedi da giovani, giovanissimi, con il sogno, legittimo e ammirevole, di voler sfondare in un business scelto tra quelli disponibili, tali realtà aziendali si sono rivelate assai fragili: giganti con i piedi d’argilla.
Nella fretta di lanciarsi nel mercato e con un pizzico di vanità nel voler essere subito sotto i riflettori, molte di queste società dal sito internet sofisticato, rimangono in un limbo indefinito senza alcun servizio da offrire. In un mondo che sembra guardare sempre più alla forma che alla sostanza, sono state allestite centinaia di vetrine sfavillanti senza alcun prodotto da poter esporre e se proprio qualcosa è messo in bella mostra, si tratta nella maggior parte dei casi di prototipi, progetti su carta o idee stilizzate; mai davvero entrate nella successiva fase di vendita ai consumatori.
Anche nel nostro Sannio, la nuova moda delle start up ha galvanizzato giovani e istituzioni abbagliate dalle sfavillanti opportunità che si aprivano.
E’ sacrosanto essere aperti sempre alle nuove opportunità e alle nuove tendenze ma è altrettanto importante avventurarsi in settori così particolari con la giusta preparazione tecnica.
Negli anni, nella nostra provincia, sono state reclamizzate decine di imprese innovative senza però riuscire, quasi mai, ad evolversi dall’iniziale fase embrionale. C’è la start up che agevola nella ricerca di finanziamenti, c’è quella nel settore turistico e quella nel settore agricolo; purtroppo per la stragrande maggioranza di loro il grande lavoro imprenditoriale si è arenato poco dopo la creazione di una pagina Facebook e la registrazione di un dominio internet.
Poche sono le eccezioni a questa negativa tendenza e le uniche vere realtà innovative che piano piano si stanno facendo strada nel piccolo Sannio sono quelle ad altissima specializzazione tecnologica, segno che la professionalità non può improvvisarsi rincorrendo il sogno astratto di essere tutti business-man. Solamente chi porta con se un vero e solido bagaglio di conoscenze, unito alla voglia di sperimentare, riesce piano piano a imporsi in un settore così altamente competitivo e severo nello scegliere i suoi protagonisti. Purtroppo nella nostra provincia sembra quasi mancar il substrato fertile affinché i germogli della preparazione e del merito possano radicare e crescere robusti e così, una grande occasione per creare occupazione, sfuma inesorabilmente ogni qualvolta una persona meritevole è costretta ad emigrare altrove per realizzarsi nel proprio lavoro.
Se in altre realtà italiane ed europee stanno crescendo vivai solidi e meritevoli per il necessario cambio generazionale nei settori tecnologi più disparati, ancora una volta il dormiente Sannio non riesce a svincolarsi dalle antiche logiche che preferiscono l’apparenza alla sostanza; la pubblicità momentanea di improvvisati imprenditori alla crescita occupazionale solida e duratura.
ANTONINO IORIO