Questione occupazionale, dal Sud 1 donna su 3 lavora al Nord Economia
Il tema del lavoro è particolarmente dibattuto dagli esperti e dai politici, esso rappresenta lo snodo irrinunciabile per aggredire la crisi strutturale e congiunturale, che attanaglia l’Italia. Le differenze nel mondo del lavoro marcano la disparità tra l’uomo e la donna. La SVIMEZ (Associazione per lo Sviluppo dell’Industria del Mezzogiorno) - ente senza fine di lucro, istituito il 2 dicembre 1946 -, ha diffuso i primi dati, enucleati in uno studio inerente la condizione delle donne nel Meridione.
Tra le endemiche questioni del Sud che riguardano diversi aspetti nel contesto socio-culturale, la problematica del lavoro inerente l’universo femminile consente di cogliere uno spaccato con poche luci e tante ombre. Dallo studio sviluppato dalla SVIMEZ, i risultati emersi dalla elaborazione dei dati raccolti evidenziano che il gentil sesso vive un particolare paradosso con risvolti ancora irrisolti.
Le giovani donne del Mezzogiorno nonostante siano le punte avanzate dei processi di modernizzazione del Sud, che hanno profuso le migliori energie nel percorso della formazione e della conoscenza, con i livelli simili a quelli della penisola, tuttavia sono relegate ai margini delle dinamiche del lavoro. La società italiana immobile, sempre più diseguale, di fatto non ha ancora eliminato il divario tra l’uomo e la donna per la questione occupazionale.
I risultati elaborati rilevano il tasso di disoccupazione femminile nel 2017, che si attesta al 21,9% nel Meridione mentre delineano scenari totalmente diversi al Centro Nord con il 9,1%. Gli indicatori, inoltre, determinano ancora disparità occupazionali per le giovani donne, tra 15 e 24 anni, la forbice si allarga notevolmente al Sud con il 53,3%, intanto nelle regioni centrali e settentrionali il tasso è pari al 27,7%.
E’ utile precisare che le donne del Sud, inserite nel circuito occupazionale, una su tre lavora al Nord, circa il 62%, accettano maggiormente la mobilità rispetto agli uomini. Nel reddito medio mensile una donna laureata ed occupata al Meridione guadagna 1000 euro, mentre gli uomini 1300. Comparando il mercato del lavoro in Europa, le percentuali inerenti l’occupazione appaiono davvero preoccupanti.
Nella fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni, nel 2017, il tasso si attesta al 63,3%, nel Centro Nord non è distante dalla media europea al 61,9%, nel Meridione con il 34,6%, il divario con l’UE, mostra un differenziale di 25 punti, ma negli mesi ha raggiunto 30 punti. La Puglia, la Calabria, la Campania e la Sicilia, si collocano nelle ultime quattro posizioni rispetto alle altre in Europa, con valori occupazionali intorno al 30%, circa 35 punti inferiori alla media europea, con distanze siderali con le donne del Centro-Nord.
L’occupazione femminile al Sud ha subito un notevole decremento tra il 2008 e il 2014, in cui la crisi economica ha accentuato la marginalità occupazionale.
Le giovani donne del Meridione, in particolare, tra i 15 e 34 anni, hanno perso oltre 194 mila posti di lavoro. Con la recessione degli anni successivi alla crisi tra il 2014 e il 2017, sono stati recuperati soltanto 6 mila posti di lavoro. L’andamento positivo nel circuito occupazionale, determinato dalla ripresa dell’economia, ha favorito le donne dai 50 anni in su, che hanno modificato i rapporti di lavoro a tempo pieno con il part time, per sbarcare il lunario e per vivere dignitosamente tra le innumerevoli difficoltà esistenziali.
NICOLA MASTROCINQUE