Troppi centri commerciali a Benevento Economia

Negli ultimi mesi, il Comune di Benevento ha annunciato che un nuovo centro commerciale sorgerà in località San Vito, subito dopo un terzo polo già autorizzato in zona Capodimonte. Due nuovi insediamenti commerciali, dunque, che si aggiungerebbero ai due centri già esistenti (“I Sanniti” e “Buonvento” ndr).

Senza entrare nel merito della querelle politica che si è accesa dopo la notizia, proprio perché questo inserto è dedicato ai giovani, è doveroso guardare la questione anche con gli occhi di un giovane sannita. La prima domanda allora, che a un giovane beneventano sorge spontanea è: servono altri centri commerciali a Benevento? La risposta è, a nostro parere, negativa.

Di fronte all’esistenza di due poli commerciali già attivi, serve una visione di sviluppo alternativa che non può ridursi alla retorica qualunquista del costruire centri commerciali all’infinito, portando come argomentazione a supporto i posti di lavoro che questi ultimi creerebbero. Infatti, come più volte detto sulle colonne di questo giornale, il saldo demografico per Benevento e il Sannio si chiude ormai da anni in negativo, con migliaia di giovani che abbandonano la città e la provincia alla ricerca di un’occupazione altrove.

Nei fatti, quindi, anche questa argomentazione è smentita, poiché a fronte di posti di lavoro creati dalla Grande Distribuzione Organizzata, i costi economici e sociali per la città e la provincia sarebbero molti alti, con lo svuotamento definitivo del centro storico e delle zone centrali, a favore di centri commerciali alle porte della città che implicherebbero anche un modello poco sostenibile dal punto di vista ambientale, dovendo i cittadini raggiungere prettamente in auto i detti centri.

Se vogliamo veramente dare una speranza di futuro ai ragazzi del Mezzogiorno d’Italia, serve una visione strategica a lungo termine, pensare a come vogliamo le nostre città tra vent’anni, non la logica della ricerca continua del consenso che fa ragionare solo in termini di scadenze elettorali.

In questo anno e mezzo di pandemia appena trascorso, abbiamo compreso come lo spirito comunitario sia elemento imprescindibile e andrebbe quindi incentivato con il commercio di prossimità, studiando un piano di rivitalizzazione delle aree centrali dove ormai si cammina tra vetrine vuote.

Da questo punto di vista, incentivare i cosiddetti centri commerciali naturali, ossia le aree di shopping dei centri storici, può rappresentare una soluzione non solo dal punto di vista economico ma anche sociale, perché una città più vissuta è una città che non muore. Sembra un concetto banale ma non lo è affatto. Svuotare ulteriormente una città, per confinarne i cittadini in aree esterne quali i centri commerciali, fa male alla città stessa che a poco a poco muore.

Si parla tanto, inoltre, di sostenibilità ambientale, ma i centri commerciali costruiti in maniera sproporzionata alle dimensioni cittadine, non vanno certo in quella direzione, senza considerare il consumo ulteriore di suolo.

Lo sviluppo delle aree interne non può che passare da una visione prospettica. Senza questa visione, Benevento come tante altre realtà simili è destinata a morire nella lenta agonia in cui attualmente si trova.

Ma la domanda che un giovane si pone è: ma per chi li costruiscono tutti questi centri commerciali, se gli abitanti diminuiscono sempre di più? Ai posteri l’ardua sentenza, ai contemporanei e anche ai ragazzi il compito di farsi sentire per invertire la tendenza. Non sarà facile, ma è doveroso provarci e pretendere progetti di sviluppo reale per una città dal potenziale spaventoso, incapace però di andare nella direzione giusta. Investiamo in modelli nuovi di sviluppo, nel turismo.

Si facciano scelte coraggiose che alla lunga però avranno un ritorno, Basta con le cattedrali nel deserto, basta con i cittadini visti come meri consumatori.

E intanto quei treni ad alta velocità in arrivo (finalmente) alla stazione di Benevento, rischiano di diventare anziché strumento di crescita, mero mezzo di emigrazione. Ma questa è un’altra storia…

ALESSIO ERMENEGILDO SCOCCA