GUARDIA SANFRAMONDI - Dal 19 al 25 agosto i Riti Settennali di Penitenza in onore dell'Assunta Eventi
Ormai ci siamo. È solo questione di giorni e Guardia Sanframondi sarà di nuovo alla ribalta del mondo intero. Come avviene ormai da lunghi secoli, questo anno, dal 19 al 25 agosto, si celebreranno i celeberrimi Riti Settennali di Penitenza in onore dell’Assunta.
Nati per “promuovere il culto all’Assunta”, molto prima che Pio XII proclamasse il dogma dell’Assunzione nel 1950 (ragion per cui si può senz’altro ritenere che il culto stesso fosse agevolmente definito come “infallibilità passiva”), nel loro iter hanno avuto sempre una cadenza settennale, eccezion fatta per le tante uscite straordinarie della Madonna, le cosiddette “processioni di penitenza”, per impetrare grazie e favori dal buon Dio per eventi eccezionali, o, almeno in un caso, per riparare danni causati dal furto sacrilego di ex voto (siamo a circa cento anni addietro).
Sui Riti e dei Riti tanto si è sin qui scritto e, certamente, tanto si scriverà ancora, sia con la pubblicazione di libri, sia di articoli su quotidiani e periodici, a firma anche di quei giornalisti e studiosi che si riverseranno a Guardia con l’errata convinzione di capire i Riti, con una fugace visita di un giorno o di una settimana.
Ciò perché i Riti non mancano di stupire sia chi li ritiene - a ben ragione - una profonda manifestazione di fede, e chi - al contrario - li vede come uno spettacolo degno di altri tempi (leggasi medioevo), ma fuori da ogni logica dell’oggi.
E’ vero che ognuno è libero di esprimersi come vuole e nel modo che ritiene più opportuno o più consono al suo credo o alla sua cultura laica o spirituale; ma è altrettanto vero che per esprimere un giudizio serio sulla complessa manifestazione, è necessario - indispensabile direi - capire i Riti, penetrarsi in essi e per fare ciò non basta vivere a Guardia per un giorno o una settimana, o parlare con occasionali interlocutori, e strappare risposte che più soddisfano lo scopo per cui si è avviato il discorso (molte volte denigratorio).
Se si vuole rendere un giusto servizio, bisogna “studiare” i Riti, calandoli, prima di tutto, nell’antropologia teologica e biblica e poi in quella culturale. Perché i Riti sono complessi, come complessa è l’umanità intera. La domanda che spesso mi è stata rivolta ha riguardato due aspetti di questa grandiosa (mi si lasci passare il termine) manifestazione di fede: 1) l’aspetto folklorico, inteso come sagra; 2) l’aspetto religioso.
Nel primo caso ho sempre sostenuto e dimostrato che di folklore e di sagra non c’è assolutamente niente. Chi viene a Guardia in quei giorni, noterà certamente che non vi sono luminarie né striscioni propagandistici di sorta; non ci sono né bancarelle che vendono giocattoli o qualsivoglia altra cosa né banchi attrezzati per la ristorazione di strada; che il paese non è addobbato né l’occhio si consola ammirando fuochi di artificio che nella notte dovrebbero squarciare i cieli. Niente di tutto questo!
Nel secondo caso c’è molto da dire. Prima di tutto che ai Riti ci si prepara per un intero settennio. Ogni primo sabato del mese (a partire da quello successivo alla celebrazione) i Guardiesi - e tanti dai paesi viciniori - celebrano in Basilica una veglia mariana nelle tarde ore serali. Scopo è quello di far accrescere la propria fede, per continuare l’intimo silenzioso colloquio con la Madonna, per invocare il suo intervento per particolari necessità personali e per quelle generali che attanagliano questo mondo inquieto ed irrequieto.
Per quanto riguarda poi la settimana di celebrazioni (che inizia il lunedì dopo il 15 agosto), non è difficile dimostrare che è tutto un discorso spirituale e che, quindi, il folklore non c’entra niente.
Andiamo per ordine: il lunedì il Rione Croce celebra la sua giornata di penitenza, portandosi in corteo in Basilica, ascoltando la Parola di Dio e confessandosi. Nei giorni seguenti vi sono due cortei processionali distinti: il martedì il Rione Croce celebra la sua giornata eucaristica, riportandosi sempre processionalmente in Basilica, partecipando alla Messa e comunicandosi; il Rione Portella, celebra la sua giornata di penitenza e il mercoledì la giornata eucaristica, mentre il Rione Fontanella si sottopone alla sua penitenza; il giovedì questo celebra la giornata eucaristica e il Rione Piazza la giornata di penitenza e il venerdì è la sua giornata per la Comunione.
Il sabato è riservato alla penitenza del Clero e delle Associazioni Cattoliche con la conseguente, commovente apertura della lastra. Nell’ultima edizione dei Riti (2017) con tanti sacerdoti, diocesani ed extra diocesani, erano presenti ben tre Vescovi: mons. Battaglia (attuale arcivescovo di Napoli, all’epoca Vescovo della nostra Diocesi) che portava la nuda Croce e presiedeva la Processione; mons. Antonio Franco, Nunzio Apostolico; mons. Francesco Orazio Piazza, vescovo di Sessa Aurunca, oggi di Viterbo. Tutti privi delle insegne episcopali.
Le presenze episcopali ai Riti iniziarono nell’anno 1960, con mons. Felice Leonardo (giovane Vescovo, aveva 45 anni di età) che volle vivere questa giornata come un comune fedele, e da allora tutti i Vescovi che si sono succeduti hanno ottemperato a questa loro sentita necessità. (Per dovere di informazione storica va anche detto che nel 1874 mons. Sodo aveva espresso il desiderio di partecipare ai Riti, ma glielo impedì la concomitante festa della SS.ma Trinità, cui è dedicata la Cattedrale di Cerreto Sannita).
Nelle due settimane successive alla Processione generale, l’Assunta è vegliata per tutto il giorno e fino a tarda notte. I cori rionali prestano servizio liturgico, a turno, fino a quando la Madonna viene riposta nella sua nicchia.
Nel parlare dei Riti non si può non ricordare l’aspetto penitenziale. Tutti fanno penitenza, chi in un modo, chi nell’altro, perché essa è l’anima dei Riti. In modo particolare i Battenti ed i Flagellanti, perché la loro è una penitenza diversa, più forte, più appariscente all’occhio umano. Quella che a qualcuno ha fatto dire che, in effetti, i Riti sono solo ed esclusivamente i Battenti. Nulla di più falso: i Battenti non sono i Riti ed i Riti non sono i Battenti. Questi si sottopongono sì ad una penitenza diversa, più dura, ma sempre nel quadro complessivo dei Riti che, tramite i singoli misteri (quindi anche quello di San Girolamo, che è il loro) vogliono dare un messaggio ben preciso ai Guardiesi e a tutti coloro che in quella settimana vengono a Guardia sia con l’animo del turista che con lo spirito di chi, alla luce di quanto proposto (i misteri), vuole rivedere il proprio modus vivendi.
Del resto è questo lo scopo dei Riti Settennali di Penitenza in onore dell’Assunta!
CARLO LABAGNARA