5G contro i pini? In primo piano

Come mai non solo a Benevento, ma anche in altre città d’Italia, si procede a tagli di alberi, soprattutto pini?

Gira sui social una argomentata dichiarazione (quasi una conferenza) di un Tizio, il quale avanza l’ipotesi di una manovra studiata a tavolino per far trovare tutte le strade urbane pronte all’impianto di pannelli ogni 500 metri per la ripetizione di microonde per la tecnologia 5G.

Sostiene il Tizio (Massimo Mazzucco, blog Luogocomune ) che alberi fronzuti, soprattutto se organizzati in filari, sarebbero di ostacolo al passaggio delle onde elettromagnetiche di questa nuova tecnologia, la quale è ritenuta un connotato insostituibile della modernità. Come se non bastasse, se ne parla anche (del 5G) come di una possibile causa scatenante la pandemia che ci tiene tutti chiusi in casa.

Fosse vera la tesi degli alberi ostacolo alla nuova tecnologia, ci troveremmo di fronte ad una minaccia ben più grave di quella ufficializzata in una delibera della Giunta Comunale beneventana del 3 marzo 2020.

La sentenza di morte, mediante taglio, dei pini del Viale degli Atlantici, di via Pacevecchia e di Via fratelli Rosselli è motivata dalla malattia delle piante. Poiché nessun competente ha mai redatto un tale referto, pur dopo reiterati tentativi, e nonostante difformi pareri acquisiti a Palazzo Mosti e riassunti della delibera del 3 marzo, all’unanimità la Giunta Comunale ha deciso di affidare alla struttura tecnica del Comune il compimento di questo capitolo finale del Massacro del Verde a Benevento.

Che gli assessori, senza fiatare, abbiano recepito l’opinione del sindaco sulla base di questa teoria della liberazione dell’aria a favore del 5G?

Si sarebbe materializzata anche a Benevento, così come inopinatamente in tante altre parti d’Italia, una adesione tanto entusiastica alle pretese della nuova tecnologia al punto da sacrificare un bene pubblico tutelato dalla Costituzione e senza preventivamente procedere ad una modifica del Regolamento comunale del 2008?

Non abbiamo elementi per avallare le tesi del social-predicatore. Ma non riusciamo a trovare una qualsiasi plausibilità alla cocciuta perseveranza del Comune, del quale siamo parte come cittadini e come contribuenti (per imposte e passione culturale).

E’ la delibera del 3 marzo che legittima le nostre perplessità. Non tanto l’unanimità dei presenti in una riunione che inizia alle 16,30 e non si sa quanto è durata, poiché nel verbale non c’è l’orario di fine lavori; ma la citazione di documenti contraddittori ci costringe a ritenere non adeguatamente motivata una drastica deliberazione che risolve il problema della salvaguardia dei pini in una totale falcidia.

Ci è parso di capire che di fronte a contraddittorie proposte, si sia presa per buona una perentoria affermazione dell’agronomo Aniello Andreotti, dirigente della Regione Campania, il quale un anno e mezzo fa manifestava “l’idea irremovibile che i Pini Mediterranei in Viale Atlantici vadano assolutamente abbattuti”. Senonché dopo questa frase, il dirigente regionale passava all’esame di altre ipotesi. Questa frase (chiarissima, ne diamo atto) non era la conclusione della sua relazione, ma una sorta di ipotesi frettolosa, dopo di che si esaminavano varianti e soluzioni di compromesso. Il tutto nella stessa lettera.

Tant’è che il Comune, nonché procedere all’abbattimento di tutta l’alberata, tornò alla relazione dell’esame visivo fatto nel 2018 dalla ditta che si era aggiudicata il Servizio del Verde cittadino e convocò una commissione di esperti, dei quali esperti uno (l’arch. Maurizio Salomone Megna) contestò e non firmò il documento redatto, facendo conoscere i motivi del dissenso.

Se la memoria non fallisce, ci pare che l’ordine degli agronomi si tirò fuori da ogni impiccio, comunicando che, se il Comune voleva servirsi della competenza degli agronomi beneventani, doveva addivenire ad incarichi professionali retribuiti con singoli professionisti e non con l’Ordine.

C’è dell’altro. Alcuni pini, ritenuti pericolanti, furono tagliati e di essi è rimasto qualche moncone.

L’anno 2019 inizia con altri numeri. Il delegato al verde parla di dieci pini da abbattere, mentre il tecnico comunale fa una sua diagnosi per 12 alberi. Secondo attenti osservatori “le motoseghe della ditta Barletta Garden di Melito di Napoli, l8 marzo 2019, tagliarono 13 pini”.

Fatti fuori gli esperti, evidentemente semplici consulenti volontari, si arriva ad una perizia di un tecnico consegnata a febbraio di quest’anno, che si avvale solo di una perizia visiva, mentre i professionisti della commissione consultiva avevano indicato come necessarie anche analisi strumentali dell’apparato radicale delle piante. Di malattie non c’è neanche l’ombra: un profano può esaminare i tronconi rimasti e verificare che il legno appare sano, tanto da lagrimare abbondante resina. Per colmo di sventura quest’anno non si vede neanche l’ombra di una processionaria, della quale peraltro non c’è (alla vista, beninteso!) neanche un nido sui rami.

Viene da pensare che quella frase di Andreotti venga estrapolata e posta come sigillo finale di un procedimento, mentre essa è una affrettata enunciazione di una ipotesi di lavoro. Affrettata anche l’individuazione di pino marittimo, laddove si tratta invece di pinus pinea.

Ma la delibera del 3 marzo, mentre mostra una perentorietà da non aprire più nessun’altra discussione, finisce per essere solo un atto di indirizzo alla struttura tecnica, la quale potrebbe iniziare daccapo.

In tutto questo, dopo le famose dimissioni, è cambiato l’assessore al Verde. Nel verbale del 3 marzo, il nuovo assessore non risulta aver preso la parola o indicato qualche strategia o qualche scadenza.

E’ meglio che sulla vicenda cada l’ascia di guerra del 5 G o che la struttura tecnica ricominci da capo con esami strumentali seri, chiamando in causa la Facoltà di Agraria di Portici? Fino a che sono vietati gli “assembramenti”, crediamo che i pini possano respirare.

A scanso di equivoci. Un conto sono i pini storici del Viale degli Atlantici, oggetto di saggi anche nel 2003, prima del rifacimento dei marciapiedi e della pavimentazione della sede stradale, altra cosa sono i pini di via Pacevecchia e Via Rosselli i quali denotano anche alla vista di un comune passeggiatore che l’apparato radicale fu alloggiato in superficie, e in superficie si è proliferato. Da qui anche la pericolosità in caso di condizioni meteo avverse. Per questi non serve alcuna radiografia.

MARIO PEDICINI