A Benevento beni culturali sotto attacco In primo piano

È in atto un attacco senza precedenti ai nostri Beni culturali. Criminalità, scellerata incoscienza, ignoranza, oltre a mancanza di risorse finanziarie, inettitudine: un mix spaventoso che sta portando in agonia una delle leve più importanti su cui puntare per lo sviluppo del territorio, il “turismo culturale”.

È stata una settimana di vera ‘passione’, quella che ha portato alla Domenica delle Palme. Si è cominciati alle ore 1,40 della notte di mercoledì 21 marzo, quando è scattato l’allarme del Museo del Sannio. Qualcuno si è introdotto (le indagini sono tuttora in corso) probabilmente da piazza Arechi, la piazza della cosiddetta movida beneventana, nel “deposito” del Museo del Sannio depredando beni di valore lì custoditi.

Gli inquirenti non hanno ancora stabilito come abbiano fatto a portarli via, ma in ogni caso sono ben 30 gli oggetti antichi di grandissimo pregio che sono stati trafugati. Ma ciò che è peggio, è che altri beni - anche questi di valore incalcolabile - sono stati pesantemente danneggiati mentre i malviventi tentavano di portarli via. Il furto appare chiaramente “su commissione”, affidato tra l’altro a persone che probabilmente non sono veri “tombaroli”, ma criminali improvvisati che non sanno nemmeno come “trattare” i beni rubati.  

Il Museo del Sannio, ricordiamolo, è un’istituzione culturale assolutamente prestigiosa. Istituita nel 1873, è custode dell’identità culturale locale in quanto nelle sue sale espositive sono racchiuse le testimonianze di almeno tremila anni di storia. Un scrigno. Ed è chiaro, pertanto, che si tratta di un vero e proprio attentato ai presìdi culturali delle nostre bellezze artistiche e delle capacità che questo territorio ha saputo esprimere nel corso dei secoli.

La settimana orribile è proseguita nella notte di giovedì 22, con un attacco ancora una volta alla martoriata Spina Verde del rione Libertà, oggetto oltre che di scontri politici, anche di attacchi vandalici e che ormai è incamminata a fare la fine del Malies, una struttura pubblica tra le più bersagliate dai teppisti al punto che è stato necessario “murarla”.

Nella giornata di giovedì è esploso di nuovo il caso dell’Hortus Conclusus di Mimmo Paladino, gloria artistica internazionale, collocato nel cuore della città: in qualunque altro luogo del pianeta sarebbe un punto di riferimento, una meta di richiamo per turisti a frotte. Non a Benevento! Questo spazio incantato dello scultore e pittore sannita, la cui bravura è riconosciuta in tutto il mondo, è ormai abbandonato a se stesso, al punto che dopo la denuncia di circa tre anni or sono esplosa sulle reti Rai e, dopo le solite inconcludenti chiacchiere, nulla è accaduto.

Nella notte tra sabato e domenica, inoltre, il solito idiota grafomane ha imbrattato con lo spray addirittura il ‘torrione longobardo della Rocca’, con una scritta assolutamente priva di senso. Non era mai accaduto prima, anche se a qualcuno era venuto in mente, circa un mese fa, di profanare l’Arco di Traiano con una piccolissima scritta; ma peggio, molto peggio era andata all’epigrafe storica su Ponte Santa Maria degli Angeli sul Canale Morra, nell’estate di due anni or sono.

Si è così arrivati a domenica mattina, giorno dell’iniziativa “Una firma per il Museo”, voluta dal presidente della Provincia, Claudio Ricci, affinché i sanniti testimoniassero il loro amore per lo scrigno di piazza Giacomo Matteotti, sfregiato dal furto. Ha risposto all’appello tanta gente comune: oltre 250 le testimonianze raccolte in un apposito registro. Tutti a condannare il gravissimo episodio perpetrato ai danni del Museo del Sannio, dagli uomini di cultura ai rappresentanti delle Associazioni culturali, fino ai tanti ragazzi e bambini accompagnati dai genitori.

Stranamente, nessun rappresentante delle istituzioni locali: nemmeno un consigliere comunale, tanto per dire. Di fatto è sembrato che queste assenze istituzionali siano state frutto di una polemica di natura… politica. È vero, a pensar male si fa peccato, tuttavia non è possibile che un patrimonio dell’intera collettività trovi sul suo cammino un’afasia da parte delle istituzioni.

Va infine osservato che le risorse finanziarie per riparare ai guasti provocati dai vandali, non ci sono. A questo punto, solo un’accorta programmazione economico-finanziaria e l’apporto di qualche sponsor privato, potrebbe aiutare a risolvere almeno in parte i gravi problemi e dare ai Beni lì custoditi il lustro che meritano, oggi e soprattutto in futuro.  

GIUSEPPE CHIUSOLO 

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