A Benevento il 25 aprile ebbe più significati In primo piano

Il regime fascista formalmente finì il 25 luglio del 1943, quando venne sfiduciato Mussolini a Palazzo Venezia. Doveva essere la chiusura della dittatura ma non lo fu nel senso pieno, né in tutta Italia allo stesso modo; così come l’8 settembre dello stesso anno avrebbe dovuto segnare la fine della guerra, ma non lo fu definitivamente in tutta Italia. A Benevento, come sempre, non si verificarono svolte eccessive: il fascismo finì senza particolare rumore e la democrazia risorse senza particolare clamore. A sinistra gli animatori erano Umberto Musco per i comunisti ed Enrico Rossi per i socialisti. Al centro i ricostruttori erano Giambattista Bosco Lucarelli per i democratici cristiani e Raffaele De Caro per i democratici liberali. Il quale De Caro era certamente il più noto e si mostrava come il più rappresentativo nello scenario politico sannita, anche perché era stato chiamato a far parte del governo Badoglio nel 1944. Fin da allora vi era chi pensava che le posizioni politiche nel Sannio dovessero essere sempre un po’ sfumate, mai radicalmente contrapposte. Basti ricordare l’espressione usata da Raffaele De Caro, alla fine del 1943, quando rivolgendosi ad un alto ufficiale della Vª Armata americana insediata in città, disse che a Benevento non vi erano fascisti... Dopo la caduta del regime dittatoriale, così come nei primi anni dei governo centristi, tra le varie aree politiche sannite si andarono affermando leaders poco aggressivi, piuttosto tolleranti, come Musco e Rossi a sinistra e Bosco Lucarelli e De Caro al centro, i quali pur essendosi compromessi col regimo mussoliniano facevano della loro storia antifascista un vanto ed un merito: si preoccupavano piuttosto di acquisire simpatie e consensi elettorali fondati su altri valori più che sul sentimento antifascista. Forse anche per questo, a cavallo tra gli anni ’40 e ’50, nel Sannio sembrò più facile, rispetto alle altre province campane, la nascita di movimenti di ispirazione neo fascista. E difatti, a partire dal 1952, qui a Benevento la destra missina monarchica si affermò più che ad Avellino e Salerno. Il primo decennio dell’era post-fascista fu caratterizzato dalle indiscusse leadership, decaraiana in campo liberale e  boscolucarelliana in campo democristiano, con una reciproca incompatibilità che segnò appunto un’altra differenziazione del Sannio rispetto ad altre parti d’Italia. Incompatibilità e divergenze che non furono mai un’inimicizia. Difatti mentre in tutta Italia si affermava e governava l’alleanza centrista di ispirazione degasperiana, qui nel Sannio fino al 1955, non vi fu mai una coalizione tra i due tradizionali partiti centristi, la DC di Bosco Lucarelli e il PLI di De Caro. Il dopo 25 aprile nel Sannio, sotto questo aspetto politico, fu molto diverso dal resto del paese. Difatti la prima giunta formata dall’alleanza DCPLI fu quella dell’amministrazione provinciale, con la presidenza di Alessandro Lombardi del 1955, un anno dopo la morte di Bosco Lucarelli. Alessandro Lombardi aveva già presieduto la giunta formatasi, dopo le elezioni del 1952, tra DC e Monarchici. Questo non voleva dire che Bosco Lucarelli fosse un democristiano che guardava a destra, tutt’altro. Non va dimenticato appunto che egli era stato un primario sostenitore della repubblica nel referendum del 1946; il suo essere antidecariano lo portava a considerare i monarchici meno conservatori dei liberali. Egli era un democristiano che condannava ogni forma di massoneria al punto da preferire un rapporto con i monarchici a quello con i liberali. Le competizioni e le divergenze tra Bosco Lucarelli e De Caro caratterizzano le battaglie politiche del primo decennio dell’era democratica nel Sannio: erano competizioni e divergenze tanto coinvolgenti da lasciare quasi fuori campo gli altri partiti, soprattutto quelli di sinistra, a differenza di quanto avveniva nel resto d’Italia.Appunto dove c’era il partito liberale di de caro non poteva esservi la democrazia cristiana di Bosco Lucarelli, e tutto ciò in netta contraddizione con la linea centrista di De Gasperi.

Quindi tra i due storici leader politici sanniti vi erano, oltre a rispetto personale, anche tante divergenze politiche, che peraltro furono evidenziate proprio da Raffaele De Caro quando fece la commemorazione di Bosco Lucarelli alla Camera dei Deputati nel 1954. Tra l’altro disse: “La parte maggiore della mia vita politica si svolse proprio in contrasto con l’uomo che rimpiangiamo unanimemente, a causa delle diversità professate intensamente da Lui e da me senza alcuna deviazione”. Ottant’anni fa subito dopo il 25 aprile, nel Sannio iniziò una accanita divergenza sul piano strettamente politico, sia pure senza “deviazioni” sul piano personale, tra i due consolidati partiti centristi.

ROBERTO COSTANZO