Abbattiamo il Ponte Leproso? In primo piano

Parole chiare: “Ribadisco che tutte le scuole sono in perfetta regola con le normative vigenti in tema di sicurezza e mitigazione del rischio”. A scriverle è l’assessore alle Opere Pubbliche del Comune di Benevento, che scrive pure: “…un lavoro certosino di reperimento di risorse e rinvenimento di carteggi anche molto datati e da rinvenire presso archivi di altri Enti abbiamo svolto e continueremo a svolgere un enorme lavoro per rimediare a manchevolezze e carenze del passato, quando non è stato fatto nulla”. Serve un interprete per capire quel “da rinvenire”, che starebbe a dire che non tutto è stato rinvenuto (cioè trovato) durante quel “lavoro certosino”.

Facendo un po’ di conti l’assessore potrebbe aver ragione, perché l’amministrazione in carica dura da sette anni e anche gli altri dieci precedenti (sindaco Fausto Pepe), con Pasquariello e altri, erano sotto la stessa guida di Clemente Mastella. Insomma c’è stato tutto il tempo di mettere a norma tutto.

Come mai, allora, si devono demolire i fabbricati delle scuole medie Torre e Bosco Lucarelli? Ci sono stati crolli di muri, cedimenti di fondazioni, sfondamenti di tettoie che questa stessa amministrazione ha avuto il merito di peritare? L’assessore dice insomma che tutto è in regola, meno qualche cosa che in regola non è? Che cosa si è scoperto durante il “lavoro certosino di reperimento di risorse”? Nel “rinvenimento di carteggi” ci sono “manchevolezze e carenze del passato”. Nei dieci più sette anni nessuno è mai andato a visitare i carteggi del passato?

O forse la visione di soldi con Pnrr et similia ha fatto balenare nella fantasia di qualcuno l’idea che si potesse ammassarne per ravvivare l’economia domestica con progettazioni, gare di appalto, arrivo di imprese da fuori, collaudi, inaugurazioni?

Si sono trovati canali e ci si è aperti a qualche sollecitazione?

Sullo sfondo c’è infatti questa consapevolezza che i soldi nuovi in arrivo sono comunque cosa buona per la città.

Non sono stati finanziati lavori progettati e rinvenuti nel laborioso impegno di trovare carte del passato, ma sembra che la gestione dei soldi in arrivo, garantiti da un governo poco amico (figurarsi se fosse stato amico), non abbia sollecitato la fantasia degli spenditori.

Per esempio, come mai due manufatti identici per forma e dimensione, strutture e progettazione sono l’uno da abbattere e l’altro solo da ritoccare. Mi riferisco a due edifici scolastici realizzati dopo il terremoto del 1980. L’uno vicino al fiume Sabato e l’altro a Pacevecchia, nei pressi del campo di rugby. Ebbene, l’edificio in co’ del fiume (oggi adibito a servizi comunali) è destinato alla demolizione, sostituito da una struttura in acciaio perfettamente identica nelle misure esterne e nella cubatura; l’edificio gemello di Pacevecchia è stato curato ed è rimasto in piedi (inaugurazione solenne a inizio di quest’anno scolastico).

Se c’era da intercettare le mance del governo Meloni, non si poteva pensare a opere nuove, che so il raddoppio del ponte sul torrente San Nicola della ex 90bis tra Rione Mellusi e Rione Capodimonte, ma soprattutto tratto-strozzatura tra la viabilità circolare e il raccordo autostradale di Benevento Centro. Certo il costo del raddoppio (cioè un ponte in acciaio, come si fece per il ponte di Santa Maria degli Angeli sul fiume Sabato) forse non attinge la vetta della operazione distruzione-ricostruzione della Federico Torre. Né forse bastava neanche aggiungere una laboriosa ricerca di carteggio.

Restando in tema di scuole, si è pensato per niente a dare fondo alla laboriosità calcolando l’andamento delle natalità negli ultimi cinque anni, ma soprattutto calcolando la curva di tale fenomeno di cui il Comune come ufficio d’anagrafe (che è servizio statale) dispone per una corretta gestione non solo dei soldi. Se la popolazione del capoluogo è scesa da 61.489 del 2011 a 56.916 del 2021 significa un calo del 7,42 per cento. E’ impensabile che l’andamento possa invertirsi, anziché abbattere e ricostruire (se ci si riesce), bisogna prendere in mano i numeri e programmare il futuro a cinque, dieci e venti anni.

Da studioso curioso (evidentemente poco esperto) mi piacerebbe conoscere i piani prospettici in base ai quali si costruisce lo stesso numero di aule, laddove sarebbe necessario costruire aule diverse da quelle formula-cattedra-trefile di banchi monouso dove passare l’intera giornata. Mi piacerebbe vedere aule destinate all’insegnamento della matematica, attrezzate con computer e lavagne di ogni tipo, dove le classi si spostano per macinare la materia in un ambiente stimolante e riconoscibile. E mi piacerebbe, finalmente, vedere palestre e aree all’aperto per la educazione fisica e le attività sportive aggiuntive con istruttori e volontari qualificati: la scuola come servizio educativo più largo.

E poi aprirsi a contributi e confronti con altre realtà, vicine e lontane.

In altre parole: mettere le mani sulla scuola e pensare di farlo da soli non è mestiere di assessori.

Ritornando al tema, si è pensato di abbattere per ricostruire perché era questa la condizione per avere i soldi. Senza pensare al valore dell’abbattuto. Lo dice anche l’onorevole Rubano a Pietronigro (Gazzetta di Benevento, sabato 5 ottobre): “Qualcuno diceva che bastasse metterlo in sicurezza, ma non è così. Con quel finanziamento lo Stato ha dato questa opportunità ma solo per l'abbattimento e la ricostruzione di quell'immobile scolastico.
A quel punto io, da sindaco, atteso che non c'è una occasione di finanziamento per la messa in sicurezza, preferisco cogliere l'opportunità di abbattere e ricostruire
”.

Siamo in queste mani. Peccato che nessuno abbia pensato di abbattere il ponte Leproso. Ci sarebbe arrivato un finanziamento per fare un nuovo ponte a dodici corsie.

MARIO PEDICINI