Agostino Petraccaro, un torrecusano a Porta Pia In primo piano

La breccia di Porta Pia, ovvero la presa di Roma da parte dell'esercito italiano nel 1870, sancì l'annessione di Roma al Regno d'Italia (nato il 17 marzo 1861). Le operazioni furono guidate dal generale Raffaele Cadorna, mentre a capo delle tre divisioni che costituivano il corpo d'armata il governo aveva posto i generali Emilio Ferrero, Gustavo Mazè de la Roche e Nino Bixio. La storia è nota. L'attacco allo Stato Pontificio fu mal digerito da Papa Pio IX, che si rese prigioniero volontario del Vaticano e rifiutò le “guarentigie”, cioè una serie di prerogative che il governo riconosceva alla sua persona: inviolabilità, onori sovrani, guardie armate al proprio servizio, oltre ad una cospicua somma di danaro per avere invaso gli appartamenti pontifici. Poi, non contento, il Sommo Pontefice scomunicò lo Stato appena nato.

L'ottimo Mario Pedicini, già Provveditore agli Studi, editorialista della nostra testata ed appassionato Direttore e animatore culturale del Centro Studi del Sannio, ha da poco iniziato un affascinante percorso che ci conduce attraverso la storia del “Novecento inquieto”. Mentre ci prepariamo a gustare le dottissime conversazioni programmate per lunedì 20 e lunedì 27 novembre prossimi è forse interessante conoscere la storia di Agostino Petraccaro, un soldato di Torrecuso che combatté alla breccia di Porta Pia.

Nato l'8 maggio 1844 e morto il 3 maggio 1928, a 84 anni, Petraccaro fu fregiato di una medaglia commemorativa, sulla quale era scritto: “Roma rivendicata ai suoi liberatori”. La medaglia era accompagnata da un attestato di benemerenza inviatogli dall'Urbe. Vi era scritto: “S.P.Q.R. - Medaglia ai benemeriti della Liberazione di Roma - 1848-1870. La Commissione istituita dalla Giunta Provvisoria del Governo di Roma, in virtù del Decreto del 28 settembre 1870, dichiara che il sig. Petraccaro Agostino soldato del 41° Fanteria, per aver fatto la campagna di liberazione di questa Città nel 1870, ha diritto a fregiarsi della medaglia de' benemeriti della liberazione di Roma. Addì 16 agosto 1871”.

La dichiarazione fu registrata nell'elenco generale n. 8496. Quale veterano nella campagna, nel 1922 gli venne concesso un assegno vitalizio.

Questo documento, di cui riporta “Il Mattino” del 29 settembre 1970, era gelosamente custodito dal nipote materno, Mennato Columbro. Dalle carte di famiglia si evince anche che Petraccaro stava anche per partecipare alla sfortunata campagna del 1866. 

Petraccaro poteva fregiarsi di due medaglie: la prima con la scritta “Unità d’Italia 1848-1870” e la seconda con la fascetta della campagna 1870.

Nelle cerimonie patriottiche Agostino Petraccaro portava una medaglia sulla giacca. Inoltre gli fu riservato di tenere la bandiera municipale in diverse occasioni.

LUCIA GANGALE

Nela foto Agostino Petraccaro con sua moglie Teresa e il nipote Mennato Columbro

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