Angelo Moretti candidato sindaco: ''Sono pronto a sfidare la vecchia politica'' In primo piano

Dunque lei ha deciso di sfidare il sindaco uscente Clemente Mastella. Si tratta di un’impresa alquanto difficile e complessa…

In realtà abbiamo deciso di candidarci in tanti, non solo io. Civico22 nasce come un GAP, “gruppo di acquisto politico”: i cittadini di Benevento, riuniti nei nostri laboratori prima e nell’Associazione poi, hanno deciso di organizzarsi per partecipare all’offerta politica della città e non dover essere costretti ad accettare chi o cosa viene imposto senza possibilità di partecipazione alle scelte.

Da questo percorso di autodeterminazione di centinaia di cittadini, di studio dei problemi e di partecipazione con idee e progetti, è venuta fuori la mia candidatura la settimana scorsa.

Sarà dura, ne è pienamente consapevole?

Sappiamo che sfidare la vecchia politica venendo da un movimento civico significa dover essere “puri come colombe e prudenti come serpenti”, sappiamo che non sarà una passeggiata, ma non per questo dobbiamo cedere il passo ad un sistema che non ha premiato il nostro territorio. Siamo caduti in fondo alle classifiche nazionali e regionali sia per qualità di vita che per qualità dell’ambiente. Si è riusciti a far peggiorare perfino la qualità dell’aria di Benevento durante il lockdown, quando il mondo era fermo e la biosfera tornava a respirare dappertutto, cos’altro ci dobbiamo aspettare per reagire a questa vecchia politica?

Perché Mastella non le piace?

Non si tratta di “piacere”, ma di analisi politica.

Io sono del ‘78, Clemente Mastella era stato eletto parlamentare per la prima volta due anni prima per cui, crescendo, ho conosciuto Mastella come un politico noto in Italia e nei palazzi Romani per i continui cambi di posizione, di partito e colori politici e mi ha sempre messo a disagio, come beneventano, che la mia terra fosse nota non perché avesse espresso un uomo in gamba ma un uomo furbo.

Quando da studente, come giornalista e come volontario vincenziano, mi agitavo per capire i tanti perché della nostra disagiata sanità territoriale a favore delle persone con disabilità, la risposta più comune che mi arrivava era che i problemi si dovevano e potevano risolvere solo “andando a parlare a casa Mastella”. Questo stravolgimento del diritto in favore non l’ho mai digerito. C’è un articolo di Mattia Feltri di pochi giorni fa sulla prima pagina de “La Stampa” che racconta di lui, giovane cronista, che per conoscere questo onorevole beneventano si era dovuto mettere in fila con i “questuanti” davanti alla villa di Ceppaloni. Il ritratto che Mattia Feltri fa di noi beneventani è un insulto e non ci si può nascondere dietro un dito: c’è stato un lunghissimo periodo, che forse dura ancora, in cui alcune delle decisioni più importanti del nostro territorio si prendevano in una casa privata e non nei luoghi istituzionali.

Ma Mastella da sindaco, secondo lei, come ha operato?

Purtroppo a 5 anni dalla sua elezione a Sindaco, ci troviamo una Benevento ancora più in difficoltà, con un welfare smantellato, l’ambiente deturpato, beni comuni abbandonati, una città sporca, monumenti e musei non valorizzati, problemi endemici non risolti (come il depuratore), il commercio di città crollato a picco, mentre il nostro Sindaco è impegnato solo a poter contare di nuovo a Roma o a Napoli, con nuove alleanze costruite utilizzando la sua posizione di primo cittadino.

Cinque anni senza un vero governo della città e quando il governo è intervenuto ha fatto danni, come con la bruttissima storia del Centro È più bello insieme, la chiusura della Casa di Riposo San Pasquale, le cadute sugli Sprar per stranieri adulti il cui trasferimento in una ex conigliera nel 2017 è stato bloccato da altre autorità, o come sull’ambiente, con il divieto delle biciclette e la grottesca programmazione del taglio dei pini secolari.

In ultimo, non mi è affatto piaciuto il suo linguaggio triviale e offensivo verso tutte le opposizioni, qui sono stato davvero sorpreso, ma in negativo.

Ma veniamo al suo programma. Che tipo di città lei immagina per Benevento?

Le nostre parole chiave sono: Città Welcome (città inclusiva), Città Verde (una città che cura il suo ambiente ed i suoi beni naturali), Città Intelligente (una città che connette le intelligenze sociali per lo sviluppo sostenibile di Benevento), Città Partecipata (una democrazia 2.0 che aumenti l’interesse dei beneventani verso Benevento). Il programma che abbiamo già in parte scritto è la sintesi perfetta di queste 4 parole chiave: promuovere una mobilità dolce e sostenibile dentro la città; valorizzare e proteggere i nostri beni naturali, il nostro patrimonio vegetale, la nostra fauna, i nostri fiumi, anche nell’ottica di essere attrattivi e competitivi nel turismo delle città di entroterra, che è in forte ascesa ma ancora non diventa importante per l’economia e l’occupazione di Benevento; avviare il welfare diffuso e di prossimità per valorizzare i legami familiari e di vicinato sulla frammentazione dei servizi che oggi ci caratterizza, attraverso i budget di salute, i progetti del “dopo di noi” e di vita indipendente, il welfare culturale per gli anziani, l'accoglienza diffusa degli stranieri, i progetti di utilità collettiva ed una nuova programmazione sociosanitaria per le malattie cronico degenerative, la promozione delle misure alternative alla detenzione, il contrasto alla ludopatia che arreca un danno di oltre ottanta milioni di euro all’anno; una città che connette le intelligenze dell'università con lo sviluppo locale: oggi esiste uno iato incredibile tra una città priva di una procedura di Smart city ed una eccellenza nazionale ed internazionale come i Corsi di Studio in Ingegneria informatica di Unisannio.

Proviamo a configurare le caratteristiche dell’elettore-tipo che oggi potrebbe guardare con interesse alla sua candidatura. I giovani, per esempio, perché dovrebbero scegliere lei invece di Mastella?

Scegliere “noi”, usciamo dalla logica del personalismo: Civico22 è un “noi”.

Dovrebbero votarci coloro che vogliono un cambiamento nella direzione dell’Agenda 2030 dell’Onu, che desiderano un cambiamento nell’ottica del new green deal europeo, chi vuole più qualità di vita e più diritti piuttosto che dover chiedere raccomandazioni per avere un posto di lavoro, chi vuole costruire a Benevento il suo futuro di vita e non dover emigrare. I giovani sono molto più attenti alla coscienza ecologica e sono, proprio perché giovani, legati alle progettazioni di “senso”: ci aspettiamo dunque che siano proprio loro i principali fautori di questo cambiamento, accanto a noi, perché è per loro che è pensata questa società inclusiva, verde ed intelligente e solo loro potranno animarla in futuro. Il nuovo lavoro oggi viene dai mondi della tecnologia e dell’economia circolare e Benevento è in rampa di lancio per fare questo salto, ma solo se sarà in grado di governare al meglio con politiche innovative di green economy.

Attualmente in città si parla molto di un mega-impianto di trattamento rifiuti da ubicare in zona industriale di Ponte valentino. Lei che ne pensa?

Penso che sia un enorme rischio per un ambiente delicato, con un’aria già di pessima qualità: è come far entrare un elefante in una cristalleria, da evitare assolutamente.

Ma non basta dire questo, non basta solo bloccare quel mega impianto, urge un piano cittadino sul trattamento dei rifiuti. L’economia circolare è una questione seria e chiede programmazione e studio non improvvisazione. Benevento deve essere dotata al più presto di un proprio piano di valorizzazione e smaltimento dei rifiuti che i beneventani producono, di incentivazione alla riduzione dei rifiuti e di tariffazione puntuale: finché questo piano non ci sarà, non può e non deve assolutamente aprirsi a multinazionali del rifiuto che nulla hanno a che vedere con lo sviluppo della città e che non sono commisurate alle nostre esigenze.

E dell’edificio da costruire in pieno centro al Terminal autobus extra urbani?

È un progetto che si commenta da solo, è un progetto che vogliono realizzare con i fondi del Piano Periferie, serve davvero poco per capire l'assoluta inopportunità di questo piano di evidente speculazione edilizia nel centro di Benevento. In una città che ha il 30% di beni immobili in stato di abbandono, con pessimi indici di qualità dell’aria e qualità del verde, costruire ancora palazzi significa fare un salto agli anni ‘70, significa non ricordarsi il “sacco di Palermo” e tutte le brutture edilizie che hanno distrutto il Sud Italia. Continuare su questa strada è a dir poco anacronistico, ancor più se si pensa che i megaparcheggi sotterranei a Benevento non hanno mai funzionato ed hanno già creato importanti disastri economici alla città.

E su questa storia infinita dell’abbattimento dei pini al Viale degli Atlantici?

Qui siamo proprio nel populismo di stile trumpiano: i pini sono certamente vita, e come testimonianza di vita e di storia di questa città portano risorse, la qualità dell’aria e non solo, e problemi, il manto stradale ed il rischio di caduta se non manutenuti. Il governo della città non si basa su una soluzione massimalista di abbattimento indiscriminato dei suoi alberi per una presunta ragione di sicurezza, ma su programmazioni ragionate della manutenzione del verde.

La delibera di marzo 2020, che sembra essere stata ritirata a questo punto, in cui si parlava di abbattimento di oltre 300 pini era un’offesa all’intelligenza dei cittadini beneventani. Le perizie svolte successivamente alle proteste di tanti comitati civici sembrano essere apparentemente più ragionevoli, ma ci si domanda: perché non renderle pubbliche? Perché non convocare i comitati civici per discuterle? Perché non si trovano sul sito internet della nostra amministrazione ? E poi viene subito un dubbio: ma se vanno abbattuti “solo” 24 Pini perché si parla già di “bosco orizzontale”? Ventiquattro pini sparsi possono essere sostituiti da un bosco? Qualcosa non torna evidentemente.

La promozione della cultura in una città storica come la nostra sembra segnare il passo. L’unica manifestazione di respiro nazionale è stata Città Spettacolo che si è ridotta a festa paesana più o meno. Lei come si muoverà in questo campo se dovesse conquistare la poltrona di sindaco?

Siamo già al lavoro per riportare in città il teatro e il cinema di grande qualità in un’ottica inclusiva e non elitaria, per riportare quella manifestazione nel posto in cui deve essere collocata, fuori dal folklore di una sagra - che merita rispetto ma è altra cosa dal nostro festival - e dentro i processi culturali che stanno attraversando le arti dello spettacolo. Questa sfida del welfare culturale e di restituire nuova vita a Città Spettacolo la porteremo avanti comunque, al di là di come andranno le elezioni: la cultura non si ferma davanti ad uno spoglio elettorale, ma prende forza da esso.

GIOVANNI FUCCIO

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Angelo Moretti nasce a Benevento il 19 febbraio 1978, da Francesco e Maria Oliva Pezza. Unico maschio di quattro figli, cresce con le sorelle Ida, Anna e Francesca.

Scuole elementari e medie all’Istituto “Giuseppe Moscati”, al rione Ferrovia, dove ha sempre vissuto con la sua famiglia di origine.

Maturità classica nel 1996 al Liceo Classico “Pietro Giannone” di Benevento. Dopo il diploma, da volontario parte per una missione in Albania dove conosce un gruppo di giovani volontari vincenziani e resta molto colpito dallo spirito di San Vincenzo de’ Paoli: una fede centrata sul servizio ai poveri, che sono le persone che indicano la strada, e di annuncio agli altri della esigenza della fede.

Rientrato dall’Albania, nell’Istituto San Vincenzo de Paoli fonda il gruppo di giovani volontari vincenziani a Benevento, con quattro sedi: Capodimonte, Ferrovia, Centro storico e Cappuccini. In poco tempo, il gruppo arriva a sessanta componenti. Moretti diventa il Responsabile per Benevento. Tra il 1996 e il 2006 viene eletto prima vice Responsabile regionale, quindi Presidente nazionale dei Giovani volontari vincenziani.

E’ laureato in Giurisprudenza e Psicologia. Dal 1996 al 2001 è giornalista presso “Il Sannio Quotidiano”.

Sposa Cettina Cutispoto nel 2002 e nel 2003 arriva la prima figlia, Angela, che da cinque anni li ha resi nonni. Nel 2006 arrivano quattro fratelli: Gennaro, Anna, Antonio e Valentina. Poi, nel 2009 e nel 2010, nascono Francesco e Sara.

Nel frattempo, nascono: nel 2001 il Centro “E’ più bello insieme”, nel 2006 “Aggiungi un posto a tavola”, nel 2009 l’“Orto di Casa Betania”, nel 2015 il “Borgo sociale” di Roccabascerana, nel 2017 la “Fattoria sociale Villa Mancini” di Ponte.