Calcio, Serie C: il Benevento sprofonda a Torre del Greco. La Turris vince 3-1 In primo piano

L’incubo giallorosso sembra non avere più fine. Dopo due cocenti retrocessioni maturate nelle ultime tre stagioni sportive, il Benevento Calcio continua a regalare delusioni ai propri tifosi. Che la serie C - in particolare il girone C - fosse un inferno era cosa arcinota; altresì che la Strega, per via un inevitabile stravolgimento estivo della rosa, fosse un cantiere aperto. Ma una prestazione del genere, in un derby infuocato con i corallini, era difficile da ipotizzare.

La Strega, tecnicamente di gran lunga superiore rispetto ai torresi, ha dominato la prima mezz’ora di gioco: girata al volo di Talia finita alta dopo 2’, poi il gol intorno al quarto d’ora grazie ad un tap-in lesto di Pastina, che ha ribadito in rete la respinta del palo sulla precedente zuccata di Meccariello. L’ultimo squillo giallorosso ha rappresentato una sliding-door bella e buona: Ciano, a tu-per-tu con l’estremo difensore corallino, gli ha sparato contro, centrandolo in pieno e sciupando l’occasione del raddoppio, che avrebbe quasi chiuso i giochi. Il blackout sannita, però, dopo la mezz’ora della prima frazione, è stato aberrante ed ingiustificabile. Al 30’, Cum - con un destro volante - ha centrato il braccio largo di Benedetti: penalty per i padroni di casa, trasformato con freddezza da bomber Maniero. Neanche 3’ dopo, la Turris ha raddoppiato: azione fotocopia con cross da sinistra di Contessa ed inserimento da destra di Cum, che, bruciando di nuovo Benedetti, ha silurato Paleari sul suo palo.

Nel delirio del “Liguori”, la Strega è sprofondata nel baratro. E, con sé, ha trascinato anche i 300 tifosi ospiti, giunti compatti a Torre del Greco per sostenere la compagine sannita. Mister Andreoletti, in evidente carenza di uomini in mezzo al campo, ha mandato in bambola la sua squadra. Perché sì, le assenze a centrocampo di Tello, Improta, Agazzi e Karic pesavano come macigni, ma il Benevento è parso - da fuori - un disordinato rettangolo di maglie bianche spalmato in modo casuale sul sintetico rettangolo verde. Al centro di questo, come un pesce fuor d’acqua, Talia, che ha corso avanti e dietro, senza accompagnare con criterio né la fase offensiva, né quella difensiva. E dietro il classe 2003, in una posizione inedita, Capellini: un centrale riadattato mediano, senza tempi né maturità. Insomma, il caos più totale, che si è inevitabilmente riscontrato nella prestazione degli ospiti, incapaci di reagire agli affondi dei corallini, parsi pericolosi ad ogni affondo tentato.

Nella ripresa, d’altronde, si è registrato solo uno squillo: Ferrante, appena entrato, ha sparato sulla traversa un missile di mancino, sfiorando un gol-capolavoro. Dopodiché, il nulla. Una sola squadra in campo: quella di Caneo. E così, dopo una clamorosa traversa dei padroni di casa con Franco ed un gol sbagliato dagli ospiti con il tap-in di Ferrante, è stato D’Auria, con un gioiello a girare, a sigillare il match, siglando il 3-1 e spedendo il match ai titoli di coda.

Esordio amaro, amarissimo per il Benevento, che ha per giunta perso anzitempo altre due pedine imprescindibili per il proprio scacchiere: Meccariello e Ciano hanno abbandonato il terreno di gioco per problemi fisici piuttosto preoccupanti, aggiuntisi alla già folta lista degli infortunati.

Come se non bastasse, al termine dell’incontro, si è verificato anche un battibecco tra un tifoso e patron Vigorito, che stava abbandonando lo stadio a bordo della sua autovettura, parcheggiata alle spalle del settore ospiti. Qualche scaramuccia, segno che questa deludente sconfitta non è stata digerita da nessuno: né dai tifosi, che hanno fischiato e criticato i calciatori al termine dell’incontro, né, evidentemente, dal numero 1 della società di Via Santa Colomba, allontanatosi dal “Liguori” scurissimo in volto ed alquanto risentito.

La strada è ancora molto lunga. Mister Andreoletti è fiducioso, come ribadito in conferenza; la piazza un po’ meno. Le cose certe, però, sono due: che a questa squadra va dato tempo per amalgamarsi; ma anche che imborghesirsi al punto tale da sfoggiare prestazioni di simile fattura, in un campionato del genere, può rappresentare un preoccupante punto di non ritorno.

FRANCESCO MARIA SGUERA

Foto di Arturo Russo per Realtà Sannita ©