COSA FARE SUL MATESE. PARCO SI, PARCO NO In primo piano
E' da oltre un anno che sentiamo e leggiamo varie dichiarazioni e prese di posizione, differenti ed anche divergenti, sul progetto del Parco del Matese che coinvolge vaste aree della montagna sannita. Ma, soprattutto dall'inizio del corrente anno, i contrasti tra i diversi interessi si sono accentuati anche in vista dell'approvazione definitiva del Parco Nazionale del Matese da parte del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica. Il ruolo principale di un Parco naturale è indubbiamente costituito dalla conservazione della biodiversità, dalla tutela degli ecosistemi e dall'integrazione di questi con i processi di sviluppo; quindi dall'uso sostenibile delle risorse naturali, ossia della coltivazione dei terreni e dall'uso dei pascoli per gli animali. Ambiente, paesaggio, forestazione, agricoltura, pascolo: in maniera equilibrata ed interattiva, proprio secondo il detto biblico Poi il Signore prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse.
L'uomo non deve semplicemente rispettare e passivamente guardare, ma pure gestire e quindi proteggere la natura. Forse, quando gli ambientalisti e gli agricoltori dissentono fra loro circa l'istituzione e la funzione di un Ente Parco Naturale non tengono presente quel detto della Bibbia: coltivare e custodire. Certamente la montagna va gestita con una particolare cura, ma anche le valli e le coste marine vanno governate con particolare attenzione.
Seguendo e comprendendo le battaglie delle Associazioni Ambientaliste, per un'ampia competenza dell'Ente Parco al fine di contenere e vietare taluni usi e abusi sul territorio montano, verrebbe da chiedersi quali sono le battaglie che quelle stesse associazioni fanno per tutelare gli ambienti ed i territori della fascia costiera e dell'area metropolitana. Ma quando cominceremo a discutere intorno allo stesso tavolo dei problemi del sovrappeso degli insediamenti produttivi e civili lungo la fascia costiera, unitamente a quelli della desertificazione della dorsale appenninica? Non solo in montagna ma anche in pianura sono evidenti larghi abusi oltre ad errati usi del territorio:pertanto non può bastare una ideologica museificazione della montagna, né una disordinata cementificazione nelle valli e lungo le coste.
Indubbiamente il Parco del Matese potrebbe indurre giuste norme di tutela ambientale, senza trascurare però il fatto che i territori montani, dai seicento ai millecinquecento metri di altitudine non presentano tutti lo stesso modo di essere e lo stesso modo di produrre. Pertanto si giustifica la preoccupazione delle Organizzazioni agricole e delle Amministrazioni locali. Dice bene, quindi il presidente della Coldiretti, Masiello, quando invoca una corretta perimetrazione territoriale del Parco e quindi la salvaguardia dell'economia agricola. Così pure non dovremmo restare indifferenti quando un ambientalista afferma che la tutela è a rischio.
Nei mesi scorsi, leggendo un importante studio dell'agronomo Nicola La Porta, mi rimase impresso un passaggio in cui si ricordava che la tesi che i Parchi dovessero essere uno spazio di sola natura sollevava già perplessità mentre nascevano i primi parchi negli Stati Uniti, nel 1872.
Quindi il territorio montano va attentamente tutelato, ma anche correttamente utilizzato, e non dovunque con le stesse misure. Cioè non vanno sacrificati pascoli e coltivazioni, bensì correttamente gestiti, con adeguati sostegni e sussidi finanziari pubblici e con specifiche classificazioni e denominazioni dei prodotti alimentari ricavati in quelle aree. Infine si potrebbe supporre che i contrasti e le polemiche tra il mondo ambientalista da una parte, gli agricoltori e quindi i sindacati dall'altra, siano stati determinati dal differente modo di intendere il ruolo dell'Ente Parco Naturale.
E così si spiegano i numerosi titoli divergenti che ancora impegnano i nostri giornali, quali: Parco del Matese, accolte le istanze; Allarmismi infondati; Touring Club sostiene il Parco. Ed ancora: Matese ad alta tensione; Sindaci divisi; Sprechi di 30 milioni; Regole poco chiare.
Ma allora: Parco si o Parco no?
ROBERTO COSTANZO