Daspo a Franzese: il M5S ne chiede le dimissioni In primo piano

Marianna Farese, Nicola Sguera (M5S BN) & Meetup Grilli Sanniti, tutti insieme, chiedono le dimissioni del consigliere comunale Domenico Franzese dopo il provvedimento di Daspo che lo ha investito.

«Domenico Franzese, consigliere di maggioranza, eletto nel 2016 nella “Lista Mastella”, da poco nel gruppo consiliare dei “Moderati”, è destinatario di un DASPO (acronimo per Divieto di Accedere alle manifestazioni Sportive) per fatti accaduti domenica 29 ottobre, nelle ore che hanno preceduto la partita Benevento-Lazio.

I fatti sono controversi: da una parte la ricostruzione della Questura, secondo cui il comportamento di Franzese ed altri ha «rischiato seriamente di creare pericolo per l’incolumità dei tifosi laziali», dall’altra quella di Franzese stesso, secondo cui si sarebbe trattato di un piccolo diverbio per motivi di viabilità equivocato dalla Squadra Mobile.

Il questore Bellassai ha inflitto il DASPO più pesante: divieto di accedere alle manifestazioni sportive per 5 anni con l’obbligo di firma.

Senza entrare nel merito dei “valzer” (Mastella) che hanno caratterizzato Franzese e i suoi compagni d’avventura (Puzio e Angela Russo), sui quali ci auguriamo - come promesso dal presidente del Consiglio, De Minico - di poter intervenire in Consiglio, e rimanendo sulla vicenda, riteniamo legittimo da parte del consigliere difendersi in tutte le sedi e cercare di mostrare la propria innocenza.

L’art. 12 dello “Statuto” della città di Benevento recita: «Il consigliere comunale [...] è chiamato ad operare con correttezza, disinteresse, lealtà e preparazione». Il comma 2° dell’art. 54 della Costituzione recita: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore [...]».

Il problema che avremmo voluto porre, come gruppo consiliare del M5S, ma la cui discussione è stata rinviata nella (infantile?) speranza che i cittadini dimenticassero, è il discredito che sta cadendo su tutto il Consiglio comunale a seguito dei cambi di casacca e dei “valzer” legati ad ambizioni personali. La sfiducia dei cittadini nella politica è un male di cui tutti dovrebbero preoccuparsi perché mina alla base il funzionamento della democrazia. Non siamo di fronte ad una questione “privata”, a “passioni” che pertengono la sfera personale (come ha dichiarato, invece, De Minico). Franzese è un cittadino a cui è affidata una funzione pubblica. Un organo dello Stato, la Questura, ha certificato un suo comportamento assolutamente riprovevole che addirittura avrebbe potuto avere conseguenze deleterie per l’incolumità di altri cittadini.

In virtù di tutto questo, nel caso in cui nelle prossime settimane non dovessero emergere novità di rilievo e il consigliere non riuscisse a dimostrare in maniera inequivocabile la sua estraneità ai fatti, riteniamo, a prescindere dalla normativa (che non prevede incompatibilità fra carica di consigliere e DASPO) che sarebbe doveroso da parte di Franzese rassegnare le proprie dimissioni. Non riteniamo, infatti, moralmente accettabile la permanenza nel massimo consesso cittadino di chi (come recita l’art. 6 della legge 401 del 13 dicembre 1989 - “Interventi nel settore del giuoco e delle scommesse clandestini e tutela della correttezza nello svolgimento di manifestazioni sportive”) ha «preso parte attiva ad episodi di violenza su persone o cose in occasione o a causa di manifestazioni sportive» o ha «incitato, inneggiato o indotto alla violenza».

Detto questo, e passando ad un piano squisitamente politico, appare sempre più in maniera chiara come la maggioranza che regge le sorti della città non sia divenuta “classe dirigente”. A Mastella la responsabilità di aver tentato la sorte con un’eterogenea sommatoria di storie personali che, ad un anno e mezzo dall’elezione, non sono divenute una “squadra” né, a quanto pare, hanno metabolizzato i doveri connessi alla importante funzione pubblica esercitata. Ci sarà tempo per un bilancio dell’attività dei consiglieri, soprattutto dei presidenti di Commissione. Poniamo tre domande, però. Aveva senso nominare alla presidenza della Commissione Attività Produttive un consigliere che è un operatore del settore (con il rischio di possibili conflitti di interesse che rendono doverosa una condotta specchiata)? Quanto hanno inciso i “valzer” (Mastella) del consigliere sul buon funzionamento della Commissione? Le recenti esternazioni, come sempre di pancia, del sindaco sugli eccessi della “movida selvaggia” e i danni alla città e ai residenti non sono un implicito atto di accusa nei confronti di una Commissione e di chi la presiede che avrebbe dovuto farsi carico ben prima, con soluzioni concrete, del problema? È infine doveroso ricordare che Franzese ha sempre vantato la paternità di una delle idee più sbagliate e foriere di danni alla comunità beneventana dell’intera consiliatura: quella della mensa obbligatoria.

Ovviamente queste ultime sono valutazioni opinabili. Non è opinabile invece che un consigliere colpito da DASPO mini la credibilità dell’intero Consiglio comunale».

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