Energie rinnovabili, come affrancarci dal gas russo In primo piano
Tra le diverse conseguenze negative della guerra in Ucraina si evidenzia, in forma molto preoccupante, la crisi del mercato delle risorse energetiche: mercato, oggi più che nel passato fortemente condizionato dal gas russo. Pertanto da più parti si invoca una politica europea di autonomia energetica, attraverso la diversificazione sia delle nazioni fornitrici che delle fonti produttrici. Qui entrano in campo le energie rinnovabili, prodotte principalmente dal vento e dal sole; e qui entra in campo anche un territorio come il nostro Sannio.
Forse ancora in pochi riflettiamo sul fatto che noi sanniti siamo non solo costretti a subire, come tutti gli altri, i danni di questa crisi energetica ma anche, al tempo stesso, chiamati a concorrere alla sua soluzione.
Intanto partiamo da quanto ha detto recentemente il presidente Draghi al Parlamento richiamando “l’imprudenza di non aver diversificato le nostre fonti di energia ed i nostri fornitori negli ultimi decenni.” Diversificare, appunto, geografia e tipologia delle fonti energetiche.
La diversificazione della tipologia si fa con lo sviluppo delle energie rinnovabili, che determinerebbe anche una riduzione dell'importazione di energie fossili ed inquinanti, come carbone, petrolio e gas. Quindi con lo sviluppo delle rinnovabili si determina un vantaggio sia economico che ecologico.
Dopo aver letto quello che ha detto Draghi, andiamo dal ministro della Transizione ecologica, Cingolani, il quale in un’intervista al Corriere della Sera, dice che “vent’anni fa le rinnovabili erano molto costose... ma oggi vengono prodotte a bassissimo costo... per cui stiamo accelerando come non mai sulle rinnovabili”.
A questo punto torniamo sulla nostra provincia, che ormai è un primario produttore di energie rinnovabili: difatti produce il doppio dell’elettricità che si consuma su tutto il suo territorio. Un dato importante è che il Sannio, per estensione territoriale rappresenta meno dell’uno percento della superficie nazionale e per popolazione meno dello 0,5% dei residenti in Italia, eppure qui, da noi, si produce quasi il 10% dell’energia rinnovabile italiana; produzione che in avvenire potrebbe aumentare con l’apporto del fotovoltaico che tende ad espandersi.
Deteniamo almeno in questo campo un primato positivo. Cioè quel tale Fortore, sempre considerato povero, depresso e improduttivo, fornisce al resto del Paese un bene così essenziale, quale l’energia rinnovabile che oggi costituisce uno dei principali strumenti di difesa dalla guerra del gas di Putin.
Comprensibilmente qualche sindaco sannita si schiera contro l’eolico selvaggio, che in alcuni casi occupa indiscriminatamente il suolo, tuttavia non sempre si tiene conto che le imprese energetiche, che gestiscono quei parchi eolici, quasi mai vengono frenate dalle proteste popolari, né dalle sentenze del Tribunale, anzi approfittando dei contenziosi giudiziari e della mancanza di precise norme regionali, continuano a trarre profitto, senza rendere conto alle Amministrazioni locali.
Chiediamoci, allora, cosa possiamo fare, soprattutto nel Sannio, per frenare l’eolico selvaggio e speculativo, e al tempo stesso per non impedire l’attività dell’eolico corretto e sostenibile, peraltro particolarmente utile in questo difficile momento.
E contestualmente cosa possiamo fare per correggere il nascente fotovoltaico antiagricolo. Si deve impedire quel modo aggressivo e selvaggio di sfruttare vento e sole; ma tuttavia senza distrarsi dagli organici progetti di energie rinnovabili, che siano sostenibili sul piano ambientale e paesaggistico ed affidabili per lo sviluppo economico dell'agricoltura e delle comunità locali. E chiediamoci, infine cosa sta facendo la Regione Campania per promuovere e regolamentare le cosiddette Comunità energetiche comunali ed intercomunali, soprattutto per far rimanere sul territorio una parte non marginale dei ricavi prodotti dalle rinnovabili.
Questo discorso sulla correttezza e sostenibilità dei sistemi di produzione di energie rinnovabili con l’utilizzo di vento e sole, va fatto soprattutto oggi, perchè qualcuno pur di produrre energia in alternativa al gas russo, potrebbe porre in secondo ordine i diritti e gli interessi sia della comunità civile che dell’agricoltura. Difatti non si possono mettere in second’ordine gli interessi dell’agricoltura, che può pure aprire i propri campi ad impianti di pannelli solari, purchè tutto ciò venga visto come un’attività integrativa della produzione agricola, nell’ambito delle norme per l’agricoltura multifunzionale.
In ogni caso, essere diventati una provincia di primaria importanza nella produzione di energia alternativa al gas russo, non può significare che si debba subire passivamente un’occupazione di spazi paesaggistici ed agricoli che comporterebbe una grave modifica dell’ecologia e dell’economia del nostro territorio.
ROBERTO COSTANZO