Il Sannio colonia del ''green''? In primo piano

C’è voluta l’arroganza di un progetto d’impianto eolico su Pietrelcina per sollevare finalmente i giusti interrogativi: l’eolico è veramente il petrolio del Sannio? Arricchisce le comunità o, al contrario, sottrae ricchezza e pregiudica un’altra economia possibile, fondata sulla valorizzazione delle risorse del territorio? Si può accettare supinamente la trasformazione colonialista del paesaggio sannita in distretto energetico (leggasi periferia industriale, altro che “green”…)?

Si trovano, nel Sannio e in Irpinia, il 16% degli aerogeneratori di energia eolica istallati in Italia, concentrati nel Fortore e nel Tammaro, pari al 25% della produzione dell’intero Mezzogiorno. Nonostante l’inarrestabile spopolamento nel Sannio risultano, nel 2020, consumi di suolo pro-capite pari a 549,25 m2/ab, di molto superiori alla media nazionale (359,35 m2/ab) e a tutte le altre province della Campania; il triplo di Napoli (132,25 m2/ab).

Nel 2019 Morcone (24 ettari) e San Lupo (12 ettari) sono risultati fra i peggiori in ambito nazionale. Le cause? Impianti eolici e fotovoltaici, cui si aggiungono gli allevamenti intensivi: altro fenomeno industriale che sta trasformando zone vocate ad agroalimentare di qualità in distretti… del cibo-spazzatura!

L’assenza di visione strategica e partecipata conduce le istituzioni a latitanze clamorose, che in definitiva agevolano la cancellazione di risorse e potenzialità autoctone non conciliabili con la prospettiva, poco desiderabile, di periferia industriale “green”.

Parco Nazionale del Matese. Legiferato nel 2017, ancora mancano i decreti attuativi e nessuno protesta. La prima perimetrazione prevedeva 18 Comuni beneventani su 64 totali, in 4 province, il che avrebbe garantito (qualsiasi ‘politico’ di altri tempi lo avrebbe ben compreso) anche una forte presenza nella governance. Un Parco Nazionale non è solo tutela di un patrimonio naturalistico di pregio acclarato, ma anche occasione di sviluppo e lavoro, fiscalità agevolata, turismo specifico, fondi europei per la riconversione in agroalimentare di qualità. Invece, l’unico risultato dell’attività delle istituzioni locali è stata la riduzione del numero dei Comuni beneventani, da 18 a 13!

Piano Paesaggistico Regionale. In un silenzio assordante è in via di perfezionamento un piano zeppo di errori ed omissioni. Il patrimonio paesaggistico e culturale del Sannio e le varie identità locali, non ci sono! Non c’è l’area del Tammaro, il Matese viene considerato solo per il versante casertano, laddove i meravigliosi borghi, da Faicchio a Sassinoro, passando per Guardia Sanframondi, Pontelandolfo e Morcone, per citarne solo alcuni, andrebbero nella macroarea “Circuiti dei centri fortificati” del Matese, e una macroarea “Terre del Regio Tratturo” potrebbe includere comuni dal Tammaro al Fortore, interessati dal percorso del Pescasseroli-Candela, con tutto il valore archeologico e paesaggistico di contesto: dai Sanniti ai Longobardi dalla via micaelica ai percorsi di pellegrinaggio ai luoghi diffusi d’antica religiosità, che ancora oggi li anima.

Fiume Tammaro e Lago di Campolattaro. È sorprendente la scarsa lungimiranza con cui viene affrontato il tema: non si tratta, infatti, di accordarsi su alcune opere infrastrutturali intorno all’invaso. Il primo obiettivo, è la salvaguardia del valore ambientale e paesaggistico dell’intero contesto del fiume e del lago, dove non a caso è presente un’oasi del WWF. Per come previsti dal quadro normativo europeo, nazionale e regionale, i Contratti di fiume (come si può parlare solo di “Contratto di Lago”, escludendo il fiume che lo alimenta?) “perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, il recupero e il mantenimento delle condizioni di naturalità, la riqualificazione ambientale-paesaggistica e la connessa riqualificazione socioeconomica.

Le migliori pratiche, anche in Italia, hanno attivato ogni strumento di partecipazione delle comunità, delle associazioni, del tessuto imprenditoriale, per fare dei Contratti di fiume occasione di una progettualità strategica, che punta sulle risorse ambientali e paesaggistiche per una idea di futuro.

Assistiamo, invece, a ristrette riunioni di sindaci, quasi delle stanze di compensazione nelle quali, i rilevantissimi interventi previsti e la conseguente spesa, dalla potabilizzazione ai progetti infrastrutturali non necessariamente connessi ma che riguardano la stessa area, vengono trattati a mo’ di spezzatino, senza l’attivazione di un contesto negoziale e partecipato che, unico, può evitare il divide ed impera e consentirne la gestione in una logica di sistema. Non solo per il presente, ma anche per il futuro.

DAVIDE IANNELLI

Presidente sezione Matese-Alto Tammaro

ITALIA NOSTRA