Il torrone di Benevento nella storia e nell'economia del Sannio di ieri e di oggi In primo piano
È il caso di dire che ormai si perde nella notte dei tempi la tradizione del Torrone di Benevento, che nei secoli scorsi rappresentava qualcosa di più di un gradevole regalo di Natale. Oggi nella città vi sono due importanti industrie dolciarie che dedicano una significativa attenzione alla produzione del torrone bianco e delle sue diverse varietà: stiamo parlando dell’impresa internazionale Strega Alberti e di quella che ha anch’essa una dimensione nazionale, ossia le Fabbriche Riunite, senza dimenticarsi di un’altra big del comparto alimentare, ossia la Pasta Rummo, che tra l’altro fa una stupenda pubblicità televisiva. Ma, sebbene di numero ridotto rispetto ad un secolo fa, vi sono pure altre aziende dolciarie a carattere artigianale, che si distinguono per qualità e tipicità del prodotto torrone e affini, che operano in città e nei comuni sanniti.
Una particolare località torronifera è certamente San Marco dei Cavoti, dove lungo la strada tracciata dalle ditte Borrillo e Serio si stanno affermando altre 8-9 piccole aziende, soprattutto col torroncino-croccantino di cui San Marco è diventata ormai una capitale: basti vedere quello che accade alla tradizionale “Festa del Torrone e del Croccantino” che è arrivata ormai alla 22ma edizione. Va detto subito che il torrone, benchè rappresenti ancora la più storica produzione sannita, ma non riesce ancora a superare il suo limite di dolciume stagionale, che domina in qualche misura i consumi natalizi ma non sa proporsi egualmente in altri periodi dell’anno.
Il torrone, come la zuppa di cardone, sembra legato soltanto alla tavola di Natale, eppure sia il Cardone che il Torrone, meritano di accedere anche ad altri pranzi e ad altri mercati. Chi ha la responsabilità di promuovere l’economia provinciale dovrebbe prestare la dovuta attenzione a queste specialità sannite. Basti ricordare alcune, oltre il torrone e il cardone, quali il Puccillato pasquale e la pizza di San Martino di Fragneto l’Abate, la Sciaola di Circello, i taralli di San Lorenzello, per citare solo alcune specialità dolciarie e rustiche, che andrebbero sviluppate e coordinate nel tempo e nello spazio produttivo e mercantile. La nostra provincia, dal vino all’olio, alla pasta, alla carne marchigiana, al cardone, al caciocavallo, ai vari prodotti da forno, è uno dei territori di rilievo nazionale in campo alimentare. Forse non sempre ce ne rendiamo conto.
Ma ritornando alla stagione del torrone va detto che questo prodotto dolciario è parte della storia di Benevento, storia che ha alimentato anche la letteratura nei secoli scorsi, basterebbe leggersi quanto scriveva nel 1921 Costantino Anzovino su “La Rivista storica del Sannio”, in cui tra l’altro parlava del “Torrone di Benevento in Europa e in America”, soffermandosi su “Cupedia” che anticipava la nostra copeta del 1800. In quell’articolo si ricordano i nomi dei copetari beneventani dei secoli XVII e XVIII: le famiglie Zanchiello e Ficociello che riuscivano a portare il loro torrone fuori Benevento e fino a Roma.
Nel 1870 Giuseppe Sifo, nome storico dei copetari, che aveva un punto vendita anche a New York, fabbricò il torrone in astuccio, dandogli il nome di San Martino, appunto perché l’11 di novembre, festività di San Martino, iniziava la produzione dei vari torroni, che tra l’altro portavano il nome di torrone del Papa, o della Regina, Perfetto Amore, Ingranito, ed altri. All’inizio del Novecento a Benevento operavano più di venti torronari, alcuni dei quali avevano iniziato l’attività dolciaria già nel secolo precedente.
Nel 1891, a San Marco dei Cavoti, avvia la sua piccola fabbrica di torroni Innocenzo Borrillo che era stato allievo di Caflisch di Napoli. All’epoca vi era chi vedeva il torrone come “una gloria autentica della nostra città” e chi soltanto come un gustoso regalo di Natale o addirittura “una specie di dono lubrificante… che facilitava, in taluni uffici pubblici, lo scorrere di pesanti macchine burocratiche”… È il caso di dire che, prendendo spunto da una denominazione usata dal fondatore di questo giornale, il prof. Giovanni Fuccio, il torrone è una “Realtà Sannita”, realtà storica da non sottovalutare ma neanche da museificare, in quanto oggi ha ancora tutti i presupposti per essere uno degli elementi trainanti della nuova realtà economica produttiva sannita.
ROBERTO COSTANZO