Improvvisazioni. O che? In primo piano

C’è la volontà deliberata di sorprendere o le sorprese sono il frutto di improvvisazioni, ovvero di casualità?

Le domande discendono da due recenti “eventi” che sono apparsi all’improvviso, annunciati da comunicati stampa. Non risulta, pure leggendo l’informazione assistita, che di questi eventi abbiano discusso associazioni della vita economica, crocchi di universitari (docenti e discenti), sindacalisti in vena di divagazioni, o - che dire? - il consiglio comunale.

A cose fatte, tuttavia, non è inutile qualche riflessione, perché gli eventi si potrebbero ripetere e, sulla scorta di un tacito “nulla osserva”, tali e quali per modalità e taglio strategico.

A piazza Roma c’è da tempo un cartello che annuncia lavori di illuminazione dell’area centrale della città. La sorpresa è forte allorché si annuncia che “le opere” sono così pronte che possono andare in funzione all’istante. Si annuncia che i nuovi lampioni di Via Traiano sono ispirati alle streghe: la scopa di saggina è evocata dalla lunga base color grano maturo, la strega è evocata dal copricapo entro il quale una stramoderna striscia di led abbaglia di luce. Si dà il caso che questa strada raccorda l’otto/novecentesco Corso Garibaldi ad una tra le massime testimonianze dell’Impero Romano, ossia l’arco che da Traiano fu fatto erigere per la apertura della “variante” dell’Appia di quattro secoli più vecchia anch’essa passante per Benevento. Arredare quel centinaio di metri con esultanze streghesche, direbbero quelli che sanno scrivere, appare fuori contesto. A meno che non si voglia avvertire che pure l’Arco potrebbe avere i giorni contati.

La chiusura al traffico automobilistico e la pavimentazione con richiami di acciottolato furono accompagnate, 60 anni fa, dalla installazione di lampioni disegnati e confezionati in uno stile volutamente sobrio, proprio per non distogliere l’attenzione del passeggiatore e del turista tutta proiettata verso la visione del monumento romano. Ora l’attenzione è richiesta come pedaggio civico verso il lampione. Invece di pensare a Traiano, ci si può eccitare al pensiero di apparizioni di streghe incappellate?

Pare che alle fasi del cerimoniale sia stata presente anche la Sovrintendenza alle Antichità, dal che si presume che il Comune abbia chiesto e ottenuto un parere favorevole circa la compatibilità della stregoneria con l’arte scultorea degli antichi romani. Non siamo né architetti e né geometri, allievi come siamo stati di un Mario Rotili per la storia dell’arte al Liceo e ‘nzaccavasoli per diletto. Da orecchianti ci è parso discutibile il cubo di cristallo entro cui raccogliere non s’è capito bene se i pezzi di marmo che cadranno giù dall’arco per vecchiaia o scuotimenti tellurici o opere d’arte “ispirate” dall’Arco (e, d’ora in poi, anche dalle streghe evocate dai lampioni).

L’altro evento, di ben minore rilevanza, è stata la tappa dell’International Street Food 2022. Un carro di Tespi di cucine regionali, alle quali si sono avvicinati con vivo interesse i beneventani. Chi abita nei pressi di piazza Risorgimento ha dovuto subire divieti di transito e di sosta, ma non è per questo che ci pare interessante esprimere qualche riflessione. Più che legittime (e certamente interessate) le lamentele dei ristoratori alle prese con un difficoltoso ritorno alla normalità dopo due anni di Covid. La curiosità per le specialità di altre regioni e la innegabile qualità dell’offerta hanno sottratto più di una famiglia alla abituale tavolata domenicale al ristorante. Ci pare, tuttavia, un fatto positivo quello di far conoscere le specialità culinarie di altre regioni.

Il punto debole della manifestazione ci è parso, invece, l’accorpamento di tutti i partecipanti in un unico posto, piazza Risorgimento, che più alienante non si può. Una manifestazione del genere reclama una ambientazione stimolante sul piano ambientale ed estetico. Non un deserto che viene occasionalmente riempito di gente, ma una cellula umana fatta di gente, attività, dinamismo. E’ vero che i nostri ospiti sono stati intenti a produrre pietanze da consegnare alle persone in fila. Ma avrebbero meritato di poter alzare gli occhi e vedere intorno qualche scorcio della città da tenere a mente anche in vista di un ritorno. Una scoperta da cui trarre stimoli di mobilità.

Chi ha ospitato o promosso o sollecitato la tappa beneventana dell’International Street Food 2022, e ne organizzato la location, non ha pensato che l’evento si poteva dividere in cinque o sei postazioni, ciascuna per un rione o per una porzione identitaria di Benevento. L’effetto sarebbe stato un po’ diverso e, molto probabilmente, gli stessi beneventani si sarebbero mossi per curiosare da un posto all’altro. Queste iniziative non devono essere un “mordi e fuggi” ma qualcosa che sedimenta riflessioni, allarga l’abitudinaria passeggiata dalle periferie verso il centro, affida sprazzi di protagonismo a chi si vede sempre emarginato in ruoli passivi. Lo dico ai beneventani, prima che agli ospiti di passaggio, che anche i nuovi rioni hanno pregi urbanistici quali gli spazi e scampoli di verde e scorsi paesaggistici (in primis i fiumi, le colline, e i corsi d’acqua minori, i profili delle montagne).

Spingere i beneventani a muoversi un poco sarebbe un salutare esercizio di coesione sociale. Se ciò avviene con la prospettiva di sedersi all’aperto e assaggiare “cose buone dal mondo”, anziché la corsa all’automobile per tornare a casa potrebbe scattare la voglia di passare un po’ di tempo passeggiando e curiosando nelle strade (larghe e strette) di Capodimonte, Ferrovia, Rione Libertà, Pacevecchia, Cretarossa (abbascia u’ vallone).

MARIO PEDICINI