Intelligenza Artificiale e Intelligenza Facoltativa In primo piano

Che cos’è la legge, nel sistema dei parlamenti democratici, se non il comando dettato da una maggioranza? E se anche fosse in nome del popolo, quanto potrebbe durare la conservazione di una legge, se al popolo di oggi succedesse un popolo con idee, costumi, religiosità diverse?

Prima della democrazia parlamentare di stampo occidentale il legislatore (chi fa, e fa rispettare, la legge) era il re, aiutato certo da cervelli e custodi di valori e riferimenti culturali. I re non dirado facevano una brutta fine e i violenti (rivoluzionari di tutte le specie) rovesciavano i troni e promettevano regole nuove.

La democrazia è un sistema che evita, non sempre, spargimenti di sangue ma ha il merito di adeguarsi ai cambiamenti della storia. Il fulcro della democrazia è il rifacimento del letto, il rispetto delle stagioni, la rotazione delle colture per mantenere fertile il terreno. La democrazia dunque è mobile, non è ingessata, è viva.

Come la si tiene in piedi? Con la pluralità di partiti, nel desiderio di non lasciare fuori nessuno. Con la legittimazione delle minoranze, anche quando le maggioranze sono durature. Si dice con una parola che non soddisfa tutti: la tolleranza. L’intolleranza è antidemocratica.

E l’intelligenza artificiale è democratica? Può diventare democratica se il 51 per cento degli elettori la vota?

Quando un organismo, o un concetto, ottiene il rango di una sigla semplificativa è segno che da qualche parte la “cosa” si è affermata. Per l’intelligenza artificiale è pronta la sigla in maiuscolo IA. Gli intellettuali (può esserlo chiunque, non c’è la laurea) stanno andando in paradiso, come spesso succede. Da un lato esaltano questa novità come il massimo della intelligenza umana, dall’altro rappresentano pensose preoccupazioni (se no che intellettuali sarebbero) circa l’uso che di questa IA potrebbero fare i malintenzionati.

Quando andavo alle elementari io, la IA era la tabellina. Un per uno uno, un per due due…che si poteva controllare visivamente nel quadro dei numeri a dieci a dieci fino a cento. Chi l’aveva inventata sapeva bene che la potesse usare un uomo chiamato Gesù quando dovette “moltiplicare” i pani e i pesci o un altro uomo della famiglia quando dovette pattuire il compenso per la consegna dello stesso Gesù. La IA, allora, può essere usata per fare del bene e fare del male: non è una grande novità. Aspettiamo e vedremo.

Sarei più preoccupato della presenza (e della disinvoltura con cui viene usata) di quell’altra intelligenza, la IF, ovvero la Intelligenza Facoltativa.

Scappò ad un autocrate napoletano di un paio di secoli fa il proposito di buttare “tutti li fessi a mare”, al che un possibile candidato alzò la cresta chiedendo: ”E come facissi tu, ca nun sai nata’?

Dopo le non brillanti prestazioni di organi elettivi e burocrati di carriera nel nostro caro Municipio, il sindaco ha dovuto prendere atto che gli uni e gli altri lo avevano esposto a critiche praticamente universali, dalle quali è dovuto uscire con qualche colpo di spugna e qualche comunicato partorito nella sperimentazione della innanzi accennata IF. Quando, per delegittimare “quelli di prima”, gli amanuensi si sono scordati che tra gli stessi c’erano assessori e consiglieri della attuale maggioranza, se non lo stesso sindaco in qualità di capocorrente nazionale.

Destra o sinistra, sia per la IA e sia per la IF, hanno visto primeggiare il nostro amato sindaco, al punto di aver escogitato la narrazione del “viandante” che ad ogni curva scopre nuovi orizzonti e ci si affeziona. Lo stesso Fausto Pepe, che è il sotterraneo bersaglio di un passato responsabile di tutte le malefatte a cui gli attuali reggitori devono mettere una pezza, era salito a Palazzo Mosti al suono di trombette mastelliane; passato poi in braccio ai soccorritori dopo quel famoso lunedì che vide Benevento in cronaca giudiziaria su tutti i video-giornali della patria. E, con Pepe, certuni che ci misero una legislatura prima di rientrare nella squadra vincente attualmente a cavallo.

Il sindaco è uomo di mondo. Non gli sono venute esortazioni benevole, ha preso il toro per le corna e ha fatto degli spostamenti di vertici e ricombinazioni di competenze.

In passato liquidò qualche assessore. Stavolta ha fatto un rimpasto.

Attingendo alla letteratura universale di lingua partenopea, ci sentiremmo di invitare alla cautela. Sottoscriverebbe anche Pitagora, il greco-crotonese che inventò la tabellina, prototipo della IA: Hai voglia ‘e ce metter’ u rhumm’, si è strunz nunn’ addeventa mai babbà.

MARIO PEDICINI