La vecchia Camera non c'è più e la nuova non decolla In primo piano

Sembrava tutto pronto, invece la fusione tra le Camere di Commercio di Avellino e Benevento si complica ulteriormente. La Regione, a cui spetta il compito di convocare la prima seduta consiliare per eleggere il presidente, pensava di nominare un nuovo commissario nella persona del past president di Confindustria Salerno, Andrea Prete. Una nomina “incompatibile”, bloccata sul nascere da una nota che il ministro Giancarlo Giorgetti ha inviato al governatore Vincenzo De Luca, in cui indicava i nomi dei due presidenti uscenti, Oreste La Stella e Antonio Campese, per la guida legale dei due enti. Anche sulla composizione del nuovo Consiglio, quindi sull’assegnazione dei seggi spettanti ai diversi settori produttivi, a seguito della rottura di uno degli apparentamenti in campo, ci sono 6 consiglieri ancora da assegnare. Un accordo di alto profilo tra le Associazioni, al momento non è nemmeno ipotizzabile. I due candidati in campo, entrambi irpini, Oreste La Stella e Piero Mastroberardino, più che su idee e strategie di sviluppo, appaiono interessati alle appartenenze e agli orientamenti di parte. Manca totalmente una visione condivisa sullo statuto del nuovo ente, sui regolamenti e sui programmi operativi da attuare con immediatezza. Tutto ciò lascia le imprese, 40.000 di Avellino e 35.000 di Benevento, senza un punto di riferimento istituzionale in un momento così difficile come quello attuale.

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È su questi temi che abbiamo intervistato il presidente uscente Antonio Campese, che ad oggi è completamente fuori dai giochi non avendo, la sua organizzazione di artigiani, la Claai, ricevuto alcun seggio nella nuova composizione consiliare.

L’iter lunghissimo della Regione, per certi versi è anche giusto, perché era opportuno aspettare la sentenza della Corte costituzionale. Ma nei procedimenti di rinnovo dei Consigli camerali, siamo alle solite: associazioni finte, numeri falsi, dipendenti che non esistono, mancanza di trasparenza sui contributi Inps. Ci sono associazioni che dichiarano più dipendenti di quelli esistenti all'Inps, come la Confesercenti Avellino sul comparto turismo: 23 dipendenti ad azienda, che non esistono in cielo e in terra”.

La regola da rispettare sembrerebbe semplice: le imprese “reali”, sono solo quelle che pagano il diritto camerale e la quota associativa, tramite Inps, Inail, Rid o bollettino postale. Quindi pagamenti tracciabili.

La Regione sulle verifiche ha fatto quanto poteva. Vi è mancanza di etica da parte del mondo associativo, che alimenta questo malcostume. Credo sia giunto il tempo di una nuova legge sulla rappresentanza datoriale: penso alla certificazione di un Revisore dei conti esterno, che certifica associati e pagamenti”.

Una iniziativa, questa, che avrebbe dovuto assumere Unioncamere, attraverso procedure di verifica delle associazioni di categoria “che hanno persone, mezzi e strutture, e soprattutto presidenti non adusi a firmare atti notori falsi. A Benevento abbiamo scoperto - aggiunge Campese - che c’erano addirittura tre sigle in una stanza di 20 mq, si dichiaravano assemblee plenarie con migliaia di soci nella cosiddetta “sede Sociale”: mi dite come ci vanno fisicamente migliaia di persone in una stanza di 20mq?

E allora partiamo da questo: dalla difesa delle associazioni che hanno le carte in regola, perché i falsari penalizzano tutti, tolgono credibilità al sistema datoriale organizzato. Invece vedo associazioni che danno la patente d’imprenditore, l'imprenditore visto come il Superuomo quando, in realtà, nemmeno conosce il sistema o le dinamiche legate alla gestione della cosa pubblica, non conoscendo ciò che regolamenta la gestione patrimoniale e finanziaria di un ente ad autonomia funzionale”.

Nelle prossime sedute il nuovo consiglio dovrebbe deliberare a grandi linee gli indirizzi della futura Camera: il nuovo statuto, la invarianza della spesa e dei servizi sui rispettivi territori, lo studio delle problematiche e delle affinità delle due aree territoriali.

Mi piacerebbe ascoltare cosa si vuol fare per far progredire le aree interne, come s’intende armonizzare i due comparti del vino che sono diversi tra Benevento e Avellino, come sfruttare al meglio una infrastruttura strategica come l’Alta capacità, quale futuro per le tante zone industriali sparse a macchia di leopardo tra l’Irpinia e il Sannio. Questi temi, non vengono minimamente dibattuti. Le due coalizioni in campo si scontrano sul numero dei consiglieri. Ma il dato numerico, senza significato ermeneutico, serve a ben poco”.

Invece che dai programmi, si è dunque deciso di partire dal nome del presidente.

Il noviziato di certo non aiuta. Ciò che serve è un mix di nuove energie e persone… di grande mestiere: nella gestione delle attività camerali, bisogna conoscere a menadito il sistema, i territori, il mondo associativo. La figura del presidente non s’improvvisa con competenze che si acquisiscono per nomina della Regione”.

Il riferimento ad Andrea Prete è voluto: “Un’ottima persona, dice Campese, ma incompatibile”.

Un altro punto cardine della nascente Camera Irpinia-Sannio è il futuro dell’Azienda speciale Valisannio. Un gruppo di lavoro che in particolare nella prima fase della pandemia si è distinto per la gestione di tre importanti bandi, con centinaia di pratiche evase.

C’è stato un grande sforzo da parte del personale del Valisannio, che ringrazio per il lavoro svolto sui tre assi voluti dalla Giunta: gli interessi passivi del finanziamento Covid, le attrezzature Covid e il voucher industria 4.0, che ha permesso a tante piccole imprese di approcciarsi al digitale. A mio avviso è questo il modo in cui l'Ente camerale dovrebbe impiegare le sue risorse, con bandi finalizzati a sostenere e promuovere le imprese, anziché organizzare eventi storici e manifestazioni ormai datate”.

Ed è appunto su questi obiettivi concreti che viene fuori la mancanza di una visione, il distinguo sulle posizioni, la latitanza della buona politica. Servirebbe un confronto serrato, promosso in primis dal mondo universitario; un Consiglio comunale congiunto dei due comuni capoluogo; il coinvolgimento delle migliori menti, irpine e sannite, sui temi della programmazione. Complice la pandemia, di tutto questo purtroppo non vi è traccia. Le imprese irpine e sannite, che nonostante le difficoltà continuano a pagare il diritto annuale, ovvero la linfa vitale dell’intero apparato, meriterebbero una maggiore attenzione e un minimo di gratitudine. Da parte di tutti gli attori in campo.

GIUSEPPE CHIUSOLO