L'affascinante malìa dello Strega Alberti di Benevento (FOTO) In primo piano
Sarà stata la pioggia autunnale che a volte infonde un nostalgico romanticismo, saranno state le luci morbide e soffuse degli ambienti, sarà stata la consapevolezza di addentrarsi in un sacrario dell’industria sannita, ma la malìa ed i profumi che ti avvolgono quando entri nei locali dell’antico stabilimento Strega Alberti di Benevento è qualcosa di indescrivibilmente affascinante…
Gli aromi delle spezie e delle erbe - tante e inebrianti - che compongono l’inimitabile Liquore Strega, con la gigantesca cassettiera di legno a parete in cui vengono custodite; i grandi alambicchi a collo di cigno; le botti in legno di rovere e di frassino dove il liquore riposa per almeno 6 mesi, tutto questo e molto di più fanno parte dell’incanto.
Senza voler svelare più del dovuto, ecco alcune spezie ed erbe che, sapientemente mixate, compongono la miscela liquorosa da 164 anni: il cardamomo, la buccia di arancio amaro, la mirra, il pepe nero della Giamaica, la noce moscata, il finocchio, il coriandolo, il ginepro, l’assenzio, i fiori di lavanda, l’anice stellato, le bacche di cannella ed anche una qualità di menta selvatica che cresce sulle sponde del fiume Sabato a Benevento; mentre il suo caratteristico colore giallo oro brillante gli viene conferito dall’utilizzo dello zafferano.
Nella cassaforte - segreta e inaccessibile - sono custoditi dei pesi ciechi (non c’è scritto quanto pesa il singolo peso) ed il presidente di Strega Alberti SpA indica all’operatore, di volta in volta, quali cassetti aprire dalla famosa cassettiera delle spezie: ogni peso è associato ad un cassetto, pertanto ciascuna spezia la si mette su un piatto della bilancia fin quando non equipara il peso adagiato sull’altro piatto.
Di fatto l’operatore non conosce il quantitativo esatto delle spezie utilizzate per la misteriosa ricetta...
Oltre al liquore, poi c’è di più, ovvero, tantissime referenze dolciarie con linee di torroni e cioccolatini, più le specialità da forno ed i deliziosi babà allo Strega, dulcis in fundo anche una novità: un bitter denominato “900 Giallo”, caratterizzato da note erbacee ed agrumate.
Un’azienda storica (nata nel 1860 ad opera di Giuseppe Alberti) che guarda al futuro e che ha aperto le porte al Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Benevento, nell’ambito del progetto “Direttivi Itineranti”, guidati da Alessio Zollo (presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Benevento), per condividere esperienze, incentivare scambi di idee e rafforzare la rete capillare di giovani imprenditori presenti sul territorio.
Religioso silenzio quando il presidente di Strega Alberti, l’ingegner Giuseppe D’Avino, ha focalizzato subito l’attenzione delle giovani generazioni di imprenditori sul busto del fondatore Giuseppe Alberti, che ha un grosso foro all’altezza del petto, causato dai bombardamenti del 1943 e lasciato poi volutamente così: “Per non dimenticare da dove veniamo”.
Vincente l’idea di dare subito un’identità al prodotto, un brand: ecco quindi nascere un logo e una scritta specifica per il nome del liquore, oltre a splendidi manifesti pubblicitari, disegnati tra l’inizio del Novecento e gli anni Cinquanta da Marcello Dudovich o dal celebre Fortunato Depero.
Un’intera parete, inoltre, è dedicata alle centinaia e centinaia di imitazioni che si sono succedute nel corso degli anni, le bottiglie dai nomi quali: “Liquore Sibilla Cumana”, “Gocce d’Oro”, “Liquore Ninfa”, “Streghetta”, “Liquore Fata”, “Parisina”, “Liquore Benevento”, “Gran Liquore Giallo”, “Stella d’Oro”, “Liquore Siena”, “Amore di Strega”, ecc, ecc., sono perfettamente allocate in una lunga bacheca.
Non tutti sanno, inoltre, che durante la II Guerra Mondiale fu avviata anche una produzione di Gin (caso isolato e mai più ripetuto), a base di ginepro raccolte sulle colline del Sannio, grazie ad una richiesta di liquore da parte degli americani e, difatti, nello spazio museale viene ancora conservata una grossa botte con scritto GIN ALBERTI.
“Lo Strega è un liquore che ammalia da ben 164 anni, un’eccellenza fiera del suo passato e proiettata verso il domani”, ha chiosato Giuseppe d’Avino.
ANNAMARIA GANGALE
Foto di A. Gangale per Realtà Sannita ©
In apertura, da sinistra, Alessio Zollo e Giuseppe D’Avino