No al Ceta, Coldiretti sollecita i sindaci della Campania. Proposta di delibera per difendere 14 Dop e 9 Igp regionali In primo piano

Coldiretti chiama i sindaci e i Comuni della Campania a schierarsi contro il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l'accordo economico e commerciale globale tra Unione europea e Canada che rischia di travolgere le produzioni a denominazione e legate al territorio campano, oltre all’invasione di grano fatto maturare con il glifosato. Questa mattina le cinque federazioni provinciali di Coldiretti hanno inviato una lettera ai 550 Comuni campani per chiedere ai sindaci e ai presidenti dei Consigli comunali di deliberare un ordine del giorno che consenta agli Enti territoriali di esprimersi sull’accordo mentre il Senato sta votando la legge di ratifica. Le lettere sono firmate dai presidenti Gennarino Masiello, Vittorio Sangiorgio, Vincenzo Di Nardo, Tommaso De Simone e Francesco Acampora, e dai direttori Salvatore Loffreda, Francesco Sossi, Angelo Milo e Vincenzo Tropiano.

Il CETA riconosce solo la mozzarella di bufala, ma rischiano di finire nel gioco commerciale delle imitazioni e dei falsi prodotti identitari che rappresentano un pezzo importante dell’economia e delle comunità rurali 14 Dop e 9 Igp regionali. Dall’extravergine alle carni, dai formaggi agli ortaggi, dai pomodori alla frutta. Per le Dop: caciocavallo silano, olio Cilento, cipollotto nocerino, olio Colline Salernitane, fico bianco del Cilento, olio Irpinia-Colline dell'Ufita, oliva di Gaeta, pancetta di Calabria, olio Penisola Sorrentina, pomodoro del piennolo del Vesuvio, pomodoro San Marzano, provolone del Monaco, ricotta di bufala campana, olio Terre Aurunche. Per le Igp: carciofo di Paestum, castagna di Montella, limone Costa d'Amalfi, limone di Sorrento, marrone di Roccadaspide, melannurca campana, nocciola di Giffoni, pasta di Gragnano, vitellone bianco dell'Appennino centrale.

Ai Comuni campani, che rappresentano il legame più forte con le comunità locali e con l’agricoltura, Coldiretti chiede di riaprire un dibattito democratico dal basso per inviare un messaggio forte ai Parlamentari. Se da una parte si investono miliardi di euro per sostenere un’agricoltura sostenibile, sentinella dell’ambiente e custode di biodiversità, dall’altra si aprono le porte a scambi e triangolazioni commerciali senza pesarne le conseguenze. Domattina una delegazione di giovani agricoltori campani, insieme ai colleghi di altre regioni, daranno vita ad un sit-in di protesta davanti al Senato.

Il 15 febbraio 2017 il Parlamento europeo ha dato il proprio consenso alla conclusione del CETA, che si pone come obiettivi fondamentali: procedere alla progressiva liberalizzazione degli scambi assicurando alle merci dell’altra parte il trattamento disposto a livello nazionale; avviare un’attività di riduzione o soppressione reciproca dei dazi doganali sulle merci originarie dell’altra parte; assicurare l’astensione dall’adozione o dal mantenimento in vigore di divieti o restrizioni all’importazione merci dell’altra parte o all’esportazione alla vendita per l’esportazione di merci destinate al territorio dell’altra parte.

In realtà a fronte dei presunti benefici attesi, il CETA introduce sostanzialmente un meccanismo di acritica deregolamentazione degli scambi e degli investimenti che non giova alla causa del libero commercio e pregiudica in modo significativo la qualità, la competitività e l’identità del sistema agricolo nazionale. Per tali ragioni Coldiretti è impegnata, con una coalizione di altri portatori di interesse, in un’azione tesa ad informare e sensibilizzare il Governo ed i parlamentari italiani chiedendo loro di non votare a favore della ratifica dell’accordo e di impedirne l’entrata in vigore in via provvisoria, nella direzione di ragioni di scambio improntate alla democrazia economica ed alla salvaguardia dei diritti dei consumatori e delle imprese.

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