No alle improvvisazioni In primo piano

Non so se al Comune di Benevento esista un servizio di raccolta dei giornali locali con un indice-archivio per materie, di facile consultazione specialmente per quegli amministratori eletti senza apposite competenze o bagaglio di memorie. Se ci fosse (e se fornisse d’ufficio il materiale di volta in volta utile per affrontare determinate questioni), non ci dovremmo trovare nella imbarazzante situazione di questi giorni. Si annunciano, infatti, opere edilizie in un nevralgico nodo della città senza che vi sia in agenda (come sarebbe necessario ed urgente) uno studio complessivo atto a definire la “funzione” che questa area dovrà avere nel destino prossimo della vita cittadina.

Annuncia il Comune che su quel che era il provvisorio Terminal dei pullman, sulla scia di finanziamenti pel risanamento delle periferie, sorgerà una volumetria importante che colmerà il vuoto esistente tra pendolari e autocorriere. Proclama la Provincia l’abbattimento e la ricostruzione in sito degli edifici dei due istituti tecnici, su un’area contigua a quella del Terminal dei pullman. Stiamo parlando di un’area urbana, agricola fino alla guerra anche se “toccata” sul finire degli anni Trenta dagli edifici del Liceo Classico, della Scuola Elementare Mazzini e della palestra della GIL. Solo nel dopoguerra si colmerà il durrupone e sorgeranno il cinema-teatro Massimo e il Jolly Hotel. Il Piano di Ricostruzione animò la direttrice del futuro Viale Mellusi, lo spontaneismo precedette talora le strade e le fognature di quell’insediamento di ceto impiegatizio più che borghese che proprio da quest’area, che comprende anche piazza Risorgimento, si sente tuttora separata dal centro storico.

Non discute del merito delle due iniziative: confesso che appaiono entrambe il frutto di un soddisfatto desiderio di spendere soldi. Si stenta a capire che ci faccia una stazione di pullman, se ne è stata realizzata un’altra nei pressi dello stadio di calcio. Puerile, sul piano culturale, si mostra l’abbattimento e la ricostruzione in sito di due istituti scolastici senza una base previsionale della prossima vocazione dell’utenza studentesca. Mi delude la miopia di una amministrazione da rattoppo. E rilancio una proposta più volte evocata su Realtà Sannita ed espressa anche in occasione di incontri culturali. E cioè una analisi delle potenzialità del quadrilatero Caserma Guidoni, Questura, Via Pertini fino a Santo Panaro, piazza IV novembre, Viale degli Atlantici e una progettazione di tutta l’area (di elevatissimo valore economico per i proprietari, tra i quali spicca la Provincia che dispone pure dell’ex Caserma Guidoni) anche attraverso lo strumento sofisticato e ambizioso di un “concorso di idee”.

Ma pur non volendo correre il rischio di dare per vincenti gli studi a grandi firme che, prima che deludere, svaniscono nei mamozzi incompiuti (tanto per dire, ciò che tutti possono constatare di fronte alla Cattedrale), è possibile con un minimo concerto di diverse competenze culturali (storiche, economiche, urbanistiche, ingegneristiche) far approdare in consiglio comunale una bozza-studio sulla quale interessare anche la pubblica opinione, con la presentazione pubblica di cartografie, disegni, bozzetti e un plastico complessivo.

Dare l’avvio a costruzioni nuove, che poi sarebbero la scusa per non passare diritti alla pianificazione, significa non capire l’importanza per la comunità di definire una “funzione” moderna di un’area particolarmente delicata per la sua contiguità alla cinta muraria del centro storico e la slabbratura con la città nuova nata nella seconda metà del secolo passato. Solo per ricordare quanto già proposto, la prosecuzione del Viale Mellusi da piazza Risorgimento lungo via Oderisio e l’immissione a Viale dei Rettori e la liberazione di Via Perasso destinata ad area verde per le esigenze della vita sociale (oggi i tavolini dei bar sono affogati dallo smog di un traffico da terzo mondo) sono interventi da quattro soldi.

Ma immaginate cosa potrebbe nascere dalla piena valorizzazione dell’area della ex Caserma Guidoni con una spettacolare discesa a scalinata verso piazza Risorgimento o dalla intensiva e ambiziosa sfruttabilità dell’area di proprietà della Provincia. Gli spazi per gli edifici scolastici si potrebbero ricavare all’interno di un monumentale elevarsi di edifici e il nascondimento in un sottosuolo privo di impicci archeologici di parcheggi per migliaia di posti macchina.

E’ tempo di riportare “in città” servizi e funzioni disperse in maniera disordinata. Una orgogliosa (e condivisa) programmazione con obbiettivi di medio-lungo termine eviterebbe che improvvise disponibilità di fondi pubblici vengano disperse in opere di modesta qualità e di discutibile utilità. Soprattutto potrebbe ridare a Benevento una funzione attrattiva per ceti familiari insofferenti della invivibilità di città che hanno della metropoli solo gli aspetti negativi. E mi riferisco non solo al nostro amato capoluogo di Regione.

MARIO PEDICINI