Pronto Soccorso Sant'Agata de' Goti, si mettono a rischio vite e si perdono posti di lavoro In primo piano

Di lavoro si rischia di morire non solo riguardo il tema della sicurezza, ma purtroppo anche a causa di attività lavorative che vengono meno. A Sant’Agata de’ Goti, com’è noto, il pronto soccorso del P.O. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori è stato chiuso in orario serale e notturno (dalle 18.00 alle 8.00) proprio per una mancanza, quella del personale medico che, nell’ultimo concorso unico regionale, ha (legittimamente) rifiutato di andare al pronto soccorso dell’Ospedale “San Pio” di Benevento perché la dignità della retribuzione e delle condizioni del lavoro, nel testo del bando, erano messe un po’ sotto ai piedi. Di conseguenza, mancando il personale per coprire delle fasce orarie, il pronto soccorso di Sant’Agata de’ Goti ha subito una riduzione del proprio servizio “fino al reperimento di nuovo personale” (la stessa cosa accadde qualche mese fa rispetto al 118 del Primo Soccorso di Cerreto, che rimase….senza medico a bordo)”. Fanno loro l’appello del vescovo diocesano mons. Mazzafaro e dei parroci della Forania di Sant’Agata de’ Goti, i direttori della Pastorale del Lavoro Fabio Della Ratta, della Scuola d’Impegno Socio-Politico don Matteo Prodi e il segretario diocesano del Movimento Lavoratori di Azione Cattolica Giovanni Pio Marenna.

“La vocazione ‘missionaria’ del personale medico (tra specializzandi e specialisti) deve sempre provare a viaggiare di pari passo con una giusta ed equilibrata retribuzione e con adeguate condizioni lavorative. Che, quando sono insufficienti, creano indesiderati e dirompenti effetti a cascata. La delicata questione del ridimensionamento del servizio del Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (che ci auguriamo sia momentaneo, e non il primo passo verso uno smantellamento del Presidio Ospedaliero) è, indubbiamente, un cane che si morde la coda e fa dannatamente male. Da una parte manca il personale perché, in parte, il principio del lavoro dignitoso viene messo in discussione perfino nel pubblico, dall’altra ai cittadini viene garantito sempre meno un diritto fondamentale ed essenziale come il diritto alla salute (o parliamo di Costituzione soltanto quando ci fa comodo oppure sotto elezioni?) e, contemporaneamente, si perdono posti di lavoro nel nostro territorio. Posti di lavoro in meno significa servizi che scompaiono, benessere sociale comunitario e sviluppo che vengono sottratti pezzo pezzo”.

Da qui l’accorata richiesta e il richiamo alla responsabilità dei due Uffici di Curia e del MLAC diocesano: “Chiediamo alle istituzioni preposte e alle autorità sanitarie di non smettere di cercare e trovare altre soluzioni che possano garantire che, un territorio già ampiamente depauperato di tanti servizi negli ultimi 15 anni come il nostro, non venga ulteriormente ‘depredato’ di un ulteriore prezioso e irrinunciabile servizio che salva vite umane. Tutto ciò, infatti, sta generando una grande preoccupazione per la grave crisi assistenziale che riguarda un’intera provincia. Siamo molto preoccupati del fatto che il solo Pronto Soccorso dell’Ospedale San Pio di Benevento non riesca, da solo, a coprire un bacino di utenza che abbraccia l’intera provincia sannita. Stiamo mettendo a rischio delle vite umane! E’ assai sproporzionata, infatti, questa copertura di un solo presidio rispetto all’eccessivo carico di urgenze sanitarie che possono pervenire negli orari serali e notturni. In una situazione di crisi, infatti, i primi minuti sono preziosi perché la luce della vita resti accesa. E’ questo il tema principale: provare a risolvere questa delicata problematica”.

Quindi le conclusioni: “Ci auguriamo ci possa essere la ferma volontà di trovare delle strade necessarie, adeguate e utili che portino ad una risoluzione di questa situazione, di questa difficoltà reale che i cittadini tutti stanno vivendo con un profondo senso di angoscia. Non smettiamo di tutelare la qualità della vita nel nostro territorio”.