Provincia: crisi (quasi) superata In primo piano
Nella giornata del 13 marzo, in occasione della Conferenza dei Capigruppo aperta a tutti i consiglieri provinciali, tenutasi presso la Rocca dei Rettori, il presidente della Provincia ha annunciato l’azzeramento di tutte le deleghe, inclusa quella del vicepresidente, incarico che era stato affidato al consigliere provinciale Alfonso Ciervo. Inoltre, sempre in questa occasione è stata comunicata la data del 18 marzo nella quale si terrà una nuova seduta della Conferenza dei Capigruppo alla quale parteciperanno anche tecnici e dirigenti della Provincia, avendo la prospettiva di chiudere la sessione di Bilancio della Provincia tra l’8 e l’11 aprile.
L’azzeramento delle deleghe, così come è stato annunciato, è stata la condizione di possibilità per uscire dall’impasse della crisi politica innescata nei mesi scorsi, consentendo così l’approvazione della manovra finanziaria e del Bilancio che in definitiva si tradurrà nella discussione del Piano di Coordinamento Territoriale Provinciale. La decisione del presidente Nino Lombardi è stata dettata dal senso di responsabilità che dovrebbe sempre provenire da un ruolo istituzionale e tra le conseguenze che comporterà l’approvazione della manovra finanziaria, ci sarà la prosecuzione degli interventi per il Pnrr sulle strade provinciali e sull’edilizia scolastica.
La crisi che ha avuto luogo nel palazzo della Provincia dalla quale è conseguita la “resa incondizionata” del presidente Nino Lombardi, un termine usato del gruppo di Forza Italia, ha avuto radici profonde. Tra gli eventi che hanno caratterizzato questo stallo, che forse potrebbe persino riaprire il dibattito su una riforma delle Province, è stata la mancata approvazione del Documento Unico di Programmazione (DUP) il 31 dicembre 2024. La votazione si concluse con un pareggio: 5 voti favorevoli (4 consiglieri di Noi di Centro e Ciervo di Essere Democratici) e 5 contrari (2 consiglieri di Forza Italia, 2 di Fratelli D’Italia e Ruggiero del PD). L’opposizione, fermamente compatta, lamentava uno scarso coinvolgimento nei processi decisionali. Oltre a innescare una profonda crisi all'interno della Rocca dei Rettori, il mancato via libera al DUP ha avuto ripercussioni più che concrete, coinvolgendo anche le società partecipate come Asea e Sannio Europa, quest'ultima, responsabile della gestione della rete museale. Le società partecipate si sono trovate in momentanea assenza di fondi in quanto la proroga della convenzione triennale scadeva proprio il 31 Dicembre.
Chiaramente, uno dei fattori che ha determinato la crisi è stata anche la fragilità numerica del presidente Nino Lombardi. L’equilibrio politico è stato infatti alterato anche dal passaggio del sindaco di San Bartolomeo in Galdo Carmine Agostinelli dal partito di Mastella (NDC) a Fratelli D’Italia, portando l’opposizione a disporre di 6 consiglieri provinciali contro i 5 su cui può contare Lombardi, oltre a sé stesso. In questo scenario già critico, il presidente si è trovato ad affrontare anche altre controversie, tra cui l’inchiesta di Altra Benevento, chiamata “Parentopoli”. Quest’ultima riguarda l’assegnazione di un posto da “istruttore contabile” alla nipote di Lombardi presso il Comune di Dugenta, anche se il bando di concorso pare che volesse cercare un profilo professionale differente. Di fronte alle accuse, Lombardi ha dichiarato di essere sereno e di auspicare qualsiasi tipo di ispezione ministeriale per fare chiarezza sulla vicenda. Infine, in questo quadro così complesso e aggrovigliato, la tardiva pubblica manifestazione di sostegno al presidente della Provincia da parte del sindaco di Benevento, Clemente Mastella, che solo a febbraio, dopo oltre un mese di crisi profonda, ha espresso fiducia nel suo operato. Questo silenzio, percepito come sospetto, ha contribuito a dare del presidente un’immagine sola, completamente isolata e politicamente indebolita.
Ad oggi, il peggio sembra essere alle spalle grazie a una scelta dettata dal buon senso istituzionale.
Noi di Centro, Fratelli d'Italia e il Partito Democratico hanno deciso di traghettare la Provincia fino alla fine della consiliatura. Forza Italia invece con la consigliera Iacchetta si è tagliata fuori abbandonando la sala giunta.
Tuttavia, questa crisi politica potrebbe lasciare strascichi profondi e non escludere totalmente la possibilità di altri turbamenti. Infatti, poiché il presidente della Provincia e i consiglieri vengono eletti con due metodi differenti, quest’ ultimi non hanno la possibilità di sfiduciarlo, creando così il rischio di impasse istituzionali come quella appena vissuta.
Non è forse giunto il momento di ripensare in modo serio e funzionale il ruolo e l’assetto politico delle Province? Avremmo bisogno di una riforma strutturale che renda una volta per tutte questo ente più funzionale ed efficiente, auspicando di scongiurare altre possibili situazioni di impasse e avere un organo finalmente più funzionante.
Andrea Albanese