Quando il 'tronchetto della felicità' si ribella... Applausi per Vincenzo Salemme al Teatro Massimo In primo piano

Stanco di essere trascurato, abbandonato nell'oscurita' e nell'ozio, il tronchetto della felicita' si ribella al suo padrone, Rocco Pellecchia, e gliele canta di tutti i colori, rivelando i retroscena della sua vita coniugale. Quel tronchetto è la metafora dell’organo sessuale, protagonista della commedia 'Sogni e Bisogni' di Vincenzo Salemme, andata in scena al Teatro Massimo di Benevento nell’ambito di Palcoscenico Duemila.

La vicenda si svolge in un assolato pomeriggio d’agosto, quando Pellecchia avverte un vuoto sotto il ventre. Il tronchetto si è staccato e se ne va in giro a raccontare la sua triste esistenza. Sulla scena appare Salemme,  nei panni del maltrattato personaggio, pantaloni bianchi, camicia rossa e maschera nera, come un Pulcinella o un peperoncino afrodisiaco, rimprovera e punge argutamente il povero Pellecchia.

'La tua attenzione verso di me - dirà disperato - si può racchiudere in due parole: indifferenza e cinismo. Da quanto tempo non mi fai una carezza? Non mi hai mai scritto una poesia. Come fece, ad esempio, Giacomo Leopardi con il “Passero Solitario'. Mi fai stare senza far niente. Ti ricordi i tempi giovanili?'. Il dialogo tra i due è vivace, ricco di gag e di battute a doppio senso. Come riaccendere il desiderio? Come rivitalizzare un’esistenza piatta e monotona? Come ritrovare il giusto equilibrio tra i doveri di padre di famiglia e la sessualità? La commedia cerca di rispondere a questi tre interrogativi.

Senza scomodare Freud e la psicanalisi, il tronchetto propone al suo titolare Rocco la strada della fantasia e della creatività, facendogli esprimere tre desideri. Così scopriamo che lo spento e grigio Pellecchia vuole diventare gatto, poi vuole avere un’avventura erotica con l’inquilina del piano di sopra ed infine vuole ritrovare la stima della famiglia. Ma il cammino dei sogni è irto di sorprese e difficoltà. Il grande incontro erotico svanisce perché il tronchetto è stato castrato tra le gambe del gatto.

Nessun desiderio, insomma, va in porto, perché la verità si trova nella naturalezza e nella semplicità delle cose, nel guardarsi dentro ogni giorno, nel parlarsi, nel dialogare, nel vivere come esseri umani e non come automi, staccati l’uno dall’altro, ognuno chiuso nel proprio mondo e nelle proprie ambizioni personali. Questo il messaggio finale della commedia, che Salemme ha scritto rifacendosi al romanzo di Alberto Moravia 'Io e lui' e che ha interpretato con notevole padronanza scenica.

L’attore napoletano ha ringraziato il pubblico beneventano anche a nome della madre scomparsa pochi giorni fa a Bacoli, il suo paese d’origine, dove faceva la maestra. 'Bisogna imparare a desiderare e ad accettarsi - ha concluso Salemme - una volta esisteva l’amicizia, le stagioni normali, si coltivavano le relazioni umane. Mio figlio ha detto che ha 700 amici su facebook. Ma sono quasi tutti virtuali. Lo schermo di un tablet è piatto, non sogna. Abbiamo insegnato ad avere paura. Noi uomini dobbiamo convincerci che non siamo speciali, siamo stelle cadenti'.

ANTONIO ESPOSITO

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