Remo Bodei al Festival Filosofico: 'Il pensiero, il coraggio e la ragione salveranno il mondo' In primo piano

La propensione dell'uomo alla guerra e alla violenza affonda le radici nella preistoria. L'abitudine alla pace e' una conquista recente. Per arrivare a questa dimensione consapevole abbiamo visto scorrere tanti fiumi di sangue. Ma molto c’è ancora da fare per costruire un mondo pacifico. L’essenza della guerra sta nell’immagine struggente della 'gazzella che fugge davanti al leone che vuole afferrarla e sbranarla'.

L’analisi del filosofo Remo Bodei ha ripercorso le tappe della bestialità umana, degli istinti bellici e del formarsi  faticoso della compassione verso il nemico. I combattenti più sanguinari sono stati acclamati come eroi. Il professore, che insegna all’Università della California, ha svolto la sua Lectio Magistralis sul tema 'Coraggio, orrore e pietà in guerra' nell’ambito del Festival Filosofico del Sannio, davanti ad una folta platea di studenti liceali, presso il Teatro Massimo di Benevento. La prolusione è stata introdotta da Carmela D’Aronzo e Antonella Tartaglia Polcini.

'L’origine della guerra - ha detto Bodei - sta nel desiderio dell’uomo di conquistare nuove terre e rendere schiavi i popoli, di prendere tutto e distruggere i campi di grano. La pietà nei confronti dei vinti è confluita nella Convenzione di Ginevra che vieta la tortura sui prigionieri, ma abbiamo ancora carceri come Guantanamo. Per Tucidide la guerra è come la peste, perché scatena forme di vendetta inusitate e trasforma anche le persone pacifiche in violente'.

L’orrore è simboleggiato da una figura mitica come la Gorgone-Medusa che pietrifica chiunque, con la sua faccia bella e ripugnante, che rappresenta la morte. C’è qualcuno, come Marco Revelli, che in questa immagine terrificante ha visto 'le potenze finanziarie anonime che pietrificano la società e la politica, che non hanno lo scudo per difendersi'. Per questo la conquista della libertà dipende anche dal coraggio di dire la verità contro i potenti.

'La filosofia è un grande antidoto alla violenza - ha osservato il professore - perché ha interiorizzato la morte, che non deve essere temuta. Infatti Aristotele nella 'Metafisica' dice che pensiero e vita sono la stessa cosa. Quindi meditate gente, meditate'. La riflessione di Bodei si è concentrata sui rischi delle guerre attuali e sulla necessità di tenere acceso il lumicino della ragione. A questo punto lo studente del Liceo Classico 'Giannone', Pasquale Abbatiello, gli ha chiesto se tutti i filosofi fossero contro la guerra.

'Non tutte le filosofie sono contro la guerra, perché gli uomini sono inclini alla violenza - ha risposto il professore - il comando è più antico del linguaggio. La pace è sempre fragile perché l’uomo è un animale gregario. Dobbiamo lavorare per un mondo condiviso, una morale permanente, per non finire nell’anarchia. La mancanza di regole porta all’autodistruzione. Come vediamo con la Terra dei Fuochi e con i figli che uccidono la madre ed il padre'.

Quale contributo può dare la filosofia per governare un mondo sempre più complesso? A questa domanda posta dall’artista Emilio Savinetti, Bodei ha risposto così: 'Occorre un coraggio corale e collettivo di fronte ai cambiamenti, determinati dalle biotecnologie e dalla scienza. Stiamo distruggendo le basi su cui si regge la società. Come dimostrano i pericoli derivanti dai disboscamenti e dalle emissioni di Co2 nell’aria. Siamo ancora in tempo per salvare il pianeta. Non siamo alla catastrofe, ma all’emergenza. Ogni piccolo passo avanti è importante. Serve il contributo di tutti. Come diceva Marco Aurelio: 'Non voglio inseguire la Repubblica di Platone, ma mi basta un miglioramento anche minimo'.

ANTONIO ESPOSITO

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