Salute - Manfredini: ''Ecco come vivere in sintonia con il proprio orologio biologico'' In primo piano

Abbiamo avuto modo di incontrare, in questi giorni, il prof. Roberto Manfredini, direttore del Dipartimento Scienze Mediche dell’Università di Ferrara, direttore dell’Unità operativa complessa di clinica medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, e ci siamo intrattenuti a lungo su un argomento molto importante, la cronobiologia, di cui si interessa dal 1982. Sull’argomento ha scritto un interessante libro dal titolo “Un tempo per ogni cosa - Vivere in sintonia con il proprio orologio biologico”, edito dalla Piemme - Gruppo Mondadori e con piacere e cordialità ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande.

Professore Manfredini, stando al titolo del suo libro c’è da presumere che ognuno di noi ha il proprio orologio. Allora a cosa serve e come funziona?

Un pugno di cellule localizzate in una piccola porzione del cervello, e dell’ipotalamo in particolare, (non più di ventimila neuroni, rispetto ai miliardi e miliardi del cervello) sono in grado di ‘dettare’ i ritmi dell’organismo. Il ritmo principale viene chiamato circadiano (da circa dies: all’incirca un giorno) perché ‘circa’ 24 ore (in realtà un poco di più) è il tempo che impiega la Terra per completare un intero giro di rotazione sul proprio asse. Il meccanismo regolatorio, molto complesso, è valso nel 2017 il premio Nobel per la medicina agli studiosi USA Hall, Roshbach e Young.

Da che cosa è regolato il nostro orologio biologico?

Lo stimolo luminoso arriva alla retina, ma attraverso una seconda via, non strettamente legata alla via più famosa (quella dei coni e dei bastoncelli, della visione, dei colori), che collega direttamente la retina al Nucleo Sopra Chiasmatico (fascio retino-ipotalamico) e funziona da regolatore, come fosse un interruttore. Semplificando al massimo, la luce spegne l’interruttore della produzione della melatonina, e noi stiamo svegli. Il buio, invece, accende l’interruttore della melatonina, che aumenta nel sangue, e ci viene sonno.

C’è chi al mattino schizza fuori dal letto e chi invece nemmeno sente la sveglia. Chi la sera si sente energico e chi crolla sul divano… Dipende dal nostro orologio interno quindi? Alcuni credono sia dovuto alla pressione…

E’ così. E se anche sente la sveglia, non basta una flebo di caffè per iniziare a ragionare. Ma la pressione non c’entra… Ognuno di noi ha una sua ‘preferenza circadiana’, definita anche ‘cronotipo’. Alla fine degli anni ’70 dello scorso secolo due ricercatori (Horne & Ostberg) pubblicarono il primo studio sulle caratteristiche individuali delle persone sulla base di un semplice test che prese il loro nome. Successivamente, furono coniati i termini di ‘allodola’ (lark) e ‘gufo’ (owl). Si basa su 19 facili domande sulle proprie abitudini, ed in base al punteggio finale si scopre di essere Intermedi (la maggioranza), magari con una prevalenza verso il mattino o la sera, oppure allodole o gufi. Almeno 80 geni contribuiscono a determinare il nostro cronotipo.

È vero che gli infarti e gli ictus sono più frequenti al mattino dopo il risveglio? Qual è la ragione?

Al mattino, una serie di funzioni biologiche presentano picchi non propriamente favorevoli al cuore. Il momento del risveglio (la sveglia stessa!!) è già di per sé stressogeno, e si alzano i battiti cardiaci e i valori di pressione. Le coronarie sono un poco più strette, le piastrine tendono ad aderire maggiormente a dare un trombo, e il nostro ‘spazzino’ endogeno, deputato a sciogliere i trombi (fibrinolisi), funziona un poco di meno. Tutte queste variazioni sono di entità minima prese singolarmente e non devono destare preoccupazione in persone sane. Ma chi avesse qualche problemino, fattori di rischio (colesterolo, fumo), potrebbe avere un rischio più elevato di andare incontro a patologie in queste ore.

Che succede se non rispettiamo il nostro orologio biologico?

Bisogna specificare che assieme all’orologio principale (nell’ipotalamo del cervello) negli ultimi 10 anni ne sono stati scoperti altri, praticamente in ogni organo o apparato (già a livello cellulare). Non rispettare (desincronizzare) i ritmi circadiani può comportare disturbi fino a veri e propri stati patologici.

Esistono anche altri motivi per cui il nostro orologio si de-sincronizza? Penso al jet leg per chi viaggia in aereo o anche a chi fa turni di lavoro di notte… Che accade in questi casi?

Sfasamenti di breve durata possono essere l’effetto del cambio dell’ora legale/solare, o di un volo aereo. In questi casi l’organismo gradisce meno il fatto che la giornata si accorcia (cambio dell’ora di primavera, volo aereo destinazione est) piuttosto di quando si allunga (cambio dell’ora di autunno, volo verso ovest). Disturbi del sonno, difficoltà a concentrarsi, stanchezza, poco appetito, sono sintomi comuni di sfasamenti transitori. Il lavoro a turni, ove non operato in maniera corretta, può portare a deprivazione di sonno, aumento del cortisolo notturno, errate abitudini (mangiare di notte), e a volte fino alla sindrome metabolica e al diabete.

È vero che se si inceppa l’orologio biologico si rischia di ingrassare?

Di notte il nostro corpo è in fase di letargo, a bassa temperatura e basso consumo energetico. Mangiare la stessa quantità di calorie di notte, fa ingrassare molto di più che durante il giorno.

Una ricerca mette in guardia dal caffè: se si beve troppo avanti nella giornata può influenzare il ritmo circadiano, e provocare anche seri disturbi del sonno. Che ne pensa? Anche il the ha lo stesso effetto?

Gli effetti sono molto simili, anche se la maggior parte degli studi è svolta sulla caffeina. Il caffè non dà problemi di sonno nella prima parte della giornata, mentre aumenta il livello di eccitazione e veglia se assunto dal pomeriggio in poi. Va detto però che queste sono regole assolutamente generali… c’è chi prende una intera caffettiera la sera e dorme benissimo.

Con l’attività fisica, tanto consigliata da tutti, come la mettiamo?

Posto che l’attività fisica fa sempre bene, se lo scopo è anche perdere un poco di peso in più, allora meglio farla al mattino, prima di colazione. Si bruciano più grassi e poi viene appetito, e la colazione è il pasto più importante della giornata. Se si vuole fare un ‘record’, meglio il pomeriggio avanzato, quanto la macchina muscolare è al suo ‘top’. Meglio al pomeriggio anche per chi ha qualche fattore di rischio (sesso maschile, età over 50, pancetta, colesterolo, pressione alta…). Si è poi visto anche che oltre alla esposizione alla luce nelle varie ore del giorno, anche l’esercizio fisico è in grado di sincronizzare l’orologio biologico. Chi si allena al mattino sposta le lancette all’indietro, mentre chi si muove la sera le sposta in avanti. Luce ed esercizio fisico potrebbero avere effetto sinergico nella cura di determinate patologie, quali ad esempio la depressione.

CARLO LABAGNARA

Foto: estense.com