Vicenda mensa. Farese e Sguera (M5S) propongono cucine interne alla scuola e cibo biologico In primo piano

Marianna Farese e Nicola Sguera, consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle a Palazzo Mosti, intervengono con una lunga nota, che di seguito riportiamo in forma integrale, sulla vicenda mensa scolastica a Benevento.

«Sarebbe lungo ricostruire, anche sinteticamente, tutte le analisi e le azioni messe in campo dal M5S sulla questione mensa (la nostra prima nota in merito risale al 10 settembre, il primo intervento in Consiglio il 27 settembre 2016), la prima vera, grande Caporetto della Giunta Mastella. Abbiamo vanamente, con spirito propositivo, criticato il decisionismo del Sindaco sull’argomento, abbiamo invitato a creare da subito tavoli di concertazione per affiancare un Assessore e un Dirigente oggettivamente inesperti su una tematica troppo delicata per diventare oggetto di scontro politico. Chiunque abbia un minimo di pazienza (e di onestà intellettuale, che pare merce rara in questa città) potrà ricostruire il lavoro di approfondimento (reso necessario per altro dalla sentenza torinese) portato avanti dai due portavoce e dagli attivisti coordinati nel gruppo dedicato. Abbiamo seguito la vicenda istituto per istituto, supportando ogni iniziativa (estemporanea) presa da Dirigenti scolastici che violasse i diritti delle famiglie o raccogliendo (provando a cercarne riscontro) segnalazioni su eventuali disservizi o carente qualità dei cibi, che – a quanto pare – la decisione improvvisa del Sindaco sembra confermare.

Ora si sta cercando, con pratiche spericolate di mirror climbing, di nascondere la cruda verità o addirittura, come fatto in altre circostanze (cfr. questione “morosi”) di ribaltarla a proprio favore: la verità è che, su un terreno già devastato dalla giunta precedente, si è sommato disastro a disastro, dimostrando insipienza e dilettantismo che lasciano basiti considerato che tutti erano consapevoli della posta in palio, non solo dal punto di vista pratico (la salute dei bambini, la serenità nell’affrontare il tempo pieno senza patemi per le famiglie, la tranquillità dei lavoratori) ma anche dal punto di vista simbolico.

Dopo la “fuga in avanti” del Sindaco e della Ingaldi, alla ricerca della fiducia perduta delle famiglie e certi di riuscirci, il M5S ha iniziato una strategia di “fiato sul collo”, culminata nella richiesta dei verbali della Commissione Mensa, a seguito di alcune segnalazioni, e dei verbali dell’ASL, protocollata il 23 febbraio, seguita dalla richiesta di un Consiglio monotematico sull’argomento, per ascoltare le intenzioni del Comune (allora ancora ignote) e, soprattutto, finalmente, i motivi che hanno spinto Pina Pedà ad abbandonare la sua delega.

Successivamente la situazione è precipitata. La lettura del comunicato della Quadrelle 2001, con il quale essa chiede la revoca della sospensione delle attività stabilita dall’ordinanza del sindaco Mastella, consente alle famiglie che hanno usufruito del servizio vizio mensa e ai cittadini tutti, di comprendere in modo definitivo e incontrovertibile, la débâcle della giunta attuale su una questione che si trascina irrisolta da anni.

Se siamo tutti uniti nel considerare il pasto a scuola un servizio essenziale, che debba essere completo ed equilibrato, allora difendiamo la mensa da chi cucina cibo scadente e da chi in 6 mesi non ha fatto nulla per cambiare le cose. Allo stesso tempo, però, difendiamo anche la libertà di scelta messa in discussione da chi calpesta il diritto a suon di divieti, dimenticando la realtà di una mensa in declino in tutta Italia. La quantità di cibo servito nelle mense scolastiche (il 25% circa), che ogni giorno avanza e finisce nel bidone dell’immondizia, è l’indicatore di questa evoluzione negativa.

In questo contesto, un’Amministrazione attenta a raccogliere consenso e a sviluppare economia e lavoro sul territorio, doveva concentrare risorse ed energie per trasformare in un fiore all’occhiello un servizio che negli ultimi anni ha allontanato le famiglie e ha creato un clima ostile e deleterio. 

Allora interrompiamo la deriva decisionista che ha caratterizzato questa giunta e impegniamoci, insieme a tutti i soggetti interessati, a ripensare la mensa come servizio sociale accessibile a tutti e con servizi aggiuntivi di supporto, come ad esempio la possibilità per i bambini di raccogliere il cibo non consumato da portare a casa. Ci sono molte realtà dove le Amministrazioni offrono una mensa di qualità, privilegiando il servizio con le cucine in loco, mettendo in atto azioni di politica sociale. A Benevento, invece, abbiamo assistito ad una serie infinita di errori. Li elenchiamo a mo’ di promemoria:

1) un bando al ribasso, identico a quello della giunta precedente;

2) tardivi controlli sulla ditta Quadrelle;

3) un blitz vergognoso e inutile operato in una delle scuole dove ha prevalso maggiormente la volontà dei genitori di organizzarsi autonomamente, sempre nel rispetto delle leggi vigenti (su cui facemmo interpellanza a dicembre);

4) la mancanza di ascolto e dialogo con la dimensione sociale, incapacità di controllo dei pagamenti dei ticket (su 230 fruitori, solo la metà ha pagato!), l’abbandono della consigliera e nutrizionista Pedà.

Cosa fare per il futuro?

Intanto, alle famiglie dei circa 200 alunni che usufruivano del servizio mensa, ripetiamo quanto scritto nei mesi scorsi: nell’ambito della propria libertà individuale ed in ossequio alle proprie responsabilità genitoriali, sono libere di scegliere se preparare a domicilio un pasto per il proprio figlio o se delegare a terzi tale incombenza, acquistando da un operatore professionale un pasto, con l’evidente considerazione che tale operatore è già di per sé assoggettato a tutti i controlli ed alle responsabilità derivanti dalla legge. Nell’ambito della propria autonomia, poi, il Dirigente scolastico deciderà se consentire la consegna dei pasti all’interno delle scuole antecedentemente al tempo mensa piuttosto che consentirne l’ingresso nei locali scolastici alle 8,30 della mattina. 

Per quanto riguarda l’inizio del prossimo anno scolastico, bisognerà sedersi attorno ad un tavolo e trovare la soluzione migliore, partendo dall’analisi di quanto accaduto in questi anni. Se siamo arrivati a questo declino è perché la governance del servizio di ristorazione scolastica è passata da una gestione diretta dei Comuni, agli operatori del mercato, spostando l’obiettivo primario dalla qualità al profitto. Se rimarremo sempre all’interno delle logiche di business che puntano alla riduzione dei costi per aumentare gli utili (meno personale, meno costi di manutenzione delle cucine, alimenti pronti all’uso, riduzione delle verdure fresche a favore di quelle congelate e imbustate, che hanno già subito un processo di manipolazione), parleremo inutilmente del centro di cottura promesso in campagna elettorale e dei parametri qualitativi da inserire nei bandi. A questo aggiungiamo le frodi rilevate dai NAS e l’assenza dei controlli da parte degli enti.

L’unica strada percorribile è quella della riapertura delle cucine interne alla scuola per puntare ad una mensa biologica, con cibi freschi locali e di qualità, che vada di pari passo con una politica tariffaria efficace ed un sistema di controllo a cui partecipino anche i genitori».

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