Abilitazione forense, Lonardo: ''Andrò avanti con proposta di riforma, titolo non costituisce occupazione'' Politica

L’abilitazione alla professione forense merita di essere riformata, non è possibile che a Napoli hanno superato gli scritti tre aspiranti avvocati su dieci, dove senza campanilismo alcuno mi sento di affermare esiste la più qualificata tradizione di legali del Paese. Sono stati, dopo mesi di attesa per l’esito degli scritti, bocciati tantissimi giovani professionisti che da anni hanno finito la pratica forense ed operano a servizio dei grandi studi, interrompendo sogni ed aspettative. Andrò avanti con la mia proposta di legge, impegnandomi ad aprire un dialogo sia con gli ordini forensi che con le associazioni dei praticanti avvocati”.

Lo dichiara, in una nota, la senatrice Sandra Lonardo che ha depositato in Senato una articolata proposta di riforma della professione forense.

Si confonde l’abitazione alla professione legale - spiega Lonardo - con l’errato presupposto che essa possa costituire titolo sufficiente a garantire un impiego ed un reddito. E’ questo un errore di valutazione che ho verificato avendo in questi mesi incontrato tanti giovani professionisti che svolgono il praticantato, ma anche esponenti di grandi studi. La selezione avviene confrontandosi con il ‘mercato’, dimostrando sul campo di avere qualità e potenzialità per acquistare clientela. Essere iscritti nell’elenco degli avvocati presso un foro di riferimento non dà diritto ad alcuna certezza occupazionale. Anzi, con l’obbligatorietà dell’iscrizione alla Cassa forense e le nuove disposizioni del processo telematico, i costi di gestione degli studi professionali hanno subito pesanti rincari, pertanto non si può immaginare di limitare ulteriormente di far indossare la toga a tanti giovani che si sono brillantemente distinti nello studio della giurisprudenza”, conclude Lonardo.