Autonomia Differenziata, Abbate: ''A favore di un referendum abrogativo della Legge'' Politica

Nell’ultima seduta di Consiglio Regionale ho votato a favore dell’approvazione della proposta di delibera per la richiesta di referendum abrogativo della legge sull'Autonomia Differenziata”. A comunicarlo in una nota il consigliere regionale Luigi Abbate.

Ritengo, infatti, che l’Autonomia Differenziata sia un progetto scellerato non perché contro il Sud, ma poiché frammenta le grandi politiche pubbliche nazionali indebolendo la loro capacità di costruire un Paese migliore, perché lega i diritti del cittadino ai luoghi dove essi vivono, perché esclude il Parlamento dalle scelte più importanti, oggi, e in futuro.

L’ufficio parlamentare di Bilancio ha ribadito quello che sapevamo da sempre e cioè ‘che in un Paese già gravemente diviso i LEP non sono una presa in giro, richiedono risorse aggiuntive perché in ritardo e questo presuppone o uno spostamento di risorse da chi sta meglio a chi sta peggio (politicamente impraticabile), o uno sviluppo sostenuto (che non c’è e probabilmente non ci sarà), oppure un aumento delle tasse’.

La legge Calderoli - aggiunge - invece impone l’invarianza di spesa, a questo punto il rischio di una frammentazione insostituibile per il bilancio e per il Paese è reale.

Quindi occorre una lunga e paziente ricostruzione di un pensiero politico generale, che parta proprio dalla centralità della lotta alle diseguaglianze, dalle grandi politiche pubbliche a cominciare dalla Sanità, dall’Istruzione, dal Welfare. E’ un’iniziativa, la legge, che cristallizza invece gli attuali divari in termini di risorse regionali senza alcun meccanismo di perequazione.

L’auspicio è la lotta per uno Stato che si impegni comunque per far rispettare i diritti costituzionali, soprattutto quelli menzionati dall’art. 3 della Costituzione che sancisce il principio di uguaglianza sostanziale dei cittadini e che abbia gli strumenti per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione dei cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.

Delle 23 materie previste dall’Autonomia Differenziata troviamo scuola, salute, università, attività produttive, lavoro, infrastrutture, energia, tutela del paese e del paesaggio, beni culturali, ambiente, protezione civile ma in realtà non avviene tutto questo adesso! In realtà l’autonomia differenziata è solo l’ultima di una serie di trasformazioni che in ambito italiano e europeo hanno indotto i sistemi politici verso forme sempre più spinte di regionalizzazione. In Italia la storia è iniziata negli anni ‘80, sfocia nel 2001 con la riforma del Titolo V che ha determinato il passaggio di alcune materie da legislazione esclusiva dello stato a concorrente di stato e regioni. La Lega che oggi si racconta come il partito ‘prima gli italiani, che si avalla della difesa degli interessi nazionali, è stato il partito che ha maggiormente spinto alla fine degli anni ‘80 per la dissociazione dal nord, nonostante l’unita d’Italia abbia dimostrato che chi beneficiato maggiormente delle politiche statali sia stato proprio il Nord.

La Lega ha creato una narrazione basata sulle fake news, vittimismo, odio verso i terroni e ha lavorato facendo gli interessi della classe imprenditoriale settentrionale. E su questi e altri temi la Sinistra ha passivamente seguito l’agenda politica della Destra arrivando quando era al Governo la riforma del Titolo V, addirittura si è continuato a sbagliare quando il già dimissionario Governo Gentiloni approva a 4 giorni dalle elezioni del marzo 2018 e si prende dunque la responsabilità di firmare una pre-intesa sull’autonomia differenziata.

Arrivata a Palazzo Chigi poi grazie al Movimento 5 Stelle la Lega ha imposto fin da subito un contratto di Governo su questa tema e i grillini invece di alzare barricate si dimostrano subalterni.

La verità è che si sta accentrando una linea coerente con la missione primordiale dell’unione europea, cioè rinvigorire il profitto attraverso lo svuotamento degli asset pubblici, il controllo dei monopoli naturali, la privatizzazione dei servizi. Un attentato alle Aree Interne che continueranno a svuotarsi a favore delle regioni più ricche privilegiando sempre più le classi sociali più abbienti. Ma in realtà la situazione che stiamo vivendo è un periodo piuttosto buio e angosciante perché accanto all’autonomia differenziata c’è il premierato, c’è la riforma della Giustizia.

Con questo voto la Campania diventa ufficialmente la prima Regione a chiedere il referendum abrogativo. Al contrario di quanto espresso da noi come maggioranza c’è stato un centrodestra, invece, a far fronte comune sul ‘no’, con FdI, FI e Lega che hanno espresso voto contrario.

Il Consiglio regionale della Campania ha approvato una seconda proposta di delibera per il referendum abrogativo sull’autonomia differenziata. A differenza del primo quesito approvato, questo prevede la cancellazione limitatamente ad alcune parti della legge n.86 del 36 giugno 2024. La proposta ha ottenuto il voto favorevole da parte di tutti i 35 consiglieri presenti in aula. La decisione di presentare anche un secondo quesito nasce dalla possibilità che quello relativo all’abrogazione totale della legge possa essere ritenuto inammissibile.

Sono certo che l’Autonomia Differenziata renderebbe - conclude - costituzionale la disuguaglianza tra cittadini appartenenti a territori diversi dentro ad un unico stato'”.