Bradisismo politico campano Politica

Se il greco di Atene è la culla della filosofia, il latino di Roma è il fondamento del diritto della civiltà occidentale. Ebbene nella Roma antica i consoli, a cui risaliva il comando dell’esercito e il potere giudiziario, duravano in carica un anno e non erano rieleggibili. Per aspirare a una rielezione, un console doveva rispettare un intervallo di almeno dieci anni.

Sono questi i principi fondamentali di un sistema democratico, dove il potere appartiene al popolo. Si possono dare a vita incarichi di gestione, di amministrazione, di mansioni amministrative. Sono sempre a tempo gli incarichi di guida per mandato popolare, tranne che in regimi incompatibili con la cultura e il sentimento democratico. Putin potrà essere eletto tutte le volte che egli desidera, Trump non potrà più candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti, avendo esaurito i due “gettoni”. Il presidente della Repubblica Italiana dura in carica sette anni e mai a nessuno era venuto in mente che si potesse fare un bis, fino a quando la involuzione della nostra malandata democrazia dovette prendere atto della incapacità di una classe parlamentare di scegliere un “nuovo” presidente allo scadere del settennato di Giorgio Napolitano. Il quale accettò di essere rieletto a condizione che il nuovo incarico fosse temporaneo e giustificato dalle gravissime contingenze che affidò chiaramente alla responsabilità del Parlamento in seduta comune con un documento che andrebbe tenuto presente. Napolitano ha assistito, poi, al bis presidenziale di Mattarella. A sancire il profondo malessere istituzionale di un paese democratico (il nostro) c’è anche il ripetersi di presidenti del consiglio pescati fuori dal Parlamento (che dovrebbe essere il serbatoio delle massime cariche del sistema democratico). Non erano parlamentari Carlo Azeglio Ciampi, Mario Monti, Giuseppe Conte, Mario Draghi che sono diventati presidenti del consiglio, cioè capi di governo

E’ in questo clima da “nebbia in val padana” che si può assistere ai dubbi e ai pensieri problematici di chi, di fronte a una norma che dice che un presidente di regione può essere rieletto una sola volta (così come un sindaco di comuni con una certa popolazione), arzigogola di poter far decorrere la sua anzianità da una data cervellotica successiva al suo effettivo inizio del doppio incarico, per avanzare la pretesa di dover provvedere al completamento di mirabolanti costruzioni che solo il suo zelo e la sua duramente maturata competenza può assicurare alla patria e ai destini del mondo.

C’era davvero bisogno di aspettare il pronunciato della Corte Costituzionale per stabilire che due è due e non è tre, ma neanche due e mezzo?

Dice: ma è successo in Veneto. In veneto e in napoletano sono scritte le più belle commedie del teatro mondiale. Ma Napoli, caro presidente Vincenzo De Luca, è anche la università dove lo studio del diritto è stato sempre al primo posto. Ne dovremmo sapere di più anche noi beneventani, ahimè immemori di Roffredo Epifanio.

Il Corriere della Sera di giovedì 10 aprile 2025 offre due pagine intere (30 e 31) per una pubblicità della Regione Campania intitolata, modestamente, La Campania dell’Eccellenza. Era il programmato squillo di tromba di don Vincenzino Nostro. Qualcuno avrà notato che in prima pagine la notizia (non la pubblicità) era che De Luca non può candidarsi per la terza volta.

Con la sua squadra di fedelissimi il presidente si è allontanato dal suo partito d’origine. Che succederà adesso nel Partito Democratico? Elly Schlein potrà contare sul voto (e l’impegno) di assessori e consiglieri dello squadrone deluchiano, o questi resteranno uniti in qualche nuova formazione che alle elezioni del nuovo consiglio regionale vorrà essere mina vagante?

Il centro-destra, fatto fuori Martusciello da scivolate interne al gruppo parlamentare europeo, farà campagna acquisti tra i delusi post-comunisti? Sarà possibile riesumare ex brillanti cinquestelle per racimolare voti da portare in dote ad uno schieramento central-popolare con sullo sfondo Clemente Mastella?

O sarà il doppio binario della Napoli-Bari a far sventolare a Salvini il palloncino multicolore della Lega al Sud?

Parlare di un nuovo statuto della Regione Campania, che tenga conto della comparsa del mostro Napoli città Metropolitana, interessa agli elettori delle quattro province “povere”? Che dite: troppo faticoso?

MARIO PEDICINI